Questo lavoro nasce dalla volontà di riflettere sui poteri di controllo afferenti la funzione legislativa, segnatamente il rinvio e la promulgazione delle leggi, l'autorizzazione alla presentazione dei disegni di legge di iniziativa governativa e l'emanazione degli atti aventi forza di legge. In proposito si sono registrate importanti novità nel corso delle ultime Presidenze della Repubblica, che meritano di essere approfondite. Un dato in particolare emerge con spiccata evidenza, cioè la difficoltà di adattamento di questi istituti al contesto politico attuale, segnato da un'alta conflittualità tra maggioranza e opposizione a seguito dell'introduzione del sistema maggioritario nel nostro Paese. Questi rilievi hanno spinto a indagare prima gli aspetti teorici ai quali da sempre la dottrina ha dedicato la propria attenzione, non tanto per fornire una nuova lettura del ruolo del Capo dello Stato, quanto piuttosto per evidenziare i mutamenti che sono intervenuti nella prassi, soprattutto in quella più recente. Partendo dall'analisi del potere di rinvio, si è potuto constatare che non sussistono limiti alle ragioni che possono fondarlo, con buona pace di quegli interpreti che ne hanno sostenuto l'inammissibilità per motivi di merito. Analogamente, si è ritenuto ammissibile il rinvio di leggi ¿problematiche¿, quali quelle di conversione, benché in questi casi il rinvio, lungi dal configurarsi come una richiesta di riesame, provochi conseguenze anche definitive. All'esito di questa indagine si è tentato di approfondire il tema del ricorso a vie alternative rispetto al rinvio e alla promulgazione (ad esempio, la collaborazione informale con il Governo, gli interventi di moral suasion nel corso del procedimento legislativo e la promulgazione accompagnata da motivazione), segnalando come questo fatto finisca per coinvolgere, almeno indirettamente, il Presidente della Repubblica nelle scelte di indirizzo politico della maggioranza, peraltro allontanandosi dall'idea del rinvio come occasione per riaprire il dibattito parlamentare. Ci si è soffermati, poi, sul potere di emanazione degli atti aventi valore di legge, che la maggior parte della dottrina ha affiancato al potere di promulgazione delle leggi. Questo parallelismo è parso poco confacente, poiché, ferme alcune somiglianze, si ritengono di maggior evidenza le differenze che intercorrono tra i due istituti. Sulla base di questa analisi teorica, si è proceduto all'esame della prassi delle ultime due Presidenze della Repubblica. Riguardo alla Presidenza Ciampi, si è segnalato il mutamento in primis del tipo di leggi rinviate, per la prima volta anche di forte impatto politico, e in secondo luogo delle ragioni fondanti la decisione presidenziale, non più legate soltanto alla mancata copertura finanziaria; ampio spazio è stato dedicato, inoltre, alle riflessioni sugli interventi di moral suasion nel corso dell'iter di approvazione della legge. Quanto alla Presidenza Napolitano, invece, si è evidenziato il ricorso frequente a note e comunicati ufficiali, che consentono di far conoscere le decisioni e i motivi che stanno alla base del comportamento presidenziale. Questa indagine ha fornito, inoltre, l'occasione per riflettere sui nuovi canali di informazione, che, facendo eco alle esternazioni del Capo dello Stato, finiscono per influenzarne operato ed esporlo al rischio di critiche.
I poteri del Presidente della Repubblica sull'esercizio della funzione legislativa
MERLANO, CHIARA
2014/2015
Abstract
Questo lavoro nasce dalla volontà di riflettere sui poteri di controllo afferenti la funzione legislativa, segnatamente il rinvio e la promulgazione delle leggi, l'autorizzazione alla presentazione dei disegni di legge di iniziativa governativa e l'emanazione degli atti aventi forza di legge. In proposito si sono registrate importanti novità nel corso delle ultime Presidenze della Repubblica, che meritano di essere approfondite. Un dato in particolare emerge con spiccata evidenza, cioè la difficoltà di adattamento di questi istituti al contesto politico attuale, segnato da un'alta conflittualità tra maggioranza e opposizione a seguito dell'introduzione del sistema maggioritario nel nostro Paese. Questi rilievi hanno spinto a indagare prima gli aspetti teorici ai quali da sempre la dottrina ha dedicato la propria attenzione, non tanto per fornire una nuova lettura del ruolo del Capo dello Stato, quanto piuttosto per evidenziare i mutamenti che sono intervenuti nella prassi, soprattutto in quella più recente. Partendo dall'analisi del potere di rinvio, si è potuto constatare che non sussistono limiti alle ragioni che possono fondarlo, con buona pace di quegli interpreti che ne hanno sostenuto l'inammissibilità per motivi di merito. Analogamente, si è ritenuto ammissibile il rinvio di leggi ¿problematiche¿, quali quelle di conversione, benché in questi casi il rinvio, lungi dal configurarsi come una richiesta di riesame, provochi conseguenze anche definitive. All'esito di questa indagine si è tentato di approfondire il tema del ricorso a vie alternative rispetto al rinvio e alla promulgazione (ad esempio, la collaborazione informale con il Governo, gli interventi di moral suasion nel corso del procedimento legislativo e la promulgazione accompagnata da motivazione), segnalando come questo fatto finisca per coinvolgere, almeno indirettamente, il Presidente della Repubblica nelle scelte di indirizzo politico della maggioranza, peraltro allontanandosi dall'idea del rinvio come occasione per riaprire il dibattito parlamentare. Ci si è soffermati, poi, sul potere di emanazione degli atti aventi valore di legge, che la maggior parte della dottrina ha affiancato al potere di promulgazione delle leggi. Questo parallelismo è parso poco confacente, poiché, ferme alcune somiglianze, si ritengono di maggior evidenza le differenze che intercorrono tra i due istituti. Sulla base di questa analisi teorica, si è proceduto all'esame della prassi delle ultime due Presidenze della Repubblica. Riguardo alla Presidenza Ciampi, si è segnalato il mutamento in primis del tipo di leggi rinviate, per la prima volta anche di forte impatto politico, e in secondo luogo delle ragioni fondanti la decisione presidenziale, non più legate soltanto alla mancata copertura finanziaria; ampio spazio è stato dedicato, inoltre, alle riflessioni sugli interventi di moral suasion nel corso dell'iter di approvazione della legge. Quanto alla Presidenza Napolitano, invece, si è evidenziato il ricorso frequente a note e comunicati ufficiali, che consentono di far conoscere le decisioni e i motivi che stanno alla base del comportamento presidenziale. Questa indagine ha fornito, inoltre, l'occasione per riflettere sui nuovi canali di informazione, che, facendo eco alle esternazioni del Capo dello Stato, finiscono per influenzarne operato ed esporlo al rischio di critiche.File | Dimensione | Formato | |
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