BACKGROUND: The introduction of tyrosine-kinase inhibitors (TKI) into clinical practice has resulted in an improvement in the prognosis of malignancies, including thyroid cancer. Though this tumor generally has a good prognosis, with a survival of 80-98% at 20 years for differentiated carcinomas, about 2-20% of patients develops locoregional or distance metastases and about 2/3 of patients become refractory to radioiodine, with evidence of disease progression despite treatment. Systemic therapy with molecular target drugs fits into this picture: phase III studies on lenvatinib have found a significant improvement in progression-free survival. However, the drug is associated with a broad spectrum of side effects, including symptomatic gallbladder and biliary disorders, already reported during the phase III study of lenvatinib but of which little is reported in the literature. PATIENTS AND METHODS: We retrospectively studied the symptomatic disorders of the biliary tract that emerged in the patients being treated at our center, in order to better understand the toxicity and identify an intervention line. In our retrospective study we consider patients with radioiodine refractory thyroid carcinoma treated with lenvatinib at our center, excluding those previously underwent trough cholecystectomy. We describe the side effects that have occurred, their clinical management and the relevant biochemical and histological findings. The CT scans which confirmed the diagnosis were examined by a single radiologist and compared with the scans performed to evaluate the response to the treatment, before the symptomatic disorder. RESULTS: Of 34 patients, five (14.7%) developed symptomatic adverse events on biliary tract, radiologically confirmed, and subsequently underwent cholecystectomy. The events occurred after a median of 4.4 months from the start of treatment. In two cases, the surgery was scheduled and we were able to make an adequate suspension of lenvatinib; in the remaining cases, the event occurred acutely and the pre-surgical interruption could not be planned. After healing of the surgical wound, the drug was resumed in all patients. Only one patient had gallbladder and biliary tract anomalies before starting treatment. Three patients had mild biochemical changes at the two follow-up visits before the symptomatic biliary event. CONCLUSIONS: In our cohort an unexpectedly high percentage of patients developed symptomatic disorders of the biliary tract which required surgery and temporary suspension of the drug. Further studies are needed to confirm the potential toxicity of these drugs on the biliary tract, to identify which patients are most at risk and which preventive strategies could be used to optimize treatment with lenvatinib.

BACKGROUND: L’introduzione degli inibitori tirosino-chinasici (TKI) nella pratica clinica ha determinato un miglioramento della prognosi di molteplici neoplasie, incluso il carcinoma tiroideo. Sebbene esso sia un tumore generalmente a buona prognosi, con una sopravvivenza dell’80-98% a 20 anni per i carcinomi differenziati, circa 2-20% dei pazienti sviluppa metastasi locoregionali o a distanza e circa 2/3 dei pazienti sviluppa refrattarietà al radioiodio, con evidenza di progressione di malattia nonostante i trattamenti. La terapia sistemica con farmaci a bersaglio molecolare si inserisce in questo quadro: lo studio di fase III sul lenvatinib ha rilevato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da malattia. Tuttavia, il farmaco è associato ad un ampio spettro di effetti collaterali, compresi disturbi sintomatici della cistifellea e delle vie biliari, già segnalati durante lo studio di fase III del lenvatinib ma di cui poco è riportato in letteratura. PAZIENTI E METODI: Abbiamo studiato in maniera retrospettiva i disturbi sintomatici delle vie biliari emersi nei pazienti in trattamento presso il nostro centro, allo scopo di comprendere meglio la tossicità e identificare una linea di intervento. Nel nostro studio retrospettivo prendiamo in considerazione i pazienti con carcinoma tiroideo refrattario al radioiodio in trattamento con lenvatinib presso il nostro centro, esclusi coloro precedentemente sottoposti a colecistectomia. Descriviamo gli effetti collaterali manifestatisi, la loro gestione clinica e gli esami biochimici e istologici pertinenti. Le scansioni TC di conferma diagnostica sono state esaminate da un singolo radiologo e confrontate con le scansioni eseguite per la valutazione della risposta al farmaco in corso di terapia, prima dell’esordio conclamato della patologia biliare. RISULTATI: Su 34 pazienti, cinque (14,7%) hanno sviluppato eventi avversi sintomatici sulle vie biliari radiologicamente confermati e successivamente sottoposti a colecistectomia. Gli eventi si sono manifestati dopo una mediana di 4.4 mesi dall’inizio del trattamento. In due casi l’intervento chirurgico è stato programmato e abbiamo potuto effettuare una adeguata sospensione del lenvatinib; nei restanti casi l’evento si è manifestato in maniera acuta e non è stato possibile attuare l’interruzione pre-chirurgica precocemente. Dopo la guarigione della ferita chirurgica, il farmaco è stato ripreso in tutti i pazienti. Solo un paziente presentava anomalie della colecisti e delle vie biliari prima dell’inizio del trattamento. Tre pazienti presentavano lievi alterazioni biochimiche alle due visite di follow-up precedenti l’evento biliare sintomatico. CONCLUSIONI: Nella nostra coorte una percentuale inaspettatamente alta di pazienti ha sviluppato disturbi sintomatici delle vie biliari che hanno richiesto un intervento chirurgico e la sospensione temporanea del farmaco. Ulteriori studi sono necessari per confermare il potenziale di tossicità di questi farmaci sulle vie biliari, per identificare quali siano i pazienti più a rischio e quali strategie preventive attuare e per ottimizzare il trattamento farmacologico con il lenvatinib.

