The dissertation is aimed at examining, through a comparative analysis, the different mechanisms of aggregate litigation existing in the United States and Europe. This phenomenon has represented the object of a recent and intense political debate at both European and national level. In the past few years the Member States' legislators have paid increasing attention to the problem of collective proceedings. The main term of comparison has always been the U.S model of class actions. On the other hand, the European scenario offers a varied range of judicial mechanisms: while some legal systems partially adopt the American solution, others reject this approach, being inconsistent with the continental legal tradition and culture. The purpose of this research project is evaluating the possible legal transplant of class actions in the European legal orders, paying particular attention to the risk of rejection, due to the socio-legal features of the receiving systems. The first chapter contains a description of the original US model, depicting the historical evolution, functioning in practice and policy objectives in the landscape they belong to. It then refers to the geographical expansion of class actions in other countries, especially those far from the traditional American boundaries. The reasons for this globalisation appear justified by a continuing process of ¿Americanization¿ and the perceived prestige of US legal ¿products¿. Indeed, class actions not only represent a popular subject in legal literature, but are now part of the collective consciousness, thanks to the influence of the media. In this regard, the second chapter illustrates the cautious approach shown by politicians, lawyers and commentators in considering a transplant of class actions in Europe: the major fear was that the adoption of such an instrument would have brought unintended consequences and contributed to the development of a dangerous litigation culture. For the abovementioned reasons Recommendation 2013/396/EU and Directive 2014/104/EU have maintained a traditional system.These perspective is, nevertheless, undermined by the lack of a binding and coherent framework. Fragmentation inevitably implies many issues in practice, causing extensive forum shopping and competition between legal systems. The third and last chapter presents and evaluation on the level of systemic resistance opposed by European legal tradition in itself: in particular, scholars have demonstrated that some structural characteristics appear hardly reconcilable with the transplant of the class actions. Firstly, while the United States can be regarded as the country of regulatory litigation, Member States have historically differentiated themselves for a bureaucratic and ¿vertical¿ state organization. Secondly, the level of access to justice and recourse to state courts is highly influenced by the way in which legal proceedings are financed and legal expenses are calculated. The necessary engine in the American system has been the development of entrepreneurial lawyering and powerful law firms which are active in recruiting class representatives, contrary to the continental tradition of the lawyer as a longa manus of the client. Thirdly, the extension of res judicata to the absent members of the class, which are nor direct parties to the proceeding, through the opt-out mechanism, is considered by some legal scholars as in contrast with constitutional principles and due process guarantees.
La presente trattazione è volta ad effettuare una disamina comparatistica dei diversi meccanismi processuali di tutela collettiva presenti nelle esperienze statunitense ed europea. Negli ultimi anni i legislatori degli Stati Membri hanno riservato una attenzione sempre crescente alle problematiche concernenti le controversie collettive. Il modello principale di studio e confronto è stato l'istituto statunitense della class action. D'altro canto, il panorama europeo offre una notevole varietà di strumenti: mentre alcuni ordinamenti accolgono parzialmente la soluzione nordamericana, altri rifiutano tale modello, considerato estraneo rispetto alla tradizione e cultura giuridica continentale.. Oggetto di questo progetto di ricerca è la valutazione della possibilità pratica di un trapianto giuridico della class action negli ordinamenti europei, con particolare attenzione al rischio di rigetto dovuto alle caratteristiche del contesto socio-giuridico di ricezione. Il primo capitolo presenta una analisi del modello originario statunitense, delineandone profili storici, funzionamento nella prassi e finalità all'interno del sistema giuridico di appartenenza. Esso considera poi la recente espansione geografica della class action in ordinamenti anche molto lontani dai tradizionali confini geografici nordamericani. Le ragioni della globalizzazione dell'istituto paiono riconducibili ad un processo di ¿americanizzazione¿, e al percepito prestigio dei ¿prodotti¿ giuridici di origine statunitense. In effetti, essi non solo costituiscono oggetto di studio e approfondimento per gli operatori del diritto, ma fanno ormai parte dell'immaginario collettivo comune. A tal proposito, il secondo capitolo illustra come l'atteggiamento di politici e studiosi circa l'importazione della class action in Europa sia stato di forte cautela: si è, infatti, temuto che il trapianto avrebbe comportato effetti distorsivi e contribuito allo sviluppo di una pericolosa ¿litigation culture¿. Per queste ragioni, la Raccomandazione 2013/396/UE e la Direttiva 2014/104/UE hanno mantenuto un approccio piuttosto tradizionale. Tale prospettiva risente, tuttavia, della mancanza di una cornice di riferimento coerente e vincolante. La frammentazione comporta, infatti, numerosi problemi a livello pratico, tra cui frequenti episodi di forum shopping e competizione sistemica tra ordinamenti europei. Il terzo capitolo presenta una valutazione della resistenza al trapianto opposta dalla tradizione giuridica europea: in particolare, alcune caratteristiche del contesto culturale continentale appaiono difficilmente conciliabili con una possibile importazione della class action. Innanzitutto gli ordinamenti europei, contrariamente al sistema statunitense, patria della regulatory litigation, si contraddistinguono per una forte burocratizzazione e una concezione verticale del potere. Inoltre, il tasso di ricorso agli organi giudiziari è profondamente influenzato dalle regole sul finanziamento della causa e le spese legali. Uno dei motori principali della diffusione delle class actions è stato, infatti, lo sviluppo di una classe forense imprenditoriale, in netto contrasto con la concezione tradizionale dell'avvocatura come professione caratterizzata da rigidi dettami deontologici. Infine, l' estensione degli effetti del giudicato ai membri assenti tramite il meccanismo opt-put sopra descritto, pone, agli occhi della dottrina europea, serie questioni di compatibilità con i principi costituzionali.
