The Raising of Lazarus by Giovanni Carlone. Regaining canvas tension by means of controlled pre-tensioning and the use of a self-adjusting stretcher. This dissertation is an interdisciplinary study aimed at the deepening of knowledge, planning and restoration of the oil on canvas painting Raising of Lazarus (123 x 96 cm), made in 1620 ca by the Genoese painter Giovanni Carlone, preserved in the Church of Saints Remigio and Carlo di Cadepiaggio (AL). The direct activity on the artefact was preceded and accompanied by a long phase of study and research aimed at deepening the historical-artistic context, the executive technique, the original pictorial materials and the substances brought during previous maintenance/restoration. The digital photographic documentation in visible diffused and grazing light, the inspection of the painting surface by means of portable optical video-microscopy (VM), combined with multispectral diagnostics, specifically the fluorescence induced by ultraviolet radiation (UVF), infrared reflectography (IR1), the processing of IR1 in false colours (IRFC) and digital radiography have provided unpublished data on the actual state of the painting and useful information to guide both the operational choices and the subsequent scientific investigation campaign. Non-invasive analyses such as X-ray fluorescence spectrophotometry (XRF) and invasive analyses such as Fourier Transform Infrared Spectrophotometry (FTIR), scanning electron microscopy (SEM) and stratigraphic sections have proved indispensable for the characterization of painting substances. The compromised state of conservation of the work, mainly on the textile support, was a stimulus for the design of an intervention that, while aimed at solving specific problems of deterioration, was as respectful as possible of the conservation history of the object and its intrinsic material qualities. While considering the existence of an important phenomenon of deformation such as to compromise the flatness of the object, accompanied by the considerable presence of patches, cuts, lacerations and gaps in the textile material, the priority objective was to maintain the support in the first canvas. This has imposed an innovative methodological approach in which a crucial role has been played by the need to create a pre-tensioning system with a known and controlled load able to be easily modified according to the treatment requirements. This system based on the application of spring tensioners (compression type) has made it possible to manage and condition the dimensional variations of the textile support on the basis of the tension values applied, allowing the work to be brought back to its correct flatness. The attention to the management of the tensioning forces has also been extended to the design and realisation of an ad hoc self-adjusting stretcher capable of constituting a constraint and tensioning modulated on the needs of the painting. An equally significant aspect concerned the need to acquire objective information on the dimensional alterations suffered by the work during the entire restoration process, from the beginning until the end of the treatment. For this reason, several monitoring systems were selected, including the mapping of linear distances between points identified on the surface by means of a laser meter and the use of the Geographic Information System (GIS), a computerised information system capable of analysing an object and studying it in its three-dimensionality.
La Resurrezione di Lazzaro di Giovanni Carlone. Restituzione della planarità tra pretensionamento a carico noto-controllabile e impiego di un telaio flottante autoadattativo. Questo elaborato di tesi si configura come uno studio interdisciplinare finalizzato all’approfondimento conoscitivo, alla progettazione e al restauro del dipinto olio su tela Resurrezione di Lazzaro (123 x 96 cm), realizzato nel 1620 ca dal pittore genovese Giovanni Carlone, conservato presso la Chiesa dei Santi Remigio e Carlo di Cadepiaggio (AL). L’attività diretta sul manufatto è stata preceduta e accompagnata da una lunga fase di studio e ricerca volta all’approfondimento del contesto storico-artistico, della tecnica esecutiva, dei materiali pittorici originali e delle sostanze apportate nel corso di precedenti manutenzioni/restauri. La documentazione fotografica digitale in luce visibile diffusa e radente, l’ispezione della superficie pittorica mediante video-microscopia ottica portatile (VM), associata alla diagnostica multispettrale, nello specifico alla fluorescenza indotta da radiazione ultravioletta (UVF), alla riflettografia infrarossa (IR1), all’elaborazione dell’IR1 in falsi colori (IRFC) e alla radiografia digitale hanno fornito dati inediti sullo stato di fatto del dipinto e informazioni utili per indirizzare sia le scelte operative, sia la successiva campagna d’indagini scientifiche. Le analisi non invasive come la spettrofotometria di fluorescenza ai raggi X (XRF) e quelle invasive come la spettrofotometria infrarossa in trasformata di Fourier (FTIR), microscopia elettronica a scansione (SEM) e le sezioni stratigrafiche si sono dimostrate indispensabili per la caratterizzazione delle sostanze pittoriche. Il compromesso stato di conservazione dell’opera a carico principalmente del supporto tessile è stato da stimolo per la progettazione di un intervento che pur finalizzato alla risoluzione delle specifiche problematiche di degrado fosse il più possibile rispettoso della storia conservativa dell’oggetto e delle sue intrinseche qualità materiali. Pur considerando l’esistenza di un importante fenomeno di deformazioni tale da compromettere la planarità del manufatto, accompagnato dalla considerevole presenza di toppe, tagli, lacerazioni e lacune di materiale tessile, ci si è posti come obiettivo prioritario il mantenimento del supporto in prima tela. Ciò ha imposto un approccio metodologico innovativo nel quale un ruolo cruciale è stato rivolto alla necessità di realizzare un sistema di pretensionamento a carico noto e controllato in grado di essere modificato agilmente a seconda delle esigenze di trattamento previste. Tale sistema basato sull’applicazione di tenditori a molle (tipologia a compressione) ha consentito di poter gestire e condizionare le variazioni dimensionali del supporto tessile sulla base dei valori di tensione applicati, consentendo di riportare l’opera alla sua corretta planarità. L’attenzione alla gestione delle forze di tensionamento è stata estesa anche alla progettazione e realizzazione ad hoc di un telaio flottante autoadattativo capace di costituire un vincolo e un tensionamento modulato sulle necessità del dipinto. Un aspetto altrettanto significativo ha riguardato la necessità di acquisire informazioni oggettive sulle alterazioni dimensionali subite dall’opera nel corso dell’intero processo di restauro, dall’inizio fino alla conclusione del trattamento. Per tale ragione sono stati selezionati diversi sistemi di monitoraggio tra cui la mappatura delle distanze lineari tra punti identificati sulla superficie tramite un misuratore laser e l’impiego del Geographic Information System (GIS), un sistema informatico computerizzato in grado di analizzare un oggetto e studiarlo nella sua tridimensionalità.
La Resurrezione di Lazzaro di Giovanni Carlone. Restituzione della planarità tra pretensionamento a carico noto-controllabile e impiego di un telaio flottante autoadattativo.
GARRONE, MARIA LUDOVICA
2019/2020
Abstract
La Resurrezione di Lazzaro di Giovanni Carlone. Restituzione della planarità tra pretensionamento a carico noto-controllabile e impiego di un telaio flottante autoadattativo. Questo elaborato di tesi si configura come uno studio interdisciplinare finalizzato all’approfondimento conoscitivo, alla progettazione e al restauro del dipinto olio su tela Resurrezione di Lazzaro (123 x 96 cm), realizzato nel 1620 ca dal pittore genovese Giovanni Carlone, conservato presso la Chiesa dei Santi Remigio e Carlo di Cadepiaggio (AL). L’attività diretta sul manufatto è stata preceduta e accompagnata da una lunga fase di studio e ricerca volta all’approfondimento del contesto storico-artistico, della tecnica esecutiva, dei materiali pittorici originali e delle sostanze apportate nel corso di precedenti manutenzioni/restauri. La documentazione fotografica digitale in luce visibile diffusa e radente, l’ispezione della superficie pittorica mediante video-microscopia ottica portatile (VM), associata alla diagnostica multispettrale, nello specifico alla fluorescenza indotta da radiazione ultravioletta (UVF), alla riflettografia infrarossa (IR1), all’elaborazione dell’IR1 in falsi colori (IRFC) e alla radiografia digitale hanno fornito dati inediti sullo stato di fatto del dipinto e informazioni utili per indirizzare sia le scelte operative, sia la successiva campagna d’indagini scientifiche. Le analisi non invasive come la spettrofotometria di fluorescenza ai raggi X (XRF) e quelle invasive come la spettrofotometria infrarossa in trasformata di Fourier (FTIR), microscopia elettronica a scansione (SEM) e le sezioni stratigrafiche si sono dimostrate indispensabili per la caratterizzazione delle sostanze pittoriche. Il compromesso stato di conservazione dell’opera a carico principalmente del supporto tessile è stato da stimolo per la progettazione di un intervento che pur finalizzato alla risoluzione delle specifiche problematiche di degrado fosse il più possibile rispettoso della storia conservativa dell’oggetto e delle sue intrinseche qualità materiali. Pur considerando l’esistenza di un importante fenomeno di deformazioni tale da compromettere la planarità del manufatto, accompagnato dalla considerevole presenza di toppe, tagli, lacerazioni e lacune di materiale tessile, ci si è posti come obiettivo prioritario il mantenimento del supporto in prima tela. Ciò ha imposto un approccio metodologico innovativo nel quale un ruolo cruciale è stato rivolto alla necessità di realizzare un sistema di pretensionamento a carico noto e controllato in grado di essere modificato agilmente a seconda delle esigenze di trattamento previste. Tale sistema basato sull’applicazione di tenditori a molle (tipologia a compressione) ha consentito di poter gestire e condizionare le variazioni dimensionali del supporto tessile sulla base dei valori di tensione applicati, consentendo di riportare l’opera alla sua corretta planarità. L’attenzione alla gestione delle forze di tensionamento è stata estesa anche alla progettazione e realizzazione ad hoc di un telaio flottante autoadattativo capace di costituire un vincolo e un tensionamento modulato sulle necessità del dipinto. Un aspetto altrettanto significativo ha riguardato la necessità di acquisire informazioni oggettive sulle alterazioni dimensionali subite dall’opera nel corso dell’intero processo di restauro, dall’inizio fino alla conclusione del trattamento. Per tale ragione sono stati selezionati diversi sistemi di monitoraggio tra cui la mappatura delle distanze lineari tra punti identificati sulla superficie tramite un misuratore laser e l’impiego del Geographic Information System (GIS), un sistema informatico computerizzato in grado di analizzare un oggetto e studiarlo nella sua tridimensionalità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/73474