Introduzione: fra i più recenti e rilevanti ambiti di ricerca ed applicazione clinica per la sedazione dei pazienti in terapia intensiva va annoverata la cosiddetta ¿sedazione cosciente¿. In base alle nuove proposte che emergono dalla letteratura scientifica i pazienti dovrebbero essere mantenuti vigili e coscienti anche durante le fasi più critiche della malattia, per ottenere un beneficio in termini di precoce svezzamento dal respiratore e minore incidenza di disfunzione cerebrale acuta. Obiettivi: scopo dello studio è verificare l'efficacia e la fattibilità della sedazione enterale rispetto alla sedazione endovenosa a parità di obiettivo di sedazione, corrispondente ad un paziente sveglio, tranquillo e collaborante. Viene considerata adeguata una sedazione pari a RASS ± 1 rispetto al valore rischiesto e sono stati considerati come indici di fattibilità il giudizio soggettivo dell'infermiere sull'adeguatezza sedativa ed il livello di dolore osservato nel paziente e valutato con la scala BPS. Costituiscono outome di sicurezza dello studio la mortalità in rianimazione e la lunghezza della degenza. Costituisce ipotesi secondaria dello studio la riduzione dell'incidenza di delirium nei pazienti trattati con la sedazione enterale. Materiali e metodi: 35 pazienti critici ad alto rischio provenienti dalle rianimazioni del S. Luigi di Orbassano, Giovanni Bosco di Torino e Cardinal Massaia di Asti sono stati randomizzati al trattamento enterale piuttosto che endovenoso. Il gruppo enterale è stato trattato con idrossizina, melatonina e lorazepam somministrati via sondino naso gastrico. Il gruppo endovenoso ha ricevuto propofol o midazolam. Ad entrambi i gruppi è stata garantita la massima analgesia possibile. Sono quindi stati rilevati tre volte al giorno il livello di sedazione raggiunto secondo la scala di RASS, l'adeguatezza sedativa secondo la valutazione strutturata dell'infermiere, il dolore secondo la scala BPS e la presenza di delirium in base allo strumento CAM ¿ ICU. Risultati: le analisi descrittive trasversali non individuano differenze statisticamente significative fra i due gruppi di trattamento. Le analisi longitudinali sulle curve di sopravvivenza hanno dimostrato un effetto protettivo della sedazione enterale non statisticamente significativo (eccesso di rischio per il gruppo endovenoso pari al 19,6% p=0,79). La differenza media fra RASS osservato e RASS desiderato aggiustato per misure ripetute è pari a -0,80 per il gruppo enterale e -0,42 per il gruppo endovenoso, indice di una maggiore adeguatezza sedativa del gruppo enterale che tuttavia non è statisticamente significativa. Per quanto riguarda il dolore, il BPS medio aggiustato per misure ripetute è favorevole al gruppo enterale (3,17 vs 4,08) ma la differenza non è statisticamente significativa per sovrapposizione degli intervalli di confidenza. La sedazione enterale ha dimostrato anche un effetto protettivo sull'insorgenza di delirium (RR = 0,30) ma , come per gli altri parametri, la bassa numerosità campionaria non permette di raggiungere la significatività statistica (p=0,89). Conclusioni: l'analisi preliminare dei risultati fornisce risultati incoraggianti per il proseguimento dello studio stesso ma non raggiunge in questa fase la significatività statistica in alcuna delle voci studiate. Appare quindi indispensabile aumentare la numerosità campionaria per verificare la riproducibilità dei risultati e fornire maggiore affidabilità statistica alle conclusioni.

Sedazione enterale vs. sedazione endovenosa in terapia intensiva: risultati preliminari di uno studio multicentrico controllato e randomizzato

FERRERO, DANIELE
2011/2012

Abstract

Introduzione: fra i più recenti e rilevanti ambiti di ricerca ed applicazione clinica per la sedazione dei pazienti in terapia intensiva va annoverata la cosiddetta ¿sedazione cosciente¿. In base alle nuove proposte che emergono dalla letteratura scientifica i pazienti dovrebbero essere mantenuti vigili e coscienti anche durante le fasi più critiche della malattia, per ottenere un beneficio in termini di precoce svezzamento dal respiratore e minore incidenza di disfunzione cerebrale acuta. Obiettivi: scopo dello studio è verificare l'efficacia e la fattibilità della sedazione enterale rispetto alla sedazione endovenosa a parità di obiettivo di sedazione, corrispondente ad un paziente sveglio, tranquillo e collaborante. Viene considerata adeguata una sedazione pari a RASS ± 1 rispetto al valore rischiesto e sono stati considerati come indici di fattibilità il giudizio soggettivo dell'infermiere sull'adeguatezza sedativa ed il livello di dolore osservato nel paziente e valutato con la scala BPS. Costituiscono outome di sicurezza dello studio la mortalità in rianimazione e la lunghezza della degenza. Costituisce ipotesi secondaria dello studio la riduzione dell'incidenza di delirium nei pazienti trattati con la sedazione enterale. Materiali e metodi: 35 pazienti critici ad alto rischio provenienti dalle rianimazioni del S. Luigi di Orbassano, Giovanni Bosco di Torino e Cardinal Massaia di Asti sono stati randomizzati al trattamento enterale piuttosto che endovenoso. Il gruppo enterale è stato trattato con idrossizina, melatonina e lorazepam somministrati via sondino naso gastrico. Il gruppo endovenoso ha ricevuto propofol o midazolam. Ad entrambi i gruppi è stata garantita la massima analgesia possibile. Sono quindi stati rilevati tre volte al giorno il livello di sedazione raggiunto secondo la scala di RASS, l'adeguatezza sedativa secondo la valutazione strutturata dell'infermiere, il dolore secondo la scala BPS e la presenza di delirium in base allo strumento CAM ¿ ICU. Risultati: le analisi descrittive trasversali non individuano differenze statisticamente significative fra i due gruppi di trattamento. Le analisi longitudinali sulle curve di sopravvivenza hanno dimostrato un effetto protettivo della sedazione enterale non statisticamente significativo (eccesso di rischio per il gruppo endovenoso pari al 19,6% p=0,79). La differenza media fra RASS osservato e RASS desiderato aggiustato per misure ripetute è pari a -0,80 per il gruppo enterale e -0,42 per il gruppo endovenoso, indice di una maggiore adeguatezza sedativa del gruppo enterale che tuttavia non è statisticamente significativa. Per quanto riguarda il dolore, il BPS medio aggiustato per misure ripetute è favorevole al gruppo enterale (3,17 vs 4,08) ma la differenza non è statisticamente significativa per sovrapposizione degli intervalli di confidenza. La sedazione enterale ha dimostrato anche un effetto protettivo sull'insorgenza di delirium (RR = 0,30) ma , come per gli altri parametri, la bassa numerosità campionaria non permette di raggiungere la significatività statistica (p=0,89). Conclusioni: l'analisi preliminare dei risultati fornisce risultati incoraggianti per il proseguimento dello studio stesso ma non raggiunge in questa fase la significatività statistica in alcuna delle voci studiate. Appare quindi indispensabile aumentare la numerosità campionaria per verificare la riproducibilità dei risultati e fornire maggiore affidabilità statistica alle conclusioni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/73020