ABSTRACT Il presente studio ha per oggetto le modalità di definizione anticipata e senza condanna del processo penale minorile, che consentono al minore deviante di fuoriuscire nel più breve tempo possibile dal circuito criminale. Si tratta in particolar modo degli istituti della messa alla prova del minore, dell'irrilevanza del fatto, del perdono giudiziale e della mediazione penale. Il primo capitolo, a carattere introduttivo, prende in esame la normativa internazionale nonché la giurisprudenza costituzionale nazionale che hanno sostanzialmente anticipato e determinato i contenuti della riforma del processo penale minorile, avvenuta ad opera del D.P.R. 448/1988. Dopodiché vengono esposti ed esaminati quelli che sono i principi fondamentali del processo penale minorile, ossia il principio di minima offensività del processo, il principio di de-stigmatizzazione, il principio di auto selettività, il principio di indisponibilità del rito e dell'esito del processo, il principio della residualità della detenzione. Il secondo capitolo prende in esame il nuovo istituto (introdotto con la riforma operata dal D.P.R. 448/1988) della sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto, dalla natura giuridica, ai presupposti applicativi, al procedimento. Il terzo capitolo riguarda l'istituto (introdotto sempre dalla riforma operata dal D.P.R. 448/1988) della sospensione del processo e messa alla prova del minore. L'istituto viene trattato a partire dalle sue origini, per passare poi ad aspetti prettamente processuali, quali i presupposti applicativi, il procedimento, la decisione, il progetto di messa alla prova e, infine, l'esito della stessa, che può essere negativo o positivo. Chiudono il capitolo una serie di dati statistici relativi ai provvedimenti di messa alla prova emessi negli ultimi anni. Il quarto capitolo riguarda le sanzioni sostitutive che, in base al disposto dell'art. 30 del D.P.R. 448/1988, vengono applicate dal giudice in tutti i casi in cui questi ritenga di dover infliggere al minore una pena detentiva non superiore a due anni, sola o congiunta a pena pecuniaria. Si tratta, in particolare, della semidetenzione, della libertà controllata e della pena pecuniaria sostitutiva. Il quinto capitolo prende in esame l'ormai risalente istituto del perdono giudiziale, introdotto dal codice penale del 1930. Chiudono il capitolo una serie di dati statistici relativi all'utilizzo di tale istituto. L'ultimo capitolo riguarda un istituto che, pur non essendo previsto legislativamente, si sta progressivamente affermando nella prassi: la mediazione penale minorile. Dopo un esame rapido delle principali fonti internazionali in materia, vengono esaminati aspetti più prettamente processuali, ossia la sua praticabilità e il suo spazio nel processo penale. Chiude il capitolo una parte dedicata in modo specifico all'attività del Centro Mediazione di Torino, città cui risalgono le prime esperienze in tal senso. Il presente studio si occupa, quindi, di tutti quegli istituti che, perseguendo il fine supremo del processo penale minorile, ossia quello del recupero e dell'educazione del minore, consentono al minore di fuoriuscire ¿indenne¿ e nel più breve tempo possibile dal circuito criminale.
Il processo penale minorile
MACCIONI, DEBORAH
2011/2012
Abstract
ABSTRACT Il presente studio ha per oggetto le modalità di definizione anticipata e senza condanna del processo penale minorile, che consentono al minore deviante di fuoriuscire nel più breve tempo possibile dal circuito criminale. Si tratta in particolar modo degli istituti della messa alla prova del minore, dell'irrilevanza del fatto, del perdono giudiziale e della mediazione penale. Il primo capitolo, a carattere introduttivo, prende in esame la normativa internazionale nonché la giurisprudenza costituzionale nazionale che hanno sostanzialmente anticipato e determinato i contenuti della riforma del processo penale minorile, avvenuta ad opera del D.P.R. 448/1988. Dopodiché vengono esposti ed esaminati quelli che sono i principi fondamentali del processo penale minorile, ossia il principio di minima offensività del processo, il principio di de-stigmatizzazione, il principio di auto selettività, il principio di indisponibilità del rito e dell'esito del processo, il principio della residualità della detenzione. Il secondo capitolo prende in esame il nuovo istituto (introdotto con la riforma operata dal D.P.R. 448/1988) della sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto, dalla natura giuridica, ai presupposti applicativi, al procedimento. Il terzo capitolo riguarda l'istituto (introdotto sempre dalla riforma operata dal D.P.R. 448/1988) della sospensione del processo e messa alla prova del minore. L'istituto viene trattato a partire dalle sue origini, per passare poi ad aspetti prettamente processuali, quali i presupposti applicativi, il procedimento, la decisione, il progetto di messa alla prova e, infine, l'esito della stessa, che può essere negativo o positivo. Chiudono il capitolo una serie di dati statistici relativi ai provvedimenti di messa alla prova emessi negli ultimi anni. Il quarto capitolo riguarda le sanzioni sostitutive che, in base al disposto dell'art. 30 del D.P.R. 448/1988, vengono applicate dal giudice in tutti i casi in cui questi ritenga di dover infliggere al minore una pena detentiva non superiore a due anni, sola o congiunta a pena pecuniaria. Si tratta, in particolare, della semidetenzione, della libertà controllata e della pena pecuniaria sostitutiva. Il quinto capitolo prende in esame l'ormai risalente istituto del perdono giudiziale, introdotto dal codice penale del 1930. Chiudono il capitolo una serie di dati statistici relativi all'utilizzo di tale istituto. L'ultimo capitolo riguarda un istituto che, pur non essendo previsto legislativamente, si sta progressivamente affermando nella prassi: la mediazione penale minorile. Dopo un esame rapido delle principali fonti internazionali in materia, vengono esaminati aspetti più prettamente processuali, ossia la sua praticabilità e il suo spazio nel processo penale. Chiude il capitolo una parte dedicata in modo specifico all'attività del Centro Mediazione di Torino, città cui risalgono le prime esperienze in tal senso. Il presente studio si occupa, quindi, di tutti quegli istituti che, perseguendo il fine supremo del processo penale minorile, ossia quello del recupero e dell'educazione del minore, consentono al minore di fuoriuscire ¿indenne¿ e nel più breve tempo possibile dal circuito criminale.File | Dimensione | Formato | |
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