This dissertation's purpuse is to give account of the developments in the freedom of movement and residence which followed the birth of the Union citizenship, established by the Maastricht Treaty. After recalling the original economic connotation of freedom of movement of persons, we shall delve into the art. 21 TFEU and the provisions of the Directive 2004/38/EC, as interpreted by the ECJ. Union citizen enjoys a primary and individual right to move and reside freely within the territory of the Member States. Nevertheless the Directive 2004/38/EC has set a number of conditions designed to keep that citizen from becoming an unreasonable burden on the social assistance system of the host State. The longer the stay, the greater the integration's degree of the Union citizen in the host Member State will be: after five years of legal and continuous residence, EU citizens acquire the right of permanent residence, which removes any restriction on the principle of non-discrimination on grounds of nationality. Furthermore, we will be analyzing the position of EU citizens' family members. The provisions mark the opening of the European Union law to forms of family life that might be different from marriage. A particular attention will be also given to family members who are not citizens of the Union. These members, although the generally restrictive national immigration laws, can rely against the host Member State, among other things, a right of residence derived from the exercise by a Union citizen of his freedom of movement. Eventually, it must be remembered that the right to free movement of EU citizens is not unconditional, but may be subject to the limitations and conditions imposed by the treaties and by the measures adopted to give them effect. Therefore the exceptions to the fundamental freedom analyzed will be taken into account (public policy, public safety and public health). It will be observed how the secondary legislation and the ECJ's case law in this matter tend to limit Member States' discretion, requiring that each expulsion decision is consistent with the principle of proportionality.
La tesi vuole dare conto degli sviluppi della libertà di circolazione e soggiorno a seguito dell'istituzione della cittadinanza dell'Unione operata dal trattato di Maastricht. Dopo avere ricordato l'originaria connotazione economica della libertà di circolazione delle persone, si approfondiranno l'art. 21 TFUE e le disposizioni della direttiva 2004/38/CE così come interpretati dalla Corte di giustizia. Il cittadino dell'Unione gode del diritto primario e individuale di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, tuttavia vengono poste dalla direttiva 2004/38/CE alcune condizioni volte a evitare che tale cittadino diventi un onere eccessivo per il sistema di assistenza sociale dello Stato ospitante. Maggiore è la durata del soggiorno, maggiore è il grado di integrazione del cittadino dell'Unione nello Stato membro ospitante: dopo cinque anni di soggiorno legale e ininterrotto il cittadino dell'Unione acquisisce il diritto di soggiorno permanente, che elimina ogni limitazione al principio di non discriminazione sulla base della cittadinanza. Occorre anche analizzare la posizione dei familiari dei cittadini dell'Unione. Si segnala l'apertura del diritto dell'Unione verso forme di vita familiare diverse dal matrimonio e particolare attenzione verrà data ai familiari che non siano cittadini dell'Unione; questi ultimi infatti, a fronte di normative nazionali sull'immigrazione generalmente restrittive, possono invocare nei confronti dello Stato membro ospitante, tra l'altro, un diritto di soggiorno derivato dall'esercizio, da parte del cittadino dell'Unione, della propria libertà di circolazione. Si darà anche conto della giurisprudenza della Corte di giustizia che ha individuato ipotesi in cui un familiare di un cittadino dell'Unione ha diritto al soggiorno in uno Stato membro ulteriori rispetto a quelle previste dal diritto derivato affinché non venisse pregiudicato in alcun modo l'esercizio della libertà di circolazione del cittadino dell'Unione. Infine, poiché il diritto alla libera circolazione dei cittadini dell'Unione non è incondizionato e può essere subordinato alle limitazioni e alle condizioni previste dai trattati nonché dalle relative disposizioni di attuazione verranno, prese in considerazione le deroghe alla libertà fondamentale analizzata (ordine pubblico, pubblica sicurezza e sanità pubblica): si osserverà come sia il diritto derivato che la giurisprudenza della Corte tendano a limitare in questa materia la discrezionalità degli Stati membri, imponendo che ogni provvedimento di allontanamento sia conforme al principio di proporzionalità.
Diritti e limiti alla libera circolazione del cittadino dell'Unione europea
GHIO, ANDREA
2014/2015
Abstract
La tesi vuole dare conto degli sviluppi della libertà di circolazione e soggiorno a seguito dell'istituzione della cittadinanza dell'Unione operata dal trattato di Maastricht. Dopo avere ricordato l'originaria connotazione economica della libertà di circolazione delle persone, si approfondiranno l'art. 21 TFUE e le disposizioni della direttiva 2004/38/CE così come interpretati dalla Corte di giustizia. Il cittadino dell'Unione gode del diritto primario e individuale di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, tuttavia vengono poste dalla direttiva 2004/38/CE alcune condizioni volte a evitare che tale cittadino diventi un onere eccessivo per il sistema di assistenza sociale dello Stato ospitante. Maggiore è la durata del soggiorno, maggiore è il grado di integrazione del cittadino dell'Unione nello Stato membro ospitante: dopo cinque anni di soggiorno legale e ininterrotto il cittadino dell'Unione acquisisce il diritto di soggiorno permanente, che elimina ogni limitazione al principio di non discriminazione sulla base della cittadinanza. Occorre anche analizzare la posizione dei familiari dei cittadini dell'Unione. Si segnala l'apertura del diritto dell'Unione verso forme di vita familiare diverse dal matrimonio e particolare attenzione verrà data ai familiari che non siano cittadini dell'Unione; questi ultimi infatti, a fronte di normative nazionali sull'immigrazione generalmente restrittive, possono invocare nei confronti dello Stato membro ospitante, tra l'altro, un diritto di soggiorno derivato dall'esercizio, da parte del cittadino dell'Unione, della propria libertà di circolazione. Si darà anche conto della giurisprudenza della Corte di giustizia che ha individuato ipotesi in cui un familiare di un cittadino dell'Unione ha diritto al soggiorno in uno Stato membro ulteriori rispetto a quelle previste dal diritto derivato affinché non venisse pregiudicato in alcun modo l'esercizio della libertà di circolazione del cittadino dell'Unione. Infine, poiché il diritto alla libera circolazione dei cittadini dell'Unione non è incondizionato e può essere subordinato alle limitazioni e alle condizioni previste dai trattati nonché dalle relative disposizioni di attuazione verranno, prese in considerazione le deroghe alla libertà fondamentale analizzata (ordine pubblico, pubblica sicurezza e sanità pubblica): si osserverà come sia il diritto derivato che la giurisprudenza della Corte tendano a limitare in questa materia la discrezionalità degli Stati membri, imponendo che ogni provvedimento di allontanamento sia conforme al principio di proporzionalità.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
732160_tesi_ghio_andrea.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.69 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.69 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/73774