Dalla curiosità verso una tematica sviluppata a partire dalla generazione del '68 ma in particolare dalle femministe che militarono negli anni Settanta e ancora potenzialmente fertile di studi, la vecchiaia della donna nella letteratura prodotta e concepita dalle donne, nasce questo lavoro, sulla scorta di letture sulla creatività femminile in età tarda a partire da esempi italiani e francesi: Sibilla Aleramo, si dedicò alla stesura dei diari di tutta una vita a partire dai suoi sessantaquattro anni fino a pochi giorni prima della morte, Fausta Cialente pubblicò una delle sue opere più apprezzate, Le quattro ragazze Wiesenlberger (1976) a settantotto anni, inoltre Gianna Manzini, che scrisse Ritratto in piedi (1971) alle soglie dei settantacinque e Sulla soglia (1973) a settantasette anni, e, ancora, l'esempio più prossimo alla scrittrice su cui verte la tesi, Sidonie Colette, autrice dalle molteplici carriere che raggiunge il gran successo di pubblico con il romanzo Chéri pubblicato a più di cinquant'anni. Dall'incontro, lungo la carriera universitaria, di scrittrici fondamentali nel panorama letterario italiano che hanno iniziato a scrivere o hanno ottenuto i primi riconoscimenti solo in età matura o avanzata (da Lalla Romano a Dolores Prato), è inoltre sorta l'idea di occuparsi di un'autrice tra queste, Anna Banti, il cui percorso letterario, critico, artistico si sviluppa attraverso rinunce, sacrifici, vittorie e nell'apprezzamento della critica sebbene non immediata sia stata ai suoi tempi la reazione del pubblico. Il suo lavoro più noto e più internazionale, Artemisia, Banti lo riscrive dopo il '45 (riscrittura dovuta alla realtà della guerra cui non sfugge il suo manoscritto, distrutto dalle mine tedesche insieme alla sua casa, nel maggio di quell'anno), quando ha già oltrepassato la cinquantina.

Campi elisi, Je vous écris d'un pays lointain, La camicia bruciata e Un grido lacerante: ¿vieillesse¿ e condizione femminile nelle ultime opere di Anna Banti.

VERSINO, VALENTINA
2009/2010

Abstract

Dalla curiosità verso una tematica sviluppata a partire dalla generazione del '68 ma in particolare dalle femministe che militarono negli anni Settanta e ancora potenzialmente fertile di studi, la vecchiaia della donna nella letteratura prodotta e concepita dalle donne, nasce questo lavoro, sulla scorta di letture sulla creatività femminile in età tarda a partire da esempi italiani e francesi: Sibilla Aleramo, si dedicò alla stesura dei diari di tutta una vita a partire dai suoi sessantaquattro anni fino a pochi giorni prima della morte, Fausta Cialente pubblicò una delle sue opere più apprezzate, Le quattro ragazze Wiesenlberger (1976) a settantotto anni, inoltre Gianna Manzini, che scrisse Ritratto in piedi (1971) alle soglie dei settantacinque e Sulla soglia (1973) a settantasette anni, e, ancora, l'esempio più prossimo alla scrittrice su cui verte la tesi, Sidonie Colette, autrice dalle molteplici carriere che raggiunge il gran successo di pubblico con il romanzo Chéri pubblicato a più di cinquant'anni. Dall'incontro, lungo la carriera universitaria, di scrittrici fondamentali nel panorama letterario italiano che hanno iniziato a scrivere o hanno ottenuto i primi riconoscimenti solo in età matura o avanzata (da Lalla Romano a Dolores Prato), è inoltre sorta l'idea di occuparsi di un'autrice tra queste, Anna Banti, il cui percorso letterario, critico, artistico si sviluppa attraverso rinunce, sacrifici, vittorie e nell'apprezzamento della critica sebbene non immediata sia stata ai suoi tempi la reazione del pubblico. Il suo lavoro più noto e più internazionale, Artemisia, Banti lo riscrive dopo il '45 (riscrittura dovuta alla realtà della guerra cui non sfugge il suo manoscritto, distrutto dalle mine tedesche insieme alla sua casa, nel maggio di quell'anno), quando ha già oltrepassato la cinquantina.
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