Molti si chiedono se stiamo davvero uscendo da quella che è stata la peggiore recessione che il capitalismo ricordi dopo la Grande Depressione del 1929. Certamente, scorrendo le pagine economiche dei giornali europei e statunitensi, si nota come si cerchi in modo spasmodico di infondere una necessaria fiducia nei cittadini, facendo leva sui primi dati positivi che emergono dalle agenzie di statistica. Tuttavia la crisi islandese, di Dubai World, della Grecia, ed infine i dubbi sollevati recentemente sulla tenuta dei conti pubblici di alcuni paesi periferici europei, come la succitata Grecia, la Spagna, il Portogallo e l'Irlanda nonché di 46 su 50 Stati americani, del Venezuela e dell'Argentina stanno creando continue tensioni sui mercati azionari mondiali facendo intendere che i tempi bui siano ancora lungi dall'essere superati. Nonostante questo, c'è un'altra parte del mondo che sembra non aver risentito pesantemente della grande recessione come dimostrano i dati di grande crescita previsti per il 2010 inerenti il continente asiatico, pari a circa un +7% del PIL reale. Un dato che dovrebbe far impallidire chi accoglie con toni trionfalistici un aumento del proprio Prodotto Interno Lordo di neanche un punto percentuale. Quindi come possiamo rispondere in modo pertinente a tale analisi? Come vedremo nel corso di questa trattazione, la migliore risposta è stata fornita, in modo alquanto rigoroso e scevro da motivazioni meramente politiche, da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) all'interno del World Economic Outlook di Aprile. Esso costituisce infatti il principale strumento analitico redatto dal FMI poiché presenta previsioni di sviluppo economico a livello globale, facendo riferimento ai principali dati economici quali ad es. il PIL reale, l'andamento dei tassi di interesse, della bilancia dei pagamenti, del tasso di disoccupazione, del tasso d'inflazione e dei vari indici sulle aspettative. Inoltre affronta i principali nodi delle economie mondiali, concentrandosi sui grandi temi della politica economica e sull'analisi delle condizioni economiche e delle prospettive future dei paesi raggruppati in sei differenti aree geografiche economiche quali l' America del Nord, l'Europa, la Russia e la Comunità degli Stati Indipendenti, l'America Latina e Centrale, il Medio Oriente e l'Africa del Nord con infine l'Africa sub-sahariana. Pertanto analizzando ciò che gli analisti del FMI, con a capo lo stimato economista Olivier Blanchard, hanno dedotto, saremo in grado di poter rispondere in maniera rigorosa alla nostra questione iniziale.

La crisi è alle spalle? Compendio sulle prospettive future di crescita dell'economia globale

PEPE, DANIELE
2009/2010

Abstract

Molti si chiedono se stiamo davvero uscendo da quella che è stata la peggiore recessione che il capitalismo ricordi dopo la Grande Depressione del 1929. Certamente, scorrendo le pagine economiche dei giornali europei e statunitensi, si nota come si cerchi in modo spasmodico di infondere una necessaria fiducia nei cittadini, facendo leva sui primi dati positivi che emergono dalle agenzie di statistica. Tuttavia la crisi islandese, di Dubai World, della Grecia, ed infine i dubbi sollevati recentemente sulla tenuta dei conti pubblici di alcuni paesi periferici europei, come la succitata Grecia, la Spagna, il Portogallo e l'Irlanda nonché di 46 su 50 Stati americani, del Venezuela e dell'Argentina stanno creando continue tensioni sui mercati azionari mondiali facendo intendere che i tempi bui siano ancora lungi dall'essere superati. Nonostante questo, c'è un'altra parte del mondo che sembra non aver risentito pesantemente della grande recessione come dimostrano i dati di grande crescita previsti per il 2010 inerenti il continente asiatico, pari a circa un +7% del PIL reale. Un dato che dovrebbe far impallidire chi accoglie con toni trionfalistici un aumento del proprio Prodotto Interno Lordo di neanche un punto percentuale. Quindi come possiamo rispondere in modo pertinente a tale analisi? Come vedremo nel corso di questa trattazione, la migliore risposta è stata fornita, in modo alquanto rigoroso e scevro da motivazioni meramente politiche, da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) all'interno del World Economic Outlook di Aprile. Esso costituisce infatti il principale strumento analitico redatto dal FMI poiché presenta previsioni di sviluppo economico a livello globale, facendo riferimento ai principali dati economici quali ad es. il PIL reale, l'andamento dei tassi di interesse, della bilancia dei pagamenti, del tasso di disoccupazione, del tasso d'inflazione e dei vari indici sulle aspettative. Inoltre affronta i principali nodi delle economie mondiali, concentrandosi sui grandi temi della politica economica e sull'analisi delle condizioni economiche e delle prospettive future dei paesi raggruppati in sei differenti aree geografiche economiche quali l' America del Nord, l'Europa, la Russia e la Comunità degli Stati Indipendenti, l'America Latina e Centrale, il Medio Oriente e l'Africa del Nord con infine l'Africa sub-sahariana. Pertanto analizzando ciò che gli analisti del FMI, con a capo lo stimato economista Olivier Blanchard, hanno dedotto, saremo in grado di poter rispondere in maniera rigorosa alla nostra questione iniziale.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
331688_relazionedilaureadidanielepepe.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 172.99 kB
Formato Adobe PDF
172.99 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/74536