INTRODUCTION I believe that starting by considering the historical context is essential because it defines the framework in which the pedagogical current that is the subject of this work was born. I would first like to outline the origins of forest nursery schools, examining the historical and socio-cultural context of the Danish nation, and also investigate the reasons why the first nursery school was born in Denmark. I would also like to focus on the Italian context, considering the origins and diffusion of the phenomenon as well as the resulting stereotypes regarding it. Forest nursery schools allow you to experience the forest in any season of the year, in fact the pedagogical foundation of forest nursery schools is to experience the surrounding nature, and another pedagogist, founder of the scout movement, has placed living the forest at the center of his pedagogy. As a scout leader of a group of children aged 8 to 12, I would like to delve into some pedagogical tools used within our educational method, referring to the first book written by the founder of scouting, Sir Robert Baden-Powell. The text is “Scouting for Boys” in which the author defines the four founding values of scouting which are Health and physical strength, Service to others, Character formation, Manual ability: children develop skills and competences precisely through the surrounding environment. Furthermore, through the scout method, children learn to evaluate the risks of a situation and, by trying to resolve it, they also learn a lot about their own limits. The pedagogy of the forest and the scout method consider the surrounding space particularly influential on the education of children: in fact the environment is a “silent educator” that directs actions or a means to maximize the child’s potential. Space is also studied as a founding concept of the Educational Planning course, that is, it becomes the “third educator”: in fact, the methodical and accurate planning of the physical space, of the material and its arrangement within the room are fundamental to enhance the qualities of children and allow them to express their potential. Obviously in relation to the surrounding natural environment. First of all, the surrounding natural environment makes the nursery special because it allows children an immersive experience in nature, which is no longer a given with the new generations. It is therefore essential to design a space that can give value to the child's needs, starting from his real interests, which are captured by the educator through careful observation of the little ones. In the last chapter I intend to focus on risk education for family members and children. In the last decade, parents have tended to become more controlling and protective with their children: in fact, the aim of this chapter is to understand that risk and danger are two different concepts, and that something can be learned from risk. Therefore, parents, while maintaining vigilant control, should let their child take risks. Learning through risk allows the child to know his own limits and acquire greater self-awareness. An example is climbing a tree: in order not to fall, you need to move your body slowly and consciously, as well as knowing your own capabilities in terms of strength and balance. The immersive experience in the wild is fundamental: the child, living in the woods, making the space his own, over time develops a sense of belonging to the nursery (to the people) and to the natural context by giving them a name and creating fantasy stories with them as protagonists. Therefore, educating about risk in every educational context is forming the right mental structure or forma mentis in the child.
INTRODUZIONE Ritengo che iniziare considerando il contesto storico sia essenziale perché definisce il quadro in cui è nata la corrente pedagogica oggetto di questo lavoro. Vorrei innanzitutto delineare le origini dei nidi d’infanzia nel bosco, approfondendo il contesto storico e socio-culturale della nazione danese, e indagare inoltre sulle motivazioni per cui è nato il primo nido d’infanzia in Danimarca. Inoltre vorrei soffermarmi sul contesto italiano, considerando le origini e la diffusione del fenomeno nonché gli stereotipi conseguenti riguardo ad esso. I nidi d’infanzia permettono di vivere il bosco in qualsiasi stagione dell’anno, infatti il fondamento pedagogico dei nidi d’infanzia nel bosco è vivere la natura circostante, e un altro pedagogista, fondatore del movimento scout, ha messo al centro della propria pedagogia vivere il bosco. Io, come capo-scout di un gruppo di bambini dagli 8 ai 12 anni, vorrei approfondire alcuni strumenti pedagogici utilizzati all’interno del nostro metodo educativo, facendo riferimento al primo libro scritto dal fondatore dello scoutismo, Sir Robert Baden-Powell. Il testo è “Scouting for Boys” in cui l’autore definisce i quattro valori fondanti dello scoutismo che sono Salute e forza fisica, Servizio verso il prossimo, Formazione del carattere, Abilità manuale: i bambini sviluppano abilità e competenze proprio attraverso l’ambiente circostante. Inoltre, attraverso il metodo scout, i piccoli imparano a valutare i rischi di una situazione e, cercando di risolverla, apprendono molto anche sui propri limiti. La pedagogia del bosco e il metodo scout considerano lo spazio circostante particolarmente influente sull’educazione dei bambini: effettivamente l’ambiente è un “educatore silenzioso” che dirige le azioni o un tramite per massimizzare il potenziale del bambino. Lo spazio viene anche studiato come un concetto fondante del corso di Progettazione educativa, cioè diventa il “terzo educatore”: infatti la progettazione metodica e accurata dello spazio fisico, del materiale e la disposizione di questo all’interno della stanza sono fondamentali per valorizzare le qualità dei bambini e permettere d’esprimere il loro potenziale. Ovviamente in relazione all’ambiente naturale circostante. Prima di tutto l’ambiente naturale circostante rende l’asilo nido speciale perché permette ai bambini una esperienza immersiva nella natura, cosa che non è più scontata con le nuove generazioni. E’ quindi indispensabile progettare uno spazio che possa dare valore ai bisogni del bambino, a partire dai suoi reali interessi, che vengono colti dall’educatore mediante l’osservazione attenta dei piccoli. Nell’ultimo capitolo intendo concentrarmi sull’educazione al rischio per i famigliari e per i bambini. Nell’ultimo decennio, i genitori sono diventati tendenzialmente più controllanti e protettivi con i figli: infatti l’obiettivo di questo capitolo è capire che il rischio e il pericolo sono due concetti diversi, e che dal rischio si può apprendere qualcosa. Quindi i genitori, pur mantenendo un controllo vigile, dovrebbero lasciare rischiare il proprio bambino. L’apprendimento attraverso il rischio permette al bambino di conoscere i propri limiti e acquisire maggiore consapevolezza di sé. Un esempio è arrampicarsi su un albero: per non cadere, occorre muovere il corpo in modo lento e consapevole, oltre che conoscere le proprie capacità in termini di forza ed equilibrio. L’esperienza immersiva nel selvatico è fondamentale: il bambino, vivendo il bosco, rendendo proprio lo spazio, con il tempo sviluppa il senso di appartenenza al nido d’infanzia (alle persone) e al contesto naturale dando un nome ad essi e creando storie di fantasia con loro come protagonisti. Dunque, educare al rischio in ogni contesto educativo, è formare la giusta struttura mentale o forma mentis nel bambino.
