In questo elaborato sono state messe in risalto le differenze riguardanti l'uso e l'abuso di alcol tra l'Italia e l'Inghilterra tenendo conto degli ultimi dati ufficiali a nostra disposizione. Questo confronto ha evidenziato l'emergente paradosso tra i due paesi. L'Italia, che con il suo modello mediterraneo e con la sua specifica e unica forma di autoregolamentazione viene vista come esempio e modello da seguire proprio dall'Inghilterra, ha cominciato, soprattutto tra la popolazione giovanile di entrambi i sessi, a muoversi verso un modello più simile a quello nord europeo. Questo paradosso è supportato dagli ultimi dati ISTAT del 2008 che mostrano come i giovani dai 18 ai 24 anni stiano cambiando le abitudini di bere fino a qualche anno fa tipiche e proprie della società italiana. L'utilizzo d'alcol nel fuori pasto (caratteristico delle società nord europee), infatti, è cresciuto di quasi dieci punti percentuale negli ultimi 10 anni, dal 39.9% del 1998 al 49,4% del 2008. Di particolare interesse il dato sull'universo femminile nella stessa fascia d'età, che è cresciuto dal 20,8% al 33,5% negli ultimi dieci anni. In Italia, quindi sono soprattutto i giovani, ed in particolare le donne, che si stanno muovendo verso questo modello anglosassone. È in crescita anche il recente fenomeno del binge drinking che secondo gli ultimi dati ISTAT riguarda ben il 12,1% della popolazione maschile e il 2,8% di quella femminile. Così come in altre aree di studio della cultura della popolazione anche nelle abitudini alcoliche il cambiamento si basa prevalentemente sulle nuove tendenze e quindi sul campione dei giovani. La fascia più a rischio, infatti, è proprio quella tra i 18 e i 24 anni; qui il fenomeno del binge drinking è più elevato e comprende il 22,1% dei maschi e il 6,5% delle femmine. Questi dati hanno una particolare importanza, sia perché, come suddetto, introducono un nuovo modello culturale, sia perché una precoce acquisizione di modelli comportamentali non corretti fa si che aumenti la probabilità di mantenerli anche nelle età successive. L'Inghilterra, d'altra parte, cerca invece di assomigliare al modello mediterraneo prendendo come esempio proprio l'Italia. Il governo inglese, infatti, con la promulgazione di nuove leggi e con un'adeguata informazione cerca di portare gli inglesi verso un bere più responsabile e di associarlo sempre di più ai pasti. Le differenze culturali tra i due Paesi fanno si che, oltre al modo in cui si beve, anche i metodi di cura e di trattamento siano diversi, più consoni alla propria cultura. In Inghilterra, dove il bere problematico viene visto culturalmente come un fattore individuale (si beve con gli amici o da soli non durante i pasti in un contesto familiare), prevalgono gli alcolisti anonimi e altre forme di interventi simili, come il brief interventions o i day services, legati sempre al singolo individuo, nonostante si cerchi di integrare quest'ultimo in vari gruppi. È l'individuo, dunque, il bersaglio delle terapie ed è solo su di esso che ci si focalizza. In Italia invece, dove il bere è spesso associato ad un contesto familiare, prevalgono strutture come i CAT dove le modalità di intervento impiegate includono l'intero nucleo familiare come parte integrante del trattamento.
Alcol e fattori socioculturali: un confronto fra il medello mediterraneo e quello anglosassone
IORIO, MARCO
2008/2009
Abstract
In questo elaborato sono state messe in risalto le differenze riguardanti l'uso e l'abuso di alcol tra l'Italia e l'Inghilterra tenendo conto degli ultimi dati ufficiali a nostra disposizione. Questo confronto ha evidenziato l'emergente paradosso tra i due paesi. L'Italia, che con il suo modello mediterraneo e con la sua specifica e unica forma di autoregolamentazione viene vista come esempio e modello da seguire proprio dall'Inghilterra, ha cominciato, soprattutto tra la popolazione giovanile di entrambi i sessi, a muoversi verso un modello più simile a quello nord europeo. Questo paradosso è supportato dagli ultimi dati ISTAT del 2008 che mostrano come i giovani dai 18 ai 24 anni stiano cambiando le abitudini di bere fino a qualche anno fa tipiche e proprie della società italiana. L'utilizzo d'alcol nel fuori pasto (caratteristico delle società nord europee), infatti, è cresciuto di quasi dieci punti percentuale negli ultimi 10 anni, dal 39.9% del 1998 al 49,4% del 2008. Di particolare interesse il dato sull'universo femminile nella stessa fascia d'età, che è cresciuto dal 20,8% al 33,5% negli ultimi dieci anni. In Italia, quindi sono soprattutto i giovani, ed in particolare le donne, che si stanno muovendo verso questo modello anglosassone. È in crescita anche il recente fenomeno del binge drinking che secondo gli ultimi dati ISTAT riguarda ben il 12,1% della popolazione maschile e il 2,8% di quella femminile. Così come in altre aree di studio della cultura della popolazione anche nelle abitudini alcoliche il cambiamento si basa prevalentemente sulle nuove tendenze e quindi sul campione dei giovani. La fascia più a rischio, infatti, è proprio quella tra i 18 e i 24 anni; qui il fenomeno del binge drinking è più elevato e comprende il 22,1% dei maschi e il 6,5% delle femmine. Questi dati hanno una particolare importanza, sia perché, come suddetto, introducono un nuovo modello culturale, sia perché una precoce acquisizione di modelli comportamentali non corretti fa si che aumenti la probabilità di mantenerli anche nelle età successive. L'Inghilterra, d'altra parte, cerca invece di assomigliare al modello mediterraneo prendendo come esempio proprio l'Italia. Il governo inglese, infatti, con la promulgazione di nuove leggi e con un'adeguata informazione cerca di portare gli inglesi verso un bere più responsabile e di associarlo sempre di più ai pasti. Le differenze culturali tra i due Paesi fanno si che, oltre al modo in cui si beve, anche i metodi di cura e di trattamento siano diversi, più consoni alla propria cultura. In Inghilterra, dove il bere problematico viene visto culturalmente come un fattore individuale (si beve con gli amici o da soli non durante i pasti in un contesto familiare), prevalgono gli alcolisti anonimi e altre forme di interventi simili, come il brief interventions o i day services, legati sempre al singolo individuo, nonostante si cerchi di integrare quest'ultimo in vari gruppi. È l'individuo, dunque, il bersaglio delle terapie ed è solo su di esso che ci si focalizza. In Italia invece, dove il bere è spesso associato ad un contesto familiare, prevalgono strutture come i CAT dove le modalità di intervento impiegate includono l'intero nucleo familiare come parte integrante del trattamento.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/74748