Nel fiorente panorama chitarristico del Seicento viene a delinearsi una figura di rilievo e di spicco che facendo proprie le esperienze dei suoi predecessori, darà vita con la propria musica ad uno stile del tutto innovativo ed eccezionale e allo stesso tempo cosmopolita perché riunirà in un solo linguaggio diversi stili europei. Si tratta di Francesco Corbetta, un musicista che con la propria arte ma anche con un certo grado di audacia, di temerarietà e di perspicacia nel sapersi adattare e spostare nelle aree più ricettive per la sua musica, si fece apprezzare in tutte le corti europee del tempo, raggiungendo, con le proprie opere, livelli eccelsi e contribuendo alla diffusione e alla notorietà della chitarra a cinque cori, soprattutto in ambito inglese. Dei cinque Libri che noi conosciamo, possiamo tracciare un percorso musicale che come una parabola raggiunge i risultati più originali ed innovativi con l'opera più importante e matura, La Guitarre Royale del 1671, per poi regredire in maniera del tutto inaspettata e repentina e volgere lo sguardo verso il passato, nel recupero del vecchio stile, come risposta ad un nuovo gusto musicale (allineato a quello del sovrano Luigi XIV) che rifuggiva da uno stile complicato e virtuosistico, tutto orientato verso una musica più semplice, sobria e galante. Nel passare in rassegna le varie opere notiamo comunque come Corbetta raggiunga di volta in volta, nella sua produzione, risultati del tutto nuovi e sorprendenti e come l'opera del 1671 risulti essere la vetta più alta di questo percorso. Il momento di maggiore ispirazione si realizzerà in ambito inglese, presso la corte di Carlo II, dove contemporaneamente, il liuto, allora strumento in voga e colto, verrà spodestato dalla più umile e ¿popolare¿ chitarra, la cui musica, caratterizzata dai particolari effetti sonori dovuti alle infiorettature dei rasgueados e dagli echi prodotti dai raddoppi delle corde, si renderà ricca di fascino e di originalità. La Guitarre Royale del 1671 (ben diversa dall'opera omonima del 1674) dedicata al sovrano inglese, fu un'opera ricca di novità e di cambiamenti, la più matura e consapevole dell'autore, fonte di ispirazione e modello per una nuova generazione di musicisti che si proposero come obiettivo anche quello di trascrivere nelle proprie raccolte molti pezzi della stessa; ma essa fu anche un'opera che non dimenticò mai le origini popolari dello strumento per cui era stata concepita. L'opera coincise anche con l'acme della chitarra barocca; dopo di allora la chitarra avrebbe perso man mano quella connotazione organologica e musicale tipicamente seicentesca, caratterizzata dai suoi raffinati decori, fregi ed intarsi, e da quel suo carattere virtuosistico, volto alla ricerca di un linguaggio imprevedibile e bizzarro, sottoposto però, al tempo stesso, al vaglio di una ricerca stilistica minuziosa ed accurata. Ecco allora che ancor più importante si fa l'attenzione e l'interesse verso quel chitarrista e quel suo capolavoro chitarristico che fu destinato a rimanere un unicum nel suo genere.
FRANCESCO CORBETTA E LA CHITARRA NEL XVII SECOLO
RAGLIANI, SIMONA
2009/2010
Abstract
Nel fiorente panorama chitarristico del Seicento viene a delinearsi una figura di rilievo e di spicco che facendo proprie le esperienze dei suoi predecessori, darà vita con la propria musica ad uno stile del tutto innovativo ed eccezionale e allo stesso tempo cosmopolita perché riunirà in un solo linguaggio diversi stili europei. Si tratta di Francesco Corbetta, un musicista che con la propria arte ma anche con un certo grado di audacia, di temerarietà e di perspicacia nel sapersi adattare e spostare nelle aree più ricettive per la sua musica, si fece apprezzare in tutte le corti europee del tempo, raggiungendo, con le proprie opere, livelli eccelsi e contribuendo alla diffusione e alla notorietà della chitarra a cinque cori, soprattutto in ambito inglese. Dei cinque Libri che noi conosciamo, possiamo tracciare un percorso musicale che come una parabola raggiunge i risultati più originali ed innovativi con l'opera più importante e matura, La Guitarre Royale del 1671, per poi regredire in maniera del tutto inaspettata e repentina e volgere lo sguardo verso il passato, nel recupero del vecchio stile, come risposta ad un nuovo gusto musicale (allineato a quello del sovrano Luigi XIV) che rifuggiva da uno stile complicato e virtuosistico, tutto orientato verso una musica più semplice, sobria e galante. Nel passare in rassegna le varie opere notiamo comunque come Corbetta raggiunga di volta in volta, nella sua produzione, risultati del tutto nuovi e sorprendenti e come l'opera del 1671 risulti essere la vetta più alta di questo percorso. Il momento di maggiore ispirazione si realizzerà in ambito inglese, presso la corte di Carlo II, dove contemporaneamente, il liuto, allora strumento in voga e colto, verrà spodestato dalla più umile e ¿popolare¿ chitarra, la cui musica, caratterizzata dai particolari effetti sonori dovuti alle infiorettature dei rasgueados e dagli echi prodotti dai raddoppi delle corde, si renderà ricca di fascino e di originalità. La Guitarre Royale del 1671 (ben diversa dall'opera omonima del 1674) dedicata al sovrano inglese, fu un'opera ricca di novità e di cambiamenti, la più matura e consapevole dell'autore, fonte di ispirazione e modello per una nuova generazione di musicisti che si proposero come obiettivo anche quello di trascrivere nelle proprie raccolte molti pezzi della stessa; ma essa fu anche un'opera che non dimenticò mai le origini popolari dello strumento per cui era stata concepita. L'opera coincise anche con l'acme della chitarra barocca; dopo di allora la chitarra avrebbe perso man mano quella connotazione organologica e musicale tipicamente seicentesca, caratterizzata dai suoi raffinati decori, fregi ed intarsi, e da quel suo carattere virtuosistico, volto alla ricerca di un linguaggio imprevedibile e bizzarro, sottoposto però, al tempo stesso, al vaglio di una ricerca stilistica minuziosa ed accurata. Ecco allora che ancor più importante si fa l'attenzione e l'interesse verso quel chitarrista e quel suo capolavoro chitarristico che fu destinato a rimanere un unicum nel suo genere.File | Dimensione | Formato | |
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