Il disturbo bipolare (DB) è una patologia psichiatrica cronica con un elevato grado di ereditabilità. Si caratterizza per cambiamenti umorali, con alternanza di fasi depressive a fasi di eccitamento di natura maniacale o ipomaniacale. È possibile distinguere due tipologie di DB. Il DB di tipo I si manifesta con uno o più episodi maniacali ed un episodio depressivo. Talvolta, gli episodi depressivi possono essere più di uno e sono comunque limitati. Il DB di tipo II invece presenta diversi episodi depressivi e almeno un episodio ipomaniacale. I meccanismi molecolari implicati in tale patologia sono tuttora poco conosciuti, inoltre la scelta di un trattamento farmacologico efficace rappresenta un'importante sfida clinica. La presente ricerca si pone l'intento di presentare e discutere i risultati degli studi più recenti condotti nell'ambito del DB, utilizzando fonti bibliografiche tradizionali quali PubMed, Google Scholar e più specifiche quali articoli del ¿Journal of Psychiatry¿ e monografie, in particolare ¿Il Disturbo Bipolare¿ di Steven Jones. In accordo con tali studi, il DB è universalmente riconosciuto come una patologia di origine multifattoriale. Alterazioni dell'asse ipotalamico-pituitario-adrenergico, aumentati livelli delle citochine infiammatorie, polimorfismo rs1006737 del gene CACNA1C (codificante per i canali del calcio di tipo L Cav1.2), ridotta espressione dei fattori neurotrofici e delle neurotrofine, in particolare di BDNF (brain-derived neurotrophic factor), aumentata espressione di geni pro-apoptotici quali Bcl-2 e alterazione dei sistemi di neurotrasmissione, inclusi il sistema dopaminergico e glutammatergico, sembrano essere le principali cause implicate nell'eziologia del DB. In merito al trattamento farmacologico della patologia, l'approccio è significativamente diverso in considerazione dell'indice di polarità della fase (maniacale vs depressiva). Per il trattamento acuto della mania, le attuali linee guida indicano l'uso di uno stabilizzatore dell'umore quale il litio, l'acido valproico, la carbamazepina, l'olanzapina. Qualora invece la mania sia associata a sintomi psicotici è necessario associarvi un antipsicotico atipico (preferibili agli antipsicotici tipici per la loro minore incidenza di reazioni avverse di tipo extrapiramidale). Il trattamento della depressione bipolare invece è più complesso. Infatti, ancora oggi vi sono opinioni contradditorie riguardo l'impiego degli antidepressivi. Solitamente, si opta per la monoterapia con uno stabilizzatore dell'umore per le forme depressive moderate, mentre per quelle più severe vi si associa un antidepressivo di tipo SSRI (selective serotonin re-uptake inhibitor) o SNRI (selective norephinefrine re-uptake inhibitor). Nell'ultimo decennio, sono stati condotti numerosi studi e trials clinici al fine di capire meglio le cause e lo sviluppo di tale patologia, tuttavia gran parte dei dati attualmente disponibili sono ancora preliminari e necessitano quindi di ulteriori ricerche e conferme. Risultati promettenti potrebbero venire dalla manipolazione delle cellule staminali che rappresenta uno degli approcci più moderni allo studio delle cause del DB. Invece, riguardo al trattamento farmacologico, l'introduzione di calcio antagonisti e ormoni tiroidei nelle cure terapeutiche tradizionali potrebbe rivelarsi straordinariamente efficace nella stabilizzazione dell'umore dei pazienti con DB.

"IL DISTURBO BIPOLARE: UNA SFIDA TERAPEUTICA"

BARBANGELO, ELENA
2014/2015

Abstract

Il disturbo bipolare (DB) è una patologia psichiatrica cronica con un elevato grado di ereditabilità. Si caratterizza per cambiamenti umorali, con alternanza di fasi depressive a fasi di eccitamento di natura maniacale o ipomaniacale. È possibile distinguere due tipologie di DB. Il DB di tipo I si manifesta con uno o più episodi maniacali ed un episodio depressivo. Talvolta, gli episodi depressivi possono essere più di uno e sono comunque limitati. Il DB di tipo II invece presenta diversi episodi depressivi e almeno un episodio ipomaniacale. I meccanismi molecolari implicati in tale patologia sono tuttora poco conosciuti, inoltre la scelta di un trattamento farmacologico efficace rappresenta un'importante sfida clinica. La presente ricerca si pone l'intento di presentare e discutere i risultati degli studi più recenti condotti nell'ambito del DB, utilizzando fonti bibliografiche tradizionali quali PubMed, Google Scholar e più specifiche quali articoli del ¿Journal of Psychiatry¿ e monografie, in particolare ¿Il Disturbo Bipolare¿ di Steven Jones. In accordo con tali studi, il DB è universalmente riconosciuto come una patologia di origine multifattoriale. Alterazioni dell'asse ipotalamico-pituitario-adrenergico, aumentati livelli delle citochine infiammatorie, polimorfismo rs1006737 del gene CACNA1C (codificante per i canali del calcio di tipo L Cav1.2), ridotta espressione dei fattori neurotrofici e delle neurotrofine, in particolare di BDNF (brain-derived neurotrophic factor), aumentata espressione di geni pro-apoptotici quali Bcl-2 e alterazione dei sistemi di neurotrasmissione, inclusi il sistema dopaminergico e glutammatergico, sembrano essere le principali cause implicate nell'eziologia del DB. In merito al trattamento farmacologico della patologia, l'approccio è significativamente diverso in considerazione dell'indice di polarità della fase (maniacale vs depressiva). Per il trattamento acuto della mania, le attuali linee guida indicano l'uso di uno stabilizzatore dell'umore quale il litio, l'acido valproico, la carbamazepina, l'olanzapina. Qualora invece la mania sia associata a sintomi psicotici è necessario associarvi un antipsicotico atipico (preferibili agli antipsicotici tipici per la loro minore incidenza di reazioni avverse di tipo extrapiramidale). Il trattamento della depressione bipolare invece è più complesso. Infatti, ancora oggi vi sono opinioni contradditorie riguardo l'impiego degli antidepressivi. Solitamente, si opta per la monoterapia con uno stabilizzatore dell'umore per le forme depressive moderate, mentre per quelle più severe vi si associa un antidepressivo di tipo SSRI (selective serotonin re-uptake inhibitor) o SNRI (selective norephinefrine re-uptake inhibitor). Nell'ultimo decennio, sono stati condotti numerosi studi e trials clinici al fine di capire meglio le cause e lo sviluppo di tale patologia, tuttavia gran parte dei dati attualmente disponibili sono ancora preliminari e necessitano quindi di ulteriori ricerche e conferme. Risultati promettenti potrebbero venire dalla manipolazione delle cellule staminali che rappresenta uno degli approcci più moderni allo studio delle cause del DB. Invece, riguardo al trattamento farmacologico, l'introduzione di calcio antagonisti e ormoni tiroidei nelle cure terapeutiche tradizionali potrebbe rivelarsi straordinariamente efficace nella stabilizzazione dell'umore dei pazienti con DB.
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