La terapia fotodinamica (PDT) rappresenta una nuova modalità di trattamento in campo oncologico caratterizzata dalla combinazione di una sorgente di luce con un agente fotosensibilizzante che causa un evento citotossico selettivo nei confronti delle cellule tumorali. Il fotosensibilizzante, quando esposto a una sorgente luminosa con lunghezza d'onda idonea alla sua attivazione, viene attivato e nel suo ritorno allo stato nativo può reagire con l'ossigeno molecolare per formare specie reattive quali ossigeno singoletto (reazione di tipo II) oppure può reagire direttamente con un substrato cellulare per formare radicali liberi o ioni radicali (reazione di tipo I). Queste fasi iniziali, ed in particolare la formazione dell'ossigeno singoletto, sono alla base di una serie di eventi che conducono alla distruzione della cellula tumorale [1]. Essi comprendono necrosi cellulare e apoptosi, danno microvasale dettato dall'attivazione delle piastrine e dei leucociti polimorfonucleati con rilascio di agenti pro-aggreganti, processo infiammatorio con conseguente accumulo di granulociti, neutrofili e macrofagi, e infine induzione della risposta immunitaria come conseguenza del rilascio di antigeni tumorali. PDT si sta dimostrando una terapia molto efficace nel trattamento di tumori primitivi e secondari non-melanoma ed in alcune lesioni precancerose, ma al momento la maggiore esperienza clinica e i maggiori risultati terapeutici riguardano soprattutto il trattamento delle cheratosi attiniche, della M. Bowen, dei carcinomi a cellule basali ed a cellule squamose [2]. In questo elaborato verranno trattati alcuni fotosensibilizzanti utilizzati in PDT come Temoporfin, Porfimer Sodium (Figura), Lutetium, Acido S-Aminolevulinico oltre che nanoparticelle e Squaraine derivates.
Farmaci utilizzati nella terapia fotodinamica (PDT)
SCIARRA, LUCA
2011/2012
Abstract
La terapia fotodinamica (PDT) rappresenta una nuova modalità di trattamento in campo oncologico caratterizzata dalla combinazione di una sorgente di luce con un agente fotosensibilizzante che causa un evento citotossico selettivo nei confronti delle cellule tumorali. Il fotosensibilizzante, quando esposto a una sorgente luminosa con lunghezza d'onda idonea alla sua attivazione, viene attivato e nel suo ritorno allo stato nativo può reagire con l'ossigeno molecolare per formare specie reattive quali ossigeno singoletto (reazione di tipo II) oppure può reagire direttamente con un substrato cellulare per formare radicali liberi o ioni radicali (reazione di tipo I). Queste fasi iniziali, ed in particolare la formazione dell'ossigeno singoletto, sono alla base di una serie di eventi che conducono alla distruzione della cellula tumorale [1]. Essi comprendono necrosi cellulare e apoptosi, danno microvasale dettato dall'attivazione delle piastrine e dei leucociti polimorfonucleati con rilascio di agenti pro-aggreganti, processo infiammatorio con conseguente accumulo di granulociti, neutrofili e macrofagi, e infine induzione della risposta immunitaria come conseguenza del rilascio di antigeni tumorali. PDT si sta dimostrando una terapia molto efficace nel trattamento di tumori primitivi e secondari non-melanoma ed in alcune lesioni precancerose, ma al momento la maggiore esperienza clinica e i maggiori risultati terapeutici riguardano soprattutto il trattamento delle cheratosi attiniche, della M. Bowen, dei carcinomi a cellule basali ed a cellule squamose [2]. In questo elaborato verranno trattati alcuni fotosensibilizzanti utilizzati in PDT come Temoporfin, Porfimer Sodium (Figura), Lutetium, Acido S-Aminolevulinico oltre che nanoparticelle e Squaraine derivates.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
260225_tesisciarraluca.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.77 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.77 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/73043