Ho ritenuto interessante analizzare una proposta educativa basata sulla visione della persona come unità psicofisica, in cui corpo, mente ed emozione sono parte inscindibile l'una dall'altra: tale proposta è rappresentata dalla psicomotricità educativa e preventiva. Lo scopo di questo lavoro è di mostrare come la pratica psicomotoria si fondi su convinzioni e concetti proposti da teorie antecedenti, provenienti da scienze quali la psichiatria, la pedagogia e la psicologia. La psicomotricità, alla luce delle letture effettuate, risulta essere un buono strumento per perseguire uno sviluppo globale ed armonioso. L'espressività motoria sembra essere la più adatta a rappresentare l'unità di psiche e soma, poiché il lattante privilegia il tono ed il movimento come mezzo per esprimere le proprie emozioni e le proprie immagini interne profonde. Come afferma lo psicologo Henri Wallon il neonato intrattiene con l'ambiente scambi affettivi attraverso lo stato tonico. Anche Renè Spitz, sottolinea l'esistenza di un sistema percettivo, nel neonato, caratterizzato da una recezione ¿cenestesica¿ e da risposte globali e viscerali. Come afferma A.Freud, la prima immagine che il bambino ha del suo Io è l'Io corporeo, formato sulle sensazioni, interne e esterne, che il suo corpo gli trasmette. Inoltre se, riprendendo le tesi di Piaget, assumiamo che l'intelligenza senso-motoria è alla base dell'intelligenza rappresentativa, del pensiero simbolico e del linguaggio, è facile capire l'importanza dell'esercizio dei primi schemi di azione. In Italia la psicomotricità si diffonde a partire dagli anni Settanta, sull'onda di un fermento pedagogico che sosteneva l'esigenza di rivisitare le modalità della relazione educativa. Sono gli anni in cui vengono introdotti nelle scuole i metodi della pedagogia attiva, dell'animazione socio-educativa e un'attenzione a tematiche nuove, quali il gioco, la corporeità, le emozioni. Possiamo affermare che la psicomotricità si propone di indicare alla pedagogia alcune modalità di superamento dell'analfabetismo emozionale e della scissione corpo-mente, rafforzando la sensibilità verso la materialità dell'agire. Contemporaneamente la moderna rivisitazione, in ambito pedagogico, dei modelli della formazione sia in campo metodologico (con un maggiore ricorso all'esperienza, alle pratiche laboratoriali), sia in campo teorico (con l'abbandono dell'idea di conoscenza trasmissiva e con la riconsiderazione dei nessi tra corpo e mente), mostra quanto le contemporanee tendenze pedagogiche siano in sintonia con le prospettive della psicomotricità. Proprio all'interno di questa cornice ritengo che sia positivo considerare il significato formativo della psicomotricità educativa, in quanto essa propone una metodologia capace di farci uscire da una visione di corpo come scatola biologico-chimica per entrare in una dimensione più ricca e globale.
la psicomotricità educativa e preventiva per lo sviluppo del bambino
BOSCAGGIN, MARIA CRISTINA
2009/2010
Abstract
Ho ritenuto interessante analizzare una proposta educativa basata sulla visione della persona come unità psicofisica, in cui corpo, mente ed emozione sono parte inscindibile l'una dall'altra: tale proposta è rappresentata dalla psicomotricità educativa e preventiva. Lo scopo di questo lavoro è di mostrare come la pratica psicomotoria si fondi su convinzioni e concetti proposti da teorie antecedenti, provenienti da scienze quali la psichiatria, la pedagogia e la psicologia. La psicomotricità, alla luce delle letture effettuate, risulta essere un buono strumento per perseguire uno sviluppo globale ed armonioso. L'espressività motoria sembra essere la più adatta a rappresentare l'unità di psiche e soma, poiché il lattante privilegia il tono ed il movimento come mezzo per esprimere le proprie emozioni e le proprie immagini interne profonde. Come afferma lo psicologo Henri Wallon il neonato intrattiene con l'ambiente scambi affettivi attraverso lo stato tonico. Anche Renè Spitz, sottolinea l'esistenza di un sistema percettivo, nel neonato, caratterizzato da una recezione ¿cenestesica¿ e da risposte globali e viscerali. Come afferma A.Freud, la prima immagine che il bambino ha del suo Io è l'Io corporeo, formato sulle sensazioni, interne e esterne, che il suo corpo gli trasmette. Inoltre se, riprendendo le tesi di Piaget, assumiamo che l'intelligenza senso-motoria è alla base dell'intelligenza rappresentativa, del pensiero simbolico e del linguaggio, è facile capire l'importanza dell'esercizio dei primi schemi di azione. In Italia la psicomotricità si diffonde a partire dagli anni Settanta, sull'onda di un fermento pedagogico che sosteneva l'esigenza di rivisitare le modalità della relazione educativa. Sono gli anni in cui vengono introdotti nelle scuole i metodi della pedagogia attiva, dell'animazione socio-educativa e un'attenzione a tematiche nuove, quali il gioco, la corporeità, le emozioni. Possiamo affermare che la psicomotricità si propone di indicare alla pedagogia alcune modalità di superamento dell'analfabetismo emozionale e della scissione corpo-mente, rafforzando la sensibilità verso la materialità dell'agire. Contemporaneamente la moderna rivisitazione, in ambito pedagogico, dei modelli della formazione sia in campo metodologico (con un maggiore ricorso all'esperienza, alle pratiche laboratoriali), sia in campo teorico (con l'abbandono dell'idea di conoscenza trasmissiva e con la riconsiderazione dei nessi tra corpo e mente), mostra quanto le contemporanee tendenze pedagogiche siano in sintonia con le prospettive della psicomotricità. Proprio all'interno di questa cornice ritengo che sia positivo considerare il significato formativo della psicomotricità educativa, in quanto essa propone una metodologia capace di farci uscire da una visione di corpo come scatola biologico-chimica per entrare in una dimensione più ricca e globale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/74278