Fin dagli albori della storia, la montagna ha rivestito un ruolo particolare nella relazione tra l'uomo e la religiosità: ambiente spesso ostile allo sviluppo umano per le sue connotazioni di verticalità e inospitalità, ha, ciononostante, ricoperto da sempre, nell'immaginario collettivo, la funzione di tramite tra cielo e terra, tra divino e umano, ammantando di sacralità i suoi pendii e le sue cime e ispirando forme di rispetto devozionale presso tutti i popoli che l'hanno vissuta. Non fanno eccezione i Romani che, scontrandosi, nella loro opera di conquista mondiale, con questa realtà e con le varie comunità ivi insediate, hanno dato vita a molteplici fenomeni cultuali, risultati di processi acculturanti talvolta sincretistici, talvolta dominanti, talvolta politici. Nel solco tracciato da tali premesse, questo lavoro si prefigge di illustrare gli elementi relativi al sacro presenti in Valle d'Aosta a partire dalla fondazione augustea di Augusta Praetoria, odierna Aosta, nel 25 a.C. Dopo un necessario preambolo storico, si esporrà una panoramica della fenomenologia del sacro in tutto l'arco alpino, evidenziando ricorrenze e particolarità regionali o locali, e avendo cura di inserire ogni manifestazione all'interno dell'ottica imperialistica di Augusto, che, al fine di riuscire a gestire e controllare l'estesa area di dominio, sfrutterà più volte l'elemento divino come sigillo alla conquista. Si tratterà poi della realtà valdostana, analizzando e catalogando ogni reperto inerente la sfera religiosa rinvenuto sul territorio: si potrà pertanto notare una maggioranza delle attestazioni legate a Giove, e poi alle altre divinità del pantheon romano; mancano sorprendentemente testimonianze di culti indigeni, se non alcuni accenni alle Matrone e un'assimilazione a Giove Pennino. Tutti i reperti raccolti provengono esclusivamente da tre siti: la città di Aosta, sede del culto ufficiale, il colle del Gran San Bernardo e quello del Piccolo San Bernardo. Il quadro complessivo che si può tracciare evidenzia un trend simile a quello del contesto alpino di riferimento, se non per l'assenza, come accennato prima, di elementi indigeni, forse mancanti a causa dell'aggressività nell'azione di assoggettamento romana, provocata dall'ostilità e dalla tenacia del popolo salasso, primo abitante della regione.
Divinità e culti nella Valle d'Aosta di età romana
PAYN, CINZIA
2009/2010
Abstract
Fin dagli albori della storia, la montagna ha rivestito un ruolo particolare nella relazione tra l'uomo e la religiosità: ambiente spesso ostile allo sviluppo umano per le sue connotazioni di verticalità e inospitalità, ha, ciononostante, ricoperto da sempre, nell'immaginario collettivo, la funzione di tramite tra cielo e terra, tra divino e umano, ammantando di sacralità i suoi pendii e le sue cime e ispirando forme di rispetto devozionale presso tutti i popoli che l'hanno vissuta. Non fanno eccezione i Romani che, scontrandosi, nella loro opera di conquista mondiale, con questa realtà e con le varie comunità ivi insediate, hanno dato vita a molteplici fenomeni cultuali, risultati di processi acculturanti talvolta sincretistici, talvolta dominanti, talvolta politici. Nel solco tracciato da tali premesse, questo lavoro si prefigge di illustrare gli elementi relativi al sacro presenti in Valle d'Aosta a partire dalla fondazione augustea di Augusta Praetoria, odierna Aosta, nel 25 a.C. Dopo un necessario preambolo storico, si esporrà una panoramica della fenomenologia del sacro in tutto l'arco alpino, evidenziando ricorrenze e particolarità regionali o locali, e avendo cura di inserire ogni manifestazione all'interno dell'ottica imperialistica di Augusto, che, al fine di riuscire a gestire e controllare l'estesa area di dominio, sfrutterà più volte l'elemento divino come sigillo alla conquista. Si tratterà poi della realtà valdostana, analizzando e catalogando ogni reperto inerente la sfera religiosa rinvenuto sul territorio: si potrà pertanto notare una maggioranza delle attestazioni legate a Giove, e poi alle altre divinità del pantheon romano; mancano sorprendentemente testimonianze di culti indigeni, se non alcuni accenni alle Matrone e un'assimilazione a Giove Pennino. Tutti i reperti raccolti provengono esclusivamente da tre siti: la città di Aosta, sede del culto ufficiale, il colle del Gran San Bernardo e quello del Piccolo San Bernardo. Il quadro complessivo che si può tracciare evidenzia un trend simile a quello del contesto alpino di riferimento, se non per l'assenza, come accennato prima, di elementi indigeni, forse mancanti a causa dell'aggressività nell'azione di assoggettamento romana, provocata dall'ostilità e dalla tenacia del popolo salasso, primo abitante della regione.File | Dimensione | Formato | |
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