La tesi consiste in una monografia sui tre Epitaffi per García Lorca del compositore veneziano Luigi Nono. L'obiettivo è di verificare se il testo lorchiano sia rispettato nelle tre composizioni e come questa interpretazione sia un precoce segnale del distacco di Nono dai colleghi di Darmstadt. Il primo capitolo consiste in un ritratto di Federico García Lorca. Oltre alla biografia dell'autore e a un quadro generale delle opere principali, l'attenzione è rivolta alla formazione della poetica, in particolar modo per quanto concerne la concezione da parte di Lorca del cante jondo e degli andalusi, per la precisione dei gitani andalusi, come figura dell'intera umanità. Particolare risalto è dato al senso panteistico che pervade tutta la produzione lorchiana. Per meglio descrivere questi elementi, la trattazione si concentra su due delle principali opere di Lorca, il Poema del cante jondo e il Romancero gitano. Il secondo capitolo introduce invece il compositore Luigi Nono, descrivendone la biografia e le opere limitatamente al periodo che va dalle prime esperienze musicali ai primi anni Cinquanta. Per contestualizzare lo stile di Nono viene presentato anche un quadro della musica della cosiddetta ¿nuova avanguardia¿ facente capo alla scuola di Darmstadt, di cui Nono faceva in quegli anni parte, fino allo scontro della fine degli anni Cinquanta e la successiva biforcazione dell'avanguardia in musica aleatoria e musica elettronica. Il terzo capitolo prende infine in analisi le tre composizioni sia dal punto di vista strettamente musicale che dal punto di vista della relazione tra il testo e la musica. Al termine dell'analisi è possibile affermare che la musica rispetta sia le immagini presentate dalle liriche di Lorca che il significato sotteso, espressione della complessa poetica lorchiana. Risultano inoltre evidenti diversi elementi che distanziano Nono dai dettami della scuola di Darmstadt, identificabili principalmente nella stretta relazione col testo, nell'uso disinvolto di elementi di forte espressività come le variazioni di intensità e di impasti sonori e il costante utilizzo di linee melodiche che risultano depositarie del sobrio lirismo lorchiano, mentre il puntillismo che all'epoca era considerato pura espressione della tecnica dodecafonica di stampo weberniano viene relegato nello sfondo sonoro affidato agli strumenti.

Nono e le voci perdute di Lorca

COLONNA, TERESA
2009/2010

Abstract

La tesi consiste in una monografia sui tre Epitaffi per García Lorca del compositore veneziano Luigi Nono. L'obiettivo è di verificare se il testo lorchiano sia rispettato nelle tre composizioni e come questa interpretazione sia un precoce segnale del distacco di Nono dai colleghi di Darmstadt. Il primo capitolo consiste in un ritratto di Federico García Lorca. Oltre alla biografia dell'autore e a un quadro generale delle opere principali, l'attenzione è rivolta alla formazione della poetica, in particolar modo per quanto concerne la concezione da parte di Lorca del cante jondo e degli andalusi, per la precisione dei gitani andalusi, come figura dell'intera umanità. Particolare risalto è dato al senso panteistico che pervade tutta la produzione lorchiana. Per meglio descrivere questi elementi, la trattazione si concentra su due delle principali opere di Lorca, il Poema del cante jondo e il Romancero gitano. Il secondo capitolo introduce invece il compositore Luigi Nono, descrivendone la biografia e le opere limitatamente al periodo che va dalle prime esperienze musicali ai primi anni Cinquanta. Per contestualizzare lo stile di Nono viene presentato anche un quadro della musica della cosiddetta ¿nuova avanguardia¿ facente capo alla scuola di Darmstadt, di cui Nono faceva in quegli anni parte, fino allo scontro della fine degli anni Cinquanta e la successiva biforcazione dell'avanguardia in musica aleatoria e musica elettronica. Il terzo capitolo prende infine in analisi le tre composizioni sia dal punto di vista strettamente musicale che dal punto di vista della relazione tra il testo e la musica. Al termine dell'analisi è possibile affermare che la musica rispetta sia le immagini presentate dalle liriche di Lorca che il significato sotteso, espressione della complessa poetica lorchiana. Risultano inoltre evidenti diversi elementi che distanziano Nono dai dettami della scuola di Darmstadt, identificabili principalmente nella stretta relazione col testo, nell'uso disinvolto di elementi di forte espressività come le variazioni di intensità e di impasti sonori e il costante utilizzo di linee melodiche che risultano depositarie del sobrio lirismo lorchiano, mentre il puntillismo che all'epoca era considerato pura espressione della tecnica dodecafonica di stampo weberniano viene relegato nello sfondo sonoro affidato agli strumenti.
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