La ragionevole durata del processo e del procedimento amministrativo ha, da diversi anni, simboleggiato un'esigenza avvertita dalla pluralità dei consociati, legati dalla comune aspirazione ad una celerità della giustizia. Celerità che costituisce una componente fondamentale dell'effettività della giustizia stessa. Nel settore amministrativo, definire il processo entro un termine ragionevolmente breve è, ormai, un diritto fondamentale riconosciuto dalla Costituzione italiana e dal nuovo Codice del processo amministrativo, che richiamano nei contenuti quanto previsto dall'articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ai sensi del quale, «Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge¿». In realtà, il cammino verso il riconoscimento di questo principio nell'ordinamento italiano, non è stato privo di ostacoli. Prima di trattare il delicato tema in questione, il primo ed il secondo capitolo analizzano il ruolo fondamentale assunto dalla Corte europea nell'elaborazione delle nozioni autonome di ¿civil rights and obligations¿ e di ¿tribunal¿, contenute nel primo paragrafo dell'articolo 6 CEDU. L'opera interpretativa dei giudici europei ha consentito l'effettiva applicazione del diritto alla ragionevole durata sia alle procedure amministrative giurisdizionali, sia ai procedimenti non contenziosi considerati in diritto interno di natura amministrativa e non giurisdizionale. Il terzo capitolo si apre con un'analisi completa dei criteri elaborati dalla giurisprudenza europea per valutare la ¿ragionevolezza¿ della durata del processo e la categoria di danni risarcibili a titolo di equa riparazione per violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, CEDU. Poi prosegue con l'esposizione della soluzione europea all'inefficienza del sistema di ricorsi individuali diretti davanti alla Corte europea, mediante adozione del Protocollo n. 14 e con l'introduzione dei primi rimedi legislativi italiani all'eccessiva durata dei processi amministrativi: dalla riforma dell'articolo 111 della Costituzione del 1999 alla legge n. 205/2000. L'inefficacia di questi interventi legislativi nel settore della giustizia e le ripetute condanne all'Italia per violazione della ragionevole durata del processo hanno condotto il legislatore ad introdurre il giudizio interno di equa riparazione, per irragionevole durata del processo amministrativo, con la legge n. 89 del 24 marzo 2001 ed il quarto capitolo si concentra sull'analisi di tale giudizio. In particolare, ci si soffermerà sulle origini di questo strumento giurisdizionale, sulle parti legittimate a proporre ricorso a titolo di equa riparazione per irragionevole durata del processo amministrativo, sulla competenza territoriale nei giudizi di equa riparazione, sui termini di proponibilità della domanda, sulla categoria dei danni risarcibili e sui criteri di calcolo dell'equo indennizzo. Il capitolo si conclude con la disciplina del nuovo codice del processo amministrativo e con le aspettative che l'ordinamento italiano si propone con l'adozione del nuovo decreto legge n. 83/2012 del 27 giugno, in attesa di essere convertito in legge.

La ragionevole durata del processo e del procedimento amministrativo

AMATO, DEBORAH
2011/2012

Abstract

La ragionevole durata del processo e del procedimento amministrativo ha, da diversi anni, simboleggiato un'esigenza avvertita dalla pluralità dei consociati, legati dalla comune aspirazione ad una celerità della giustizia. Celerità che costituisce una componente fondamentale dell'effettività della giustizia stessa. Nel settore amministrativo, definire il processo entro un termine ragionevolmente breve è, ormai, un diritto fondamentale riconosciuto dalla Costituzione italiana e dal nuovo Codice del processo amministrativo, che richiamano nei contenuti quanto previsto dall'articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ai sensi del quale, «Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge¿». In realtà, il cammino verso il riconoscimento di questo principio nell'ordinamento italiano, non è stato privo di ostacoli. Prima di trattare il delicato tema in questione, il primo ed il secondo capitolo analizzano il ruolo fondamentale assunto dalla Corte europea nell'elaborazione delle nozioni autonome di ¿civil rights and obligations¿ e di ¿tribunal¿, contenute nel primo paragrafo dell'articolo 6 CEDU. L'opera interpretativa dei giudici europei ha consentito l'effettiva applicazione del diritto alla ragionevole durata sia alle procedure amministrative giurisdizionali, sia ai procedimenti non contenziosi considerati in diritto interno di natura amministrativa e non giurisdizionale. Il terzo capitolo si apre con un'analisi completa dei criteri elaborati dalla giurisprudenza europea per valutare la ¿ragionevolezza¿ della durata del processo e la categoria di danni risarcibili a titolo di equa riparazione per violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, CEDU. Poi prosegue con l'esposizione della soluzione europea all'inefficienza del sistema di ricorsi individuali diretti davanti alla Corte europea, mediante adozione del Protocollo n. 14 e con l'introduzione dei primi rimedi legislativi italiani all'eccessiva durata dei processi amministrativi: dalla riforma dell'articolo 111 della Costituzione del 1999 alla legge n. 205/2000. L'inefficacia di questi interventi legislativi nel settore della giustizia e le ripetute condanne all'Italia per violazione della ragionevole durata del processo hanno condotto il legislatore ad introdurre il giudizio interno di equa riparazione, per irragionevole durata del processo amministrativo, con la legge n. 89 del 24 marzo 2001 ed il quarto capitolo si concentra sull'analisi di tale giudizio. In particolare, ci si soffermerà sulle origini di questo strumento giurisdizionale, sulle parti legittimate a proporre ricorso a titolo di equa riparazione per irragionevole durata del processo amministrativo, sulla competenza territoriale nei giudizi di equa riparazione, sui termini di proponibilità della domanda, sulla categoria dei danni risarcibili e sui criteri di calcolo dell'equo indennizzo. Il capitolo si conclude con la disciplina del nuovo codice del processo amministrativo e con le aspettative che l'ordinamento italiano si propone con l'adozione del nuovo decreto legge n. 83/2012 del 27 giugno, in attesa di essere convertito in legge.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
286959_tesionline.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 1.58 MB
Formato Adobe PDF
1.58 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/71740