"Educazione al e con il rischio: Utilizzo pedagogico dello spazio"
FERRUA MANFREDI, TESEO
2023/2024
Abstract
INTRODUZIONE Ritengo che iniziare considerando il contesto storico sia essenziale perché definisce il quadro in cui è nata la corrente pedagogica oggetto di questo lavoro. Vorrei innanzitutto delineare le origini dei nidi d’infanzia nel bosco, approfondendo il contesto storico e socio-culturale della nazione danese, e indagare inoltre sulle motivazioni per cui è nato il primo nido d’infanzia in Danimarca. Inoltre vorrei soffermarmi sul contesto italiano, considerando le origini e la diffusione del fenomeno nonché gli stereotipi conseguenti riguardo ad esso. I nidi d’infanzia permettono di vivere il bosco in qualsiasi stagione dell’anno, infatti il fondamento pedagogico dei nidi d’infanzia nel bosco è vivere la natura circostante, e un altro pedagogista, fondatore del movimento scout, ha messo al centro della propria pedagogia vivere il bosco. Io, come capo-scout di un gruppo di bambini dagli 8 ai 12 anni, vorrei approfondire alcuni strumenti pedagogici utilizzati all’interno del nostro metodo educativo, facendo riferimento al primo libro scritto dal fondatore dello scoutismo, Sir Robert Baden-Powell. Il testo è “Scouting for Boys” in cui l’autore definisce i quattro valori fondanti dello scoutismo che sono Salute e forza fisica, Servizio verso il prossimo, Formazione del carattere, Abilità manuale: i bambini sviluppano abilità e competenze proprio attraverso l’ambiente circostante. Inoltre, attraverso il metodo scout, i piccoli imparano a valutare i rischi di una situazione e, cercando di risolverla, apprendono molto anche sui propri limiti. La pedagogia del bosco e il metodo scout considerano lo spazio circostante particolarmente influente sull’educazione dei bambini: effettivamente l’ambiente è un “educatore silenzioso” che dirige le azioni o un tramite per massimizzare il potenziale del bambino. Lo spazio viene anche studiato come un concetto fondante del corso di Progettazione educativa, cioè diventa il “terzo educatore”: infatti la progettazione metodica e accurata dello spazio fisico, del materiale e la disposizione di questo all’interno della stanza sono fondamentali per valorizzare le qualità dei bambini e permettere d’esprimere il loro potenziale. Ovviamente in relazione all’ambiente naturale circostante. Prima di tutto l’ambiente naturale circostante rende l’asilo nido speciale perché permette ai bambini una esperienza immersiva nella natura, cosa che non è più scontata con le nuove generazioni. E’ quindi indispensabile progettare uno spazio che possa dare valore ai bisogni del bambino, a partire dai suoi reali interessi, che vengono colti dall’educatore mediante l’osservazione attenta dei piccoli. Nell’ultimo capitolo intendo concentrarmi sull’educazione al rischio per i famigliari e per i bambini. Nell’ultimo decennio, i genitori sono diventati tendenzialmente più controllanti e protettivi con i figli: infatti l’obiettivo di questo capitolo è capire che il rischio e il pericolo sono due concetti diversi, e che dal rischio si può apprendere qualcosa. Quindi i genitori, pur mantenendo un controllo vigile, dovrebbero lasciare rischiare il proprio bambino. L’apprendimento attraverso il rischio permette al bambino di conoscere i propri limiti e acquisire maggiore consapevolezza di sé. Un esempio è arrampicarsi su un albero: per non cadere, occorre muovere il corpo in modo lento e consapevole, oltre che conoscere le proprie capacità in termini di forza ed equilibrio. L’esperienza immersiva nel selvatico è fondamentale: il bambino, vivendo il bosco, rendendo proprio lo spazio, con il tempo sviluppa il senso di appartenenza al nido d’infanzia (alle persone) e al contesto naturale dando un nome ad essi e creando storie di fantasia con loro come protagonisti. Dunque, educare al rischio in ogni contesto educativo, è formare la giusta struttura mentale o forma mentis nel bambino.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: L’apprendimento attraverso il rischio permette al bambino di conoscere i propri limiti e acquisire maggiore consapevolezza di sé. Un esempio è arrampicarsi su un albero: per non cadere, occorre muovere il corpo in modo lento e consapevole.
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