This dissertation explores the representations of Terra Australis in European geographical and cultural perceptions from antiquity to the 19th century. By investigating the origins and transformations of the concept of the Southern Continent, this work aims to understand how speculative australis geographies profoundly influenced Western explorations and how these, in turn, contributed to redefine the development of the geographical knowledge in the Old World. Terra Australis emerges as a distinctive concept of the Age of Exploration, born from a specific European culture. Subject to continuous processes of integration, selection, and superimposition, the Southern Continent constitutes a genuine theoretical entity capable of continually absorbing empirical information, a profoundly human artifact and, consequently, closely tied to the variability of its mindset. This research adopts a cultural history perspective characterized by a qualitative, inductive, and comparative approach focused on australis representations as a more or less voluntary metaphor of the Italian and European self in the modern era. In order to analyse how numerous intellectuals, explorers, and cartographers contributed to shape the concept of the Southern Continent by integrating it into the European cultural fabric, this study examined various Italian printed sources ranging from the 17th to the 19th century: Vitale Terrarossa's "Riflessioni Geografiche" (1686), Zaccaria Seriman's "Viaggi di Enrico Wanton alle terre incognite australi" (1764), and "Viaggi nell’interno dell’Australia del maggiore T.L. Mitchell" (1844). These sources, along with entries from late 18th and early 19th century encyclopaedias and dictionaries, have allowed to trace the evolution of the Italian geographical thought regarding australis lands and evaluating the impact of their perceptions on the culture and society of the time. The results highlight a significant evolution of the geographical concept of the Southern Continent, which, through modern maritime explorations, transitioned from a mythological and abstract subject to a real and concrete entity. This study contributes to the understanding of how interactions between myth, science, and culture can shape historical narratives, offering new insights for future research on the interaction between geography and cultural identity in the Italian and European context.

La presente tesi esplora le rappresentazioni della Terra Australis nelle percezioni geografiche e culturali europee dall’antichità fino al XIX secolo. Indagando sulle origini e trasformazioni del concetto di Continente Meridionale, questo elaborato cerca di comprendere come le geografie speculative australi abbiano profondamente influenzato le esplorazioni occidentali e come queste ultime abbiano contribuito, a loro volta, a ridefinire lo sviluppo della conoscenza geografica nel Vecchio Continente. La Terra Australis si configura come un concetto tipico dell’età delle esplorazioni figlio della specifica cultura europea. Soggetto a continui processi di integrazione, selezione, e sovrapposizione, il Continente Meridionale costituisce una vera e propria entità teoretica capace di incamerare continuamente informazioni empiriche, un artefatto profondamente umano, e di conseguenza legato al variare della sua forma mentis. Questa ricerca adotta una prospettiva di storia culturale caratterizzata da un approccio qualitativo, induttivo, e comparativo focalizzato sulle rappresentazioni australi quali metafora, più o meno volontaria, del sé italiano ed europeo di epoca moderna. Per analizzare come numerosi intellettuali, esploratori, e cartografi abbiano contribuito a modellare il concetto di Continente Meridionale integrandolo nel tessuto culturale europeo, questo studio ha esaminato diverse fonti a stampa italiane che spaziano dal Seicento all'Ottocento: Le "Riflessioni Geografiche" (1686) di Vitale Terrarossa, i "Viaggi di Enrico Wanton alle terre incognite australi" (1764) di Zaccaria Seriman, e i "Viaggi nell’interno dell’Australia del maggiore T.L. Mitchell” (1844). Queste fonti, insieme a voci di enciclopedie e dizionari di fine XVIII-inizio XIX secolo, hanno permesso di tracciare l'evoluzione del pensiero geografico italiano relativo alle terre australi e di valutare l'impatto delle loro percezioni sulla cultura e società dell’epoca. I risultati evidenziano una significativa evoluzione del concetto geografico di Continente Meridionale, che con le esplorazioni marittime di età moderna passò da soggetto mitologico e astratto a una vera e propria entità reale e concreta. Questo studio contribuisce alla comprensione di come le interazioni tra mito, scienza, e cultura possano plasmare la narrazione storica, offrendo nuovi spunti per ricerche future sull’interazione tra geografia e identità culturale nel contesto italiano ed europeo.

