La medicina palliativa, dal latino pallium, mantello, si configura come la medicina dell'inguaribilità, da qui il significato di coprire e avvolgere cui rimanda la radice etimologica del termine, che lascia intravedere il senso ultimo di protezione e di estrema cura che vanno sotto il nome di Cure Palliative. In Inghilterra intorno agli anni '60 nasce un movimento definito proprio delle Cure Palliative o movimento Hospice. La capostipite fu la dottoressa Cicely Saunders, che nel 1967 fondò nei pressi di Londra il primo Hospice , chiamato St. Christopher. Il suo motto era ¿curare quando non si può guarire¿. Sappiamo bene che la malattia e il dolore sono esperienze che fanno parte della vita stessa; c'è però un momento nel decorso di una grave malattia di una persona, in cui ci si rende conto che nessun trattamento è più in grado di prolungare la sopravvivenza. La consapevolezza dell'ingresso in questa fase, senza prospettiva di guarigione è il frutto dell'esperienza, della sensibilità, dell'umiltà e della capacità intuitiva ed empatica del medico,degli infermieri e di tutti coloro che stanno accanto al malato e non di un calcolo razionale e standardizzato per qualsiasi situazione, che forse nasconde un rifiuto nei confronti del malato e un rifiuto nei confronti della sua vita. La scelta della cura palliativa è sempre, per il medico, una decisione non facile da prendere e che va affrontata, nella complessità delle diverse situazioni, tenendo conto delle condizioni di ciascun malato, nonché delle sue forze psichiche e morali. Pertanto, quello che serve a ciascun paziente, che entra nella fase terminale della sua esistenza, non è più una medicina che si accanisce contro la malattia, ma un'assistenza ad un malato grave fatta da esperti, che aiutano a rendere più sopportabili momenti difficili da un punto di vista psico-fisico e spirituale. La medicina delle cure palliative è, e rimane, un servizio alla salute non dunque una medicina per aiutare a morire, ma una medicina per l'uomo, che rimane un vivente fino alla morte,senza mai dimenticare che l'uomo è persona, cioè un'unità inscindibile di corpo, psiche e spirito.
Confronto tra hospice e assistenza domiciliare nella rete di cure palliative: l'intervento psicologico
FORNASERI, ALESSIA
2009/2010
Abstract
La medicina palliativa, dal latino pallium, mantello, si configura come la medicina dell'inguaribilità, da qui il significato di coprire e avvolgere cui rimanda la radice etimologica del termine, che lascia intravedere il senso ultimo di protezione e di estrema cura che vanno sotto il nome di Cure Palliative. In Inghilterra intorno agli anni '60 nasce un movimento definito proprio delle Cure Palliative o movimento Hospice. La capostipite fu la dottoressa Cicely Saunders, che nel 1967 fondò nei pressi di Londra il primo Hospice , chiamato St. Christopher. Il suo motto era ¿curare quando non si può guarire¿. Sappiamo bene che la malattia e il dolore sono esperienze che fanno parte della vita stessa; c'è però un momento nel decorso di una grave malattia di una persona, in cui ci si rende conto che nessun trattamento è più in grado di prolungare la sopravvivenza. La consapevolezza dell'ingresso in questa fase, senza prospettiva di guarigione è il frutto dell'esperienza, della sensibilità, dell'umiltà e della capacità intuitiva ed empatica del medico,degli infermieri e di tutti coloro che stanno accanto al malato e non di un calcolo razionale e standardizzato per qualsiasi situazione, che forse nasconde un rifiuto nei confronti del malato e un rifiuto nei confronti della sua vita. La scelta della cura palliativa è sempre, per il medico, una decisione non facile da prendere e che va affrontata, nella complessità delle diverse situazioni, tenendo conto delle condizioni di ciascun malato, nonché delle sue forze psichiche e morali. Pertanto, quello che serve a ciascun paziente, che entra nella fase terminale della sua esistenza, non è più una medicina che si accanisce contro la malattia, ma un'assistenza ad un malato grave fatta da esperti, che aiutano a rendere più sopportabili momenti difficili da un punto di vista psico-fisico e spirituale. La medicina delle cure palliative è, e rimane, un servizio alla salute non dunque una medicina per aiutare a morire, ma una medicina per l'uomo, che rimane un vivente fino alla morte,senza mai dimenticare che l'uomo è persona, cioè un'unità inscindibile di corpo, psiche e spirito.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/72254