Valutazione delle complicanze biliari in pazienti con carcinoma della tiroide refrattario al radioiodio trattati con lenvatinib

MARINO, MARTA
2019/2020

Abstract

BACKGROUND: L’introduzione degli inibitori tirosino-chinasici (TKI) nella pratica clinica ha determinato un miglioramento della prognosi di molteplici neoplasie, incluso il carcinoma tiroideo. Sebbene esso sia un tumore generalmente a buona prognosi, con una sopravvivenza dell’80-98% a 20 anni per i carcinomi differenziati, circa 2-20% dei pazienti sviluppa metastasi locoregionali o a distanza e circa 2/3 dei pazienti sviluppa refrattarietà al radioiodio, con evidenza di progressione di malattia nonostante i trattamenti. La terapia sistemica con farmaci a bersaglio molecolare si inserisce in questo quadro: lo studio di fase III sul lenvatinib ha rilevato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da malattia. Tuttavia, il farmaco è associato ad un ampio spettro di effetti collaterali, compresi disturbi sintomatici della cistifellea e delle vie biliari, già segnalati durante lo studio di fase III del lenvatinib ma di cui poco è riportato in letteratura. PAZIENTI E METODI: Abbiamo studiato in maniera retrospettiva i disturbi sintomatici delle vie biliari emersi nei pazienti in trattamento presso il nostro centro, allo scopo di comprendere meglio la tossicità e identificare una linea di intervento. Nel nostro studio retrospettivo prendiamo in considerazione i pazienti con carcinoma tiroideo refrattario al radioiodio in trattamento con lenvatinib presso il nostro centro, esclusi coloro precedentemente sottoposti a colecistectomia. Descriviamo gli effetti collaterali manifestatisi, la loro gestione clinica e gli esami biochimici e istologici pertinenti. Le scansioni TC di conferma diagnostica sono state esaminate da un singolo radiologo e confrontate con le scansioni eseguite per la valutazione della risposta al farmaco in corso di terapia, prima dell’esordio conclamato della patologia biliare. RISULTATI: Su 34 pazienti, cinque (14,7%) hanno sviluppato eventi avversi sintomatici sulle vie biliari radiologicamente confermati e successivamente sottoposti a colecistectomia. Gli eventi si sono manifestati dopo una mediana di 4.4 mesi dall’inizio del trattamento. In due casi l’intervento chirurgico è stato programmato e abbiamo potuto effettuare una adeguata sospensione del lenvatinib; nei restanti casi l’evento si è manifestato in maniera acuta e non è stato possibile attuare l’interruzione pre-chirurgica precocemente. Dopo la guarigione della ferita chirurgica, il farmaco è stato ripreso in tutti i pazienti. Solo un paziente presentava anomalie della colecisti e delle vie biliari prima dell’inizio del trattamento. Tre pazienti presentavano lievi alterazioni biochimiche alle due visite di follow-up precedenti l’evento biliare sintomatico. CONCLUSIONI: Nella nostra coorte una percentuale inaspettatamente alta di pazienti ha sviluppato disturbi sintomatici delle vie biliari che hanno richiesto un intervento chirurgico e la sospensione temporanea del farmaco. Ulteriori studi sono necessari per confermare il potenziale di tossicità di questi farmaci sulle vie biliari, per identificare quali siano i pazienti più a rischio e quali strategie preventive attuare e per ottimizzare il trattamento farmacologico con il lenvatinib.
Evaluation of biliary complications in patients with radioactive iodine refractory thyroid cancer treated with lenvatinib
BACKGROUND: The introduction of tyrosine-kinase inhibitors (TKI) into clinical practice has resulted in an improvement in the prognosis of malignancies, including thyroid cancer. Though this tumor generally has a good prognosis, with a survival of 80-98% at 20 years for differentiated carcinomas, about 2-20% of patients develops locoregional or distance metastases and about 2/3 of patients become refractory to radioiodine, with evidence of disease progression despite treatment. Systemic therapy with molecular target drugs fits into this picture: phase III studies on lenvatinib have found a significant improvement in progression-free survival. However, the drug is associated with a broad spectrum of side effects, including symptomatic gallbladder and biliary disorders, already reported during the phase III study of lenvatinib but of which little is reported in the literature. PATIENTS AND METHODS: We retrospectively studied the symptomatic disorders of the biliary tract that emerged in the patients being treated at our center, in order to better understand the toxicity and identify an intervention line. In our retrospective study we consider patients with radioiodine refractory thyroid carcinoma treated with lenvatinib at our center, excluding those previously underwent trough cholecystectomy. We describe the side effects that have occurred, their clinical management and the relevant biochemical and histological findings. The CT scans which confirmed the diagnosis were examined by a single radiologist and compared with the scans performed to evaluate the response to the treatment, before the symptomatic disorder. RESULTS: Of 34 patients, five (14.7%) developed symptomatic adverse events on biliary tract, radiologically confirmed, and subsequently underwent cholecystectomy. The events occurred after a median of 4.4 months from the start of treatment. In two cases, the surgery was scheduled and we were able to make an adequate suspension of lenvatinib; in the remaining cases, the event occurred acutely and the pre-surgical interruption could not be planned. After healing of the surgical wound, the drug was resumed in all patients. Only one patient had gallbladder and biliary tract anomalies before starting treatment. Three patients had mild biochemical changes at the two follow-up visits before the symptomatic biliary event. CONCLUSIONS: In our cohort an unexpectedly high percentage of patients developed symptomatic disorders of the biliary tract which required surgery and temporary suspension of the drug. Further studies are needed to confirm the potential toxicity of these drugs on the biliary tract, to identify which patients are most at risk and which preventive strategies could be used to optimize treatment with lenvatinib.
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