Dal mito antipodale alla realtà australiana: Percezioni europee del Continente Meridionale tra il XV e il XIX secolo

DESMERO, GIANMARIA
2023/2024

Abstract

La presente tesi esplora le rappresentazioni della Terra Australis nelle percezioni geografiche e culturali europee dall’antichità fino al XIX secolo. Indagando sulle origini e trasformazioni del concetto di Continente Meridionale, questo elaborato cerca di comprendere come le geografie speculative australi abbiano profondamente influenzato le esplorazioni occidentali e come queste ultime abbiano contribuito, a loro volta, a ridefinire lo sviluppo della conoscenza geografica nel Vecchio Continente. La Terra Australis si configura come un concetto tipico dell’età delle esplorazioni figlio della specifica cultura europea. Soggetto a continui processi di integrazione, selezione, e sovrapposizione, il Continente Meridionale costituisce una vera e propria entità teoretica capace di incamerare continuamente informazioni empiriche, un artefatto profondamente umano, e di conseguenza legato al variare della sua forma mentis. Questa ricerca adotta una prospettiva di storia culturale caratterizzata da un approccio qualitativo, induttivo, e comparativo focalizzato sulle rappresentazioni australi quali metafora, più o meno volontaria, del sé italiano ed europeo di epoca moderna. Per analizzare come numerosi intellettuali, esploratori, e cartografi abbiano contribuito a modellare il concetto di Continente Meridionale integrandolo nel tessuto culturale europeo, questo studio ha esaminato diverse fonti a stampa italiane che spaziano dal Seicento all'Ottocento: Le "Riflessioni Geografiche" (1686) di Vitale Terrarossa, i "Viaggi di Enrico Wanton alle terre incognite australi" (1764) di Zaccaria Seriman, e i "Viaggi nell’interno dell’Australia del maggiore T.L. Mitchell” (1844). Queste fonti, insieme a voci di enciclopedie e dizionari di fine XVIII-inizio XIX secolo, hanno permesso di tracciare l'evoluzione del pensiero geografico italiano relativo alle terre australi e di valutare l'impatto delle loro percezioni sulla cultura e società dell’epoca. I risultati evidenziano una significativa evoluzione del concetto geografico di Continente Meridionale, che con le esplorazioni marittime di età moderna passò da soggetto mitologico e astratto a una vera e propria entità reale e concreta. Questo studio contribuisce alla comprensione di come le interazioni tra mito, scienza, e cultura possano plasmare la narrazione storica, offrendo nuovi spunti per ricerche future sull’interazione tra geografia e identità culturale nel contesto italiano ed europeo.
ITA
This dissertation explores the representations of Terra Australis in European geographical and cultural perceptions from antiquity to the 19th century. By investigating the origins and transformations of the concept of the Southern Continent, this work aims to understand how speculative australis geographies profoundly influenced Western explorations and how these, in turn, contributed to redefine the development of the geographical knowledge in the Old World. Terra Australis emerges as a distinctive concept of the Age of Exploration, born from a specific European culture. Subject to continuous processes of integration, selection, and superimposition, the Southern Continent constitutes a genuine theoretical entity capable of continually absorbing empirical information, a profoundly human artifact and, consequently, closely tied to the variability of its mindset. This research adopts a cultural history perspective characterized by a qualitative, inductive, and comparative approach focused on australis representations as a more or less voluntary metaphor of the Italian and European self in the modern era. In order to analyse how numerous intellectuals, explorers, and cartographers contributed to shape the concept of the Southern Continent by integrating it into the European cultural fabric, this study examined various Italian printed sources ranging from the 17th to the 19th century: Vitale Terrarossa's "Riflessioni Geografiche" (1686), Zaccaria Seriman's "Viaggi di Enrico Wanton alle terre incognite australi" (1764), and "Viaggi nell’interno dell’Australia del maggiore T.L. Mitchell" (1844). These sources, along with entries from late 18th and early 19th century encyclopaedias and dictionaries, have allowed to trace the evolution of the Italian geographical thought regarding australis lands and evaluating the impact of their perceptions on the culture and society of the time. The results highlight a significant evolution of the geographical concept of the Southern Continent, which, through modern maritime explorations, transitioned from a mythological and abstract subject to a real and concrete entity. This study contributes to the understanding of how interactions between myth, science, and culture can shape historical narratives, offering new insights for future research on the interaction between geography and cultural identity in the Italian and European context.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/73895