Aims/Goals The aim of this study is to analyze the clinical, anamnestic, familiar and individual patient characteristics in order to find useful elements to the diagnostic and therapeutic approach . The need for the study is raised due to the high frequency in which we can observe a refusal of medical prescription concerning somatoform disorders in paediatric patients. Methods Retrospective study. The study examined every child patient (younger than 14) with symptoms indicating Somatoform disorders or Eating disorders. The study took place in the Dipartimento di Scienze Pediatriche e dell'Adolescenza presso l'ASO OIRM-S. Anna di Torino from January 2007 to June 2011. Results The prevalence of Somatoform disorders was 1.81%. Among 126 patients with this diagnosis, Somatization disorder was the most common (69.9%), followed by undifferentiated Somatoform disorder (14.3%). Females were predominantly affected (F: M = 2:1), aged between 12 and 14 years. The most common clinical manifestations were pseudo-seizures (27%), headaches (26%) and eating disorders (19.8%); in 37.3% there was co-morbidity that in 70% of cases was psychiatric (Anxiety disorder) with equal distribution in both sexes, and up to 50% of cases reported traumatic experiences of separation and or loss. A third of patients had a chronic disorder (symptoms > 15 months); in 92% of cases psychological-psychiatric interventions were carried out, which represents the main therapeutic indication. The refusal of medical indications was noted in 18.3% of patients with Somatoform Disorder against the 3.2% in case of different diagnoses. These patients, self-discharged from the hospital against medical advice, are predominantly female with a diagnosis of Somatization Disorder and Conversion. Conclusion The treatment of these kinds of disorders requires multitasking interventions. Psycho-diagnostic observing sