L'incidenza delle patologie renali ha visto un incrementarsi negli anni poiché con l'innalzamento della vita media si ha un aumento delle patologie croniche che portano anche a patologie renali che richiedono sempre più l'inizio del trattamento dialitico. Per poter rallentare il decorso dell'insufficienza renale si può ricorrere ad un metodo conservativo, che consiste anche nell'applicazione di una dieta ipoproteica. La dieta ipoproteica però ha dei limiti; infatti, si ha bisogno da parte dei pazienti di una compliance adeguata al trattamento, poiché è facile incorrere in stati di malnutrizione che possono così aumentare il rischio di mortalità, già elevato per i pazienti nefropatici. Attraverso una ricerca sulla letteratura ho reperito alcuni dei metodi efficaci affinché il paziente e i caregiver possano attenersi ad un regime dietetico complesso, che va ad influire sullo stile di vita e su abitudini radicate. Sono stati approfonditi, grazie alla piramide alimentare del dializzato, gli alimenti e le quantità di liquidi, potassio, fosforo e sale in essi contenuti, per poter fornire ai pazienti dei dati e delle informazioni chiare su come alimentarsi. Ai pazienti deve essere proposto un regime dietetico rigido, ma che abbia delle varianti e delle piccole concessioni, in modo che la dieta non venga vista esclusivamente come una negazione, ma come possibilità per stare meglio e per vivere la vita con una maggiore qualità. Per aumentare la compliance è necessario un lavoro di équipe che coinvolga il nefrologo, il dietista e l'infermiere, rendendo partecipe il paziente e i suoi famigliari. La proposta di una dieta vegetariana potrebbe essere positiva se alternata con una dieta animale, rendendo più variata l'alimentazione di tutti i giorni e concedendo delle alternative che possono portare a un'aderenza migliore. È fondamentale riconoscere gli stati di malnutrizione, in modo da agire tempestivamente e riconoscere i pazienti a rischio, al fine di attuare modifiche e variazioni alla dieta, così da ridurre il rischio di mortalità; integrare la dieta di una quantità di calorie adeguata, senza influire su eventuali patologie correlate, come il diabete, può limitare notevolmente i rischi di malnutrizione e di mortalità. 6 Uno strumento molto utile per questo scopo è lo SGA, (Subjective Global Nutritional Assessment), utilizzabile per valutare ed identificare la presenza e la severità di uno stato di malnutrizione, per cui si rende necessario l'intervento del dietista che deve essere supportato dal lavoro dell'infermiere che potrà offrire, nell'ambito dell'equipe multiprofessionale, il proprio contributo nell'ambito del progetto di educazione terapeutica.
effetto della dieta ipoproteica nella progressione della malattia renale
SANSONE, GIULIA
2014/2015
Abstract
L'incidenza delle patologie renali ha visto un incrementarsi negli anni poiché con l'innalzamento della vita media si ha un aumento delle patologie croniche che portano anche a patologie renali che richiedono sempre più l'inizio del trattamento dialitico. Per poter rallentare il decorso dell'insufficienza renale si può ricorrere ad un metodo conservativo, che consiste anche nell'applicazione di una dieta ipoproteica. La dieta ipoproteica però ha dei limiti; infatti, si ha bisogno da parte dei pazienti di una compliance adeguata al trattamento, poiché è facile incorrere in stati di malnutrizione che possono così aumentare il rischio di mortalità, già elevato per i pazienti nefropatici. Attraverso una ricerca sulla letteratura ho reperito alcuni dei metodi efficaci affinché il paziente e i caregiver possano attenersi ad un regime dietetico complesso, che va ad influire sullo stile di vita e su abitudini radicate. Sono stati approfonditi, grazie alla piramide alimentare del dializzato, gli alimenti e le quantità di liquidi, potassio, fosforo e sale in essi contenuti, per poter fornire ai pazienti dei dati e delle informazioni chiare su come alimentarsi. Ai pazienti deve essere proposto un regime dietetico rigido, ma che abbia delle varianti e delle piccole concessioni, in modo che la dieta non venga vista esclusivamente come una negazione, ma come possibilità per stare meglio e per vivere la vita con una maggiore qualità. Per aumentare la compliance è necessario un lavoro di équipe che coinvolga il nefrologo, il dietista e l'infermiere, rendendo partecipe il paziente e i suoi famigliari. La proposta di una dieta vegetariana potrebbe essere positiva se alternata con una dieta animale, rendendo più variata l'alimentazione di tutti i giorni e concedendo delle alternative che possono portare a un'aderenza migliore. È fondamentale riconoscere gli stati di malnutrizione, in modo da agire tempestivamente e riconoscere i pazienti a rischio, al fine di attuare modifiche e variazioni alla dieta, così da ridurre il rischio di mortalità; integrare la dieta di una quantità di calorie adeguata, senza influire su eventuali patologie correlate, come il diabete, può limitare notevolmente i rischi di malnutrizione e di mortalità. 6 Uno strumento molto utile per questo scopo è lo SGA, (Subjective Global Nutritional Assessment), utilizzabile per valutare ed identificare la presenza e la severità di uno stato di malnutrizione, per cui si rende necessario l'intervento del dietista che deve essere supportato dal lavoro dell'infermiere che potrà offrire, nell'ambito dell'equipe multiprofessionale, il proprio contributo nell'ambito del progetto di educazione terapeutica.File | Dimensione | Formato | |
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