Il Ginkgo biloba, conosciuto in Estremo Oriente fin dall'antichità, è riportato nella farmacopea europea VII ed., che ne descrive la foglia bilobata, titolata in base al contenuto in flavonoidi glicosidici, che non deve essere inferiore allo 0.5%; oltre ai flavonoidi, la foglia è ricca in terpeni e ginkgolidi. Tra i prodotti in commercio più utilizzati e studiati è possibile citare l'EGb761, che contiene il 24% di flavonoidi e il 6% di terpeni. La pianta, oltre ad essere utilizzata come adattogeno, è stata usata nella medicina popolare nella prevenzione e nella cura del morbo di Alzheimer, del tinnito, della claudicatio intermittens e nella degenerazione maculare1. I meccanismi con cui l'EGb761 potrebbe essere efficace contro forme di demenza sono molteplici; tra questi sono stati dimostrati l'attività antiossidante, la capacità di interferire con la trasmissione colinergica e di ridurre la neurotossicità della proteina beta-amiloide. In letteratura sono riportati diversi studi clinici, in cui si valuta la capacità di estratti di Ginkgo a prevenire la demenza ed in particolare il morbo di Alzheimer2 o i sintomi neuropsichiatrici ad esso associati, dimostrando, solo in questi ultimi casi, un'efficacia superiore a quella del placebo3 e 4. L'incidenza degli effetti collaterali è piuttosto insignificante (1.7% su una popolazione di 10.815 pazienti); i più frequenti sono emicrania, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, nervosismo ed irrequietezza, dissenteria ed anche sanguinamenti. Questi ultimi sono causati dai ginkgolidi in quanto antagonisti del fattore di attivazione piastrinica (PAF). Considerato che il Ginkgo biloba si è dimostrato efficace quantomeno nel miglioramento dei sintomi neuropsichiatrici dei pazienti, è possibile che in futuro l'estratto del Ginko biloba sia associato ai farmaci tradizionali utilizzati nella cura del morbo di Alzheimer.
Effetti del Ginkgo biloba nella demenza
BERETTA, PAOLO
2011/2012
Abstract
Il Ginkgo biloba, conosciuto in Estremo Oriente fin dall'antichità, è riportato nella farmacopea europea VII ed., che ne descrive la foglia bilobata, titolata in base al contenuto in flavonoidi glicosidici, che non deve essere inferiore allo 0.5%; oltre ai flavonoidi, la foglia è ricca in terpeni e ginkgolidi. Tra i prodotti in commercio più utilizzati e studiati è possibile citare l'EGb761, che contiene il 24% di flavonoidi e il 6% di terpeni. La pianta, oltre ad essere utilizzata come adattogeno, è stata usata nella medicina popolare nella prevenzione e nella cura del morbo di Alzheimer, del tinnito, della claudicatio intermittens e nella degenerazione maculare1. I meccanismi con cui l'EGb761 potrebbe essere efficace contro forme di demenza sono molteplici; tra questi sono stati dimostrati l'attività antiossidante, la capacità di interferire con la trasmissione colinergica e di ridurre la neurotossicità della proteina beta-amiloide. In letteratura sono riportati diversi studi clinici, in cui si valuta la capacità di estratti di Ginkgo a prevenire la demenza ed in particolare il morbo di Alzheimer2 o i sintomi neuropsichiatrici ad esso associati, dimostrando, solo in questi ultimi casi, un'efficacia superiore a quella del placebo3 e 4. L'incidenza degli effetti collaterali è piuttosto insignificante (1.7% su una popolazione di 10.815 pazienti); i più frequenti sono emicrania, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, nervosismo ed irrequietezza, dissenteria ed anche sanguinamenti. Questi ultimi sono causati dai ginkgolidi in quanto antagonisti del fattore di attivazione piastrinica (PAF). Considerato che il Ginkgo biloba si è dimostrato efficace quantomeno nel miglioramento dei sintomi neuropsichiatrici dei pazienti, è possibile che in futuro l'estratto del Ginko biloba sia associato ai farmaci tradizionali utilizzati nella cura del morbo di Alzheimer.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/72788