Class actions, azioni collettive, azioni di gruppo: nella legislazione e nella prassi.
PAIRONA, GIULIA
2014/2015
Abstract
La presente trattazione è volta ad effettuare una disamina comparatistica dei diversi meccanismi processuali di tutela collettiva presenti nelle esperienze statunitense ed europea. Negli ultimi anni i legislatori degli Stati Membri hanno riservato una attenzione sempre crescente alle problematiche concernenti le controversie collettive. Il modello principale di studio e confronto è stato l'istituto statunitense della class action. D'altro canto, il panorama europeo offre una notevole varietà di strumenti: mentre alcuni ordinamenti accolgono parzialmente la soluzione nordamericana, altri rifiutano tale modello, considerato estraneo rispetto alla tradizione e cultura giuridica continentale.. Oggetto di questo progetto di ricerca è la valutazione della possibilità pratica di un trapianto giuridico della class action negli ordinamenti europei, con particolare attenzione al rischio di rigetto dovuto alle caratteristiche del contesto socio-giuridico di ricezione. Il primo capitolo presenta una analisi del modello originario statunitense, delineandone profili storici, funzionamento nella prassi e finalità all'interno del sistema giuridico di appartenenza. Esso considera poi la recente espansione geografica della class action in ordinamenti anche molto lontani dai tradizionali confini geografici nordamericani. Le ragioni della globalizzazione dell'istituto paiono riconducibili ad un processo di ¿americanizzazione¿, e al percepito prestigio dei ¿prodotti¿ giuridici di origine statunitense. In effetti, essi non solo costituiscono oggetto di studio e approfondimento per gli operatori del diritto, ma fanno ormai parte dell'immaginario collettivo comune. A tal proposito, il secondo capitolo illustra come l'atteggiamento di politici e studiosi circa l'importazione della class action in Europa sia stato di forte cautela: si è, infatti, temuto che il trapianto avrebbe comportato effetti distorsivi e contribuito allo sviluppo di una pericolosa ¿litigation culture¿. Per queste ragioni, la Raccomandazione 2013/396/UE e la Direttiva 2014/104/UE hanno mantenuto un approccio piuttosto tradizionale. Tale prospettiva risente, tuttavia, della mancanza di una cornice di riferimento coerente e vincolante. La frammentazione comporta, infatti, numerosi problemi a livello pratico, tra cui frequenti episodi di forum shopping e competizione sistemica tra ordinamenti europei. Il terzo capitolo presenta una valutazione della resistenza al trapianto opposta dalla tradizione giuridica europea: in particolare, alcune caratteristiche del contesto culturale continentale appaiono difficilmente conciliabili con una possibile importazione della class action. Innanzitutto gli ordinamenti europei, contrariamente al sistema statunitense, patria della regulatory litigation, si contraddistinguono per una forte burocratizzazione e una concezione verticale del potere. Inoltre, il tasso di ricorso agli organi giudiziari è profondamente influenzato dalle regole sul finanziamento della causa e le spese legali. Uno dei motori principali della diffusione delle class actions è stato, infatti, lo sviluppo di una classe forense imprenditoriale, in netto contrasto con la concezione tradizionale dell'avvocatura come professione caratterizzata da rigidi dettami deontologici. Infine, l' estensione degli effetti del giudicato ai membri assenti tramite il meccanismo opt-put sopra descritto, pone, agli occhi della dottrina europea, serie questioni di compatibilità con i principi costituzionali.File | Dimensione | Formato | |
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