L’ipercolesterolemia è una condizione molto diffusa a livello mondiale ed è associata allo sviluppo di malattie cardiovascolari come aterosclerosi, infarto del miocardio ed ictus cerebrale. Per contrastare l’ipercolesterolemia sono state quindi sviluppate diverse strategie terapeutiche, tra le quali un ruolo di primo piano è occupato dalle statine, inibitori dell’idrossi-metilglutaril-CoA (HMG-CoA), enzima chiave nella sintesi del colesterolo. Scopo di questa tesi è analizzare le nuove acquisizioni scientifiche relative agli effetti pleiotropici delle statine. Per effetti pleiotropici si intendono tutti quegli effetti positivi aggiuntivi legati all’utilizzo di tali farmaci e che vanno oltre gli effetti per cui questi farmaci vengono impiegati in terapia. Infatti, se da una parte si analizzano numerosi trial clinici, i quali confermano l’efficacia, oltre che la sicurezza, delle statine nel ridurre i livelli di colesterolo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, dall’altra parte emergono dati sempre più interessanti per quanto riguarda i loro effetti pleiotropici. Questi effetti pleiotropici sono stati maggiormente evidenziati e approfonditi anche da studi clinici relativi alla recente pandemia in corso, in pazienti affetti da SARS-CoV-2. In particolare, analizzando studi clinici quali JUPITER, MIRACL, LIPID e BELLES emerge come tra gli effetti pleiotropici delle statine appaia rilevante un effetto di tipo antinfiammatorio. Questo effetto antinfiammatorio sembra riconducibile ad un’azione di riduzione, da parte delle statine, di tutta una serie di mediatori chimici proinfiammatori, quali citochine, proteine RAS e RHO. Un altro importante effetto pleiotropico è quello anticoagulante, infatti dallo studio METEOR emerge come il trattamento con rosuvastatina rallenti la progressione dell’aterosclerosi andando ad agire su alcune componenti della coagulazione quali fattore vWF, plasminogeno e antitrombina III. Inoltre, effetti protettivi a livello endoteliale sembrano incidere significativamente sulla riduzione dell’insorgenza di ictus, grazie alla produzione di eNOS, e di aterosclerosi, grazie alla produzione di cellule progenitrici EPC che hanno la funzione di riparare i tessuti endoteliali danneggiati. Gli effetti pleiotropici si estendono anche ai pazienti affetti da Sars-CoV-2 che si trovano già in terapia con statine: queste ultime sembrerebbero infatti ridurre l’adesione del virus ai pneumociti e la sua conseguente replicazione, riducendo le concentrazioni di colesterolo di cui si serve il virus per la sua adesione. Inoltre, prevengono l’entrata del SARS-CoV-2 all’interno dell’organismo mediante la modulazione dell’immunoglobulina di superficie CD-147. Tutto ciò sembra determinare una notevole riduzione del danno polmonare che costituisce un importante fattore di rischio associato all’infezione da SARS-CoV-2. In conclusione, risulta importante valutare gli studi clinici finora effettuati e futuri trial che potrebbero permettere di definire la significatività clinica degli effetti pleiotropici delle statine quali la stabilizzazione della placca aterosclerotica e la riduzione di eventi infiammatori. Questo permetterebbe di ridefinire il ruolo terapeutico di questa classe farmacologica. Molto interessante sarà poi approfondire il ruolo delle statine nei pazienti affetti da SARS-CoV-2 in quanto il loro utilizzo sembra essere associato ad una riduzione del danno polmonare e della letalità della patologia stessa.
GLI EFFETTI PLEIOTROPICI DELLE STATINE: NON SOLO FARMACI IPOLIPEMIZZANTI
CARAMBIA, CRISTINA
2020/2021
Abstract
L’ipercolesterolemia è una condizione molto diffusa a livello mondiale ed è associata allo sviluppo di malattie cardiovascolari come aterosclerosi, infarto del miocardio ed ictus cerebrale. Per contrastare l’ipercolesterolemia sono state quindi sviluppate diverse strategie terapeutiche, tra le quali un ruolo di primo piano è occupato dalle statine, inibitori dell’idrossi-metilglutaril-CoA (HMG-CoA), enzima chiave nella sintesi del colesterolo. Scopo di questa tesi è analizzare le nuove acquisizioni scientifiche relative agli effetti pleiotropici delle statine. Per effetti pleiotropici si intendono tutti quegli effetti positivi aggiuntivi legati all’utilizzo di tali farmaci e che vanno oltre gli effetti per cui questi farmaci vengono impiegati in terapia. Infatti, se da una parte si analizzano numerosi trial clinici, i quali confermano l’efficacia, oltre che la sicurezza, delle statine nel ridurre i livelli di colesterolo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, dall’altra parte emergono dati sempre più interessanti per quanto riguarda i loro effetti pleiotropici. Questi effetti pleiotropici sono stati maggiormente evidenziati e approfonditi anche da studi clinici relativi alla recente pandemia in corso, in pazienti affetti da SARS-CoV-2. In particolare, analizzando studi clinici quali JUPITER, MIRACL, LIPID e BELLES emerge come tra gli effetti pleiotropici delle statine appaia rilevante un effetto di tipo antinfiammatorio. Questo effetto antinfiammatorio sembra riconducibile ad un’azione di riduzione, da parte delle statine, di tutta una serie di mediatori chimici proinfiammatori, quali citochine, proteine RAS e RHO. Un altro importante effetto pleiotropico è quello anticoagulante, infatti dallo studio METEOR emerge come il trattamento con rosuvastatina rallenti la progressione dell’aterosclerosi andando ad agire su alcune componenti della coagulazione quali fattore vWF, plasminogeno e antitrombina III. Inoltre, effetti protettivi a livello endoteliale sembrano incidere significativamente sulla riduzione dell’insorgenza di ictus, grazie alla produzione di eNOS, e di aterosclerosi, grazie alla produzione di cellule progenitrici EPC che hanno la funzione di riparare i tessuti endoteliali danneggiati. Gli effetti pleiotropici si estendono anche ai pazienti affetti da Sars-CoV-2 che si trovano già in terapia con statine: queste ultime sembrerebbero infatti ridurre l’adesione del virus ai pneumociti e la sua conseguente replicazione, riducendo le concentrazioni di colesterolo di cui si serve il virus per la sua adesione. Inoltre, prevengono l’entrata del SARS-CoV-2 all’interno dell’organismo mediante la modulazione dell’immunoglobulina di superficie CD-147. Tutto ciò sembra determinare una notevole riduzione del danno polmonare che costituisce un importante fattore di rischio associato all’infezione da SARS-CoV-2. In conclusione, risulta importante valutare gli studi clinici finora effettuati e futuri trial che potrebbero permettere di definire la significatività clinica degli effetti pleiotropici delle statine quali la stabilizzazione della placca aterosclerotica e la riduzione di eventi infiammatori. Questo permetterebbe di ridefinire il ruolo terapeutico di questa classe farmacologica. Molto interessante sarà poi approfondire il ruolo delle statine nei pazienti affetti da SARS-CoV-2 in quanto il loro utilizzo sembra essere associato ad una riduzione del danno polmonare e della letalità della patologia stessa.File | Dimensione | Formato | |
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