Nella prospettiva radicalmente critica di Karl Polanyi, l'economia di mercato è un fenomeno totalmente eccezionale e nuovo nella lunga storia umana. Il processo di affermazione e di consolidamento della sua ottica si è dispiegato lungo variati secoli di storia inglese e poi europea e alla fine mondiale. In un'analisi contestualizzante dell'economia che eviti di partire dai presupposti fondamentali della teoria che esplicita i principi e le logiche razionale dell'agire economico, è possibile un approccio storicizzante della pretesa universalità dei suoi regole e principi. La disciplina economica è la risultante di una tendenza a fondare su base autonoma e, diciamo, razionale le pratiche adoperanti a promuovere la ricchezza delle nazioni e al progresso della produzione dei beni materiali. Ma è anche il fondamento dal quale è scaturito un processo che ha trasformato in modo radicale la struttura politica, economica e sociale della società. L'intuizione geniale di Polanyi risiede, oltre che nella scoperta dell'eccezionalità dell'economia di mercato, nella scoperta del carattere fittizio della riduzione a merci dei tre fattori essenziali della produzione industriale, ossia la terra, il lavoro e la moneta. Per il tramite di queste tre finzioni è compiuto l'assoggettamento della società all'economia. In società ove regnavano principi organizzativi diversi dal mercato, la struttura della società garantiva in modo continuativo la sussistenza a tutti i membri del gruppo senza bisogno di ricorrere a istituzioni inventati ad hoc per gestire le pratiche economiche. La classificazione delle categorie delle società non segue solamente la presenza del mercato come principio organizzativo o la sua assenza. I principi che sorreggono l'attività economica sono diversi e Polanyi distingue altri tre a parte il principio del mercato. Basandosi sulla letteratura antropologica, s'incontrano tre principi, la reciprocità,la ridistribuzione e l'economia domestica. Karl Polanyi ha proposto una distinzione tra due significati del termine «economico»: uno è il significato formale e l'altro è il significato sostanziale. In realtà, qualsiasi forma di comportamento economico è una forma istituzionalizzata socialmente per fare fronte a dei bisogni sociali, sia per il suo carattere sociale, sia per garantire una continuità nel flusso dei mezzi di sussistenza per tutto il gruppo e non per soggetti particolari ed isolati. Presi sotto questo punto di vista, la funzionalità del lavoro e della terra risponde più che alle forme d'integrazione dell'economia nella società, alla collocazione dell'economia in rapporto alla società. Infatti, l'inserimento dell'economia nella società o il suo disincastro dalla società configurano il ruolo della terra e del lavoro. L'esclusione della terra dall'essere considerata uno dei fattori fondamentali nella differenziazione tra i sistemi d'integrazione sociale dell'economia riproduce e rafforza la visione economizzante delle pratiche inerenti alla soddisfazione dei bisogni. Il lavoro, visto separato dalla terra, come principio di spiegazione della distinzione e dell'affermazione di un sistema economico riduce le relazioni sociali a mere relazioni di sfruttamento e di uso e sollecita una visione evolutiva della storia umana. Dalla forma con la quale è gestita socialmente la terra dipende la forma sotto la quale è organizzato il lavoro.

terra e lavoro nella reflessione di Karl Polanyi

OULEDHELAL, MAKI
2009/2010

Abstract

Nella prospettiva radicalmente critica di Karl Polanyi, l'economia di mercato è un fenomeno totalmente eccezionale e nuovo nella lunga storia umana. Il processo di affermazione e di consolidamento della sua ottica si è dispiegato lungo variati secoli di storia inglese e poi europea e alla fine mondiale. In un'analisi contestualizzante dell'economia che eviti di partire dai presupposti fondamentali della teoria che esplicita i principi e le logiche razionale dell'agire economico, è possibile un approccio storicizzante della pretesa universalità dei suoi regole e principi. La disciplina economica è la risultante di una tendenza a fondare su base autonoma e, diciamo, razionale le pratiche adoperanti a promuovere la ricchezza delle nazioni e al progresso della produzione dei beni materiali. Ma è anche il fondamento dal quale è scaturito un processo che ha trasformato in modo radicale la struttura politica, economica e sociale della società. L'intuizione geniale di Polanyi risiede, oltre che nella scoperta dell'eccezionalità dell'economia di mercato, nella scoperta del carattere fittizio della riduzione a merci dei tre fattori essenziali della produzione industriale, ossia la terra, il lavoro e la moneta. Per il tramite di queste tre finzioni è compiuto l'assoggettamento della società all'economia. In società ove regnavano principi organizzativi diversi dal mercato, la struttura della società garantiva in modo continuativo la sussistenza a tutti i membri del gruppo senza bisogno di ricorrere a istituzioni inventati ad hoc per gestire le pratiche economiche. La classificazione delle categorie delle società non segue solamente la presenza del mercato come principio organizzativo o la sua assenza. I principi che sorreggono l'attività economica sono diversi e Polanyi distingue altri tre a parte il principio del mercato. Basandosi sulla letteratura antropologica, s'incontrano tre principi, la reciprocità,la ridistribuzione e l'economia domestica. Karl Polanyi ha proposto una distinzione tra due significati del termine «economico»: uno è il significato formale e l'altro è il significato sostanziale. In realtà, qualsiasi forma di comportamento economico è una forma istituzionalizzata socialmente per fare fronte a dei bisogni sociali, sia per il suo carattere sociale, sia per garantire una continuità nel flusso dei mezzi di sussistenza per tutto il gruppo e non per soggetti particolari ed isolati. Presi sotto questo punto di vista, la funzionalità del lavoro e della terra risponde più che alle forme d'integrazione dell'economia nella società, alla collocazione dell'economia in rapporto alla società. Infatti, l'inserimento dell'economia nella società o il suo disincastro dalla società configurano il ruolo della terra e del lavoro. L'esclusione della terra dall'essere considerata uno dei fattori fondamentali nella differenziazione tra i sistemi d'integrazione sociale dell'economia riproduce e rafforza la visione economizzante delle pratiche inerenti alla soddisfazione dei bisogni. Il lavoro, visto separato dalla terra, come principio di spiegazione della distinzione e dell'affermazione di un sistema economico riduce le relazioni sociali a mere relazioni di sfruttamento e di uso e sollecita una visione evolutiva della storia umana. Dalla forma con la quale è gestita socialmente la terra dipende la forma sotto la quale è organizzato il lavoro.
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