Il mondo degli affari da alcuni anni è animato da una nuova filosofia imprenditoriale: l'etica d'impresa e la responsabilità sociale. In un contesto economico internazionale fortemente concorrenziale ed incerto, la scelta di molte imprese d'illustrare alla comunità l'influenza che il loro operare determina sulla società e sull'ambiente, è fonte di un vantaggio competitivo. Questa è un'opinione ormai diffusa in moltissimi Paesi e anche a livello europeo vi è stata un'armonizzazione, ma esistono ancora alcune differenze sul peso delle responsabilità sociale tra le imprese italiane e francesi, e questo lavoro va ad individuarne alcune. Il concetto che le imprese abbiano una dimensione sociale, oltre a perseguire fini economici, è oggi sempre più diffuso, anche se non ancora ovvio ed accettato in un'era in cui i profitti ed i capital gains a breve termine sono i criteri dominanti, in base ai quali valutare le performance di un'azienda. Se i profitti sono conseguiti grazie a comportamenti opportunistici, l'organizzazione è destinata ad avere vita breve. Gli affari, infatti, devono bilanciare da una parte l'ambizione al profitto e dall'altra i bisogni e i desideri della società che circonda l'impresa. Sorge spontaneo domandarsi su cosa si basi la responsabilità sociale e quali strumenti si debbano usare per calcolare l'apporto ¿etico¿ dell'impresa sulla società e per soddisfare gli stakeholder. Un documento della Commissione Europea del 2001, denominato sinteticamente ¿Green Paper¿, afferma che l'attuazione della responsabilità sociale d'impresa deve essere volontaria, nel senso di andare oltre quanto richiesto dalla legislazione sociale, ecologica e dalle varie norme che tutelano i più deboli, includendo il rispetto delle leggi contro truffe, affari illeciti etc. Il mercato offre molti esempi diversi di come le aziende possono affrontare e soddisfare il bisogno di una comunicazione di carattere sociale. Dalla nascita dei Codici Etici, il panorama si è notevolmente arricchito di strumenti di comunicazione agli stakeholder. Con la creazione di sezioni del proprio sito web dedicate all'argomento socio-ambientale alle forme di certificazione etico-sociale, le imprese hanno provato, su base volontaristica, a comunicare con i propri stakeholder. La pubblicazione del solo bilancio civilistico di fine anno, obbligatorio per legge, risulta non sufficiente come risposta ai vari stakeholder. Le aziende scoprono la necessità di comunicare, in maniera trasparente, tutta una serie di altre informazioni che, se formalizzate in modo strutturato ed organico, possono concretizzarsi nell'ottenimento di strumenti di certificazione etica. I bilanci sociali, la RSI, i codici etici e tutti gli altri strumenti di comunicazione hanno messo in risalto la necessità di una rendicontazione etica che aiuti nella costruzione dell'immagine dell'azienda al di là del puro aspetto contabile. Investire nella certificazione non è un'azione fine a se stessa: il riconoscimento del fatto che l'organizzazione ha realizzato un sistema di gestione superiore ai requisiti minimi imposti dalla legge, da parte di un ente terzo con caratteristiche di indipendenza e visibilità internazionale, testimonia all'esterno la solidità aziendale e la validità delle scelte compiute.
ETICA D'IMPRESA. ASPETTI COMPARATIVI TRA ITALIA E FRANCIA
MONGE, ELENA
2009/2010
Abstract
Il mondo degli affari da alcuni anni è animato da una nuova filosofia imprenditoriale: l'etica d'impresa e la responsabilità sociale. In un contesto economico internazionale fortemente concorrenziale ed incerto, la scelta di molte imprese d'illustrare alla comunità l'influenza che il loro operare determina sulla società e sull'ambiente, è fonte di un vantaggio competitivo. Questa è un'opinione ormai diffusa in moltissimi Paesi e anche a livello europeo vi è stata un'armonizzazione, ma esistono ancora alcune differenze sul peso delle responsabilità sociale tra le imprese italiane e francesi, e questo lavoro va ad individuarne alcune. Il concetto che le imprese abbiano una dimensione sociale, oltre a perseguire fini economici, è oggi sempre più diffuso, anche se non ancora ovvio ed accettato in un'era in cui i profitti ed i capital gains a breve termine sono i criteri dominanti, in base ai quali valutare le performance di un'azienda. Se i profitti sono conseguiti grazie a comportamenti opportunistici, l'organizzazione è destinata ad avere vita breve. Gli affari, infatti, devono bilanciare da una parte l'ambizione al profitto e dall'altra i bisogni e i desideri della società che circonda l'impresa. Sorge spontaneo domandarsi su cosa si basi la responsabilità sociale e quali strumenti si debbano usare per calcolare l'apporto ¿etico¿ dell'impresa sulla società e per soddisfare gli stakeholder. Un documento della Commissione Europea del 2001, denominato sinteticamente ¿Green Paper¿, afferma che l'attuazione della responsabilità sociale d'impresa deve essere volontaria, nel senso di andare oltre quanto richiesto dalla legislazione sociale, ecologica e dalle varie norme che tutelano i più deboli, includendo il rispetto delle leggi contro truffe, affari illeciti etc. Il mercato offre molti esempi diversi di come le aziende possono affrontare e soddisfare il bisogno di una comunicazione di carattere sociale. Dalla nascita dei Codici Etici, il panorama si è notevolmente arricchito di strumenti di comunicazione agli stakeholder. Con la creazione di sezioni del proprio sito web dedicate all'argomento socio-ambientale alle forme di certificazione etico-sociale, le imprese hanno provato, su base volontaristica, a comunicare con i propri stakeholder. La pubblicazione del solo bilancio civilistico di fine anno, obbligatorio per legge, risulta non sufficiente come risposta ai vari stakeholder. Le aziende scoprono la necessità di comunicare, in maniera trasparente, tutta una serie di altre informazioni che, se formalizzate in modo strutturato ed organico, possono concretizzarsi nell'ottenimento di strumenti di certificazione etica. I bilanci sociali, la RSI, i codici etici e tutti gli altri strumenti di comunicazione hanno messo in risalto la necessità di una rendicontazione etica che aiuti nella costruzione dell'immagine dell'azienda al di là del puro aspetto contabile. Investire nella certificazione non è un'azione fine a se stessa: il riconoscimento del fatto che l'organizzazione ha realizzato un sistema di gestione superiore ai requisiti minimi imposti dalla legge, da parte di un ente terzo con caratteristiche di indipendenza e visibilità internazionale, testimonia all'esterno la solidità aziendale e la validità delle scelte compiute.File | Dimensione | Formato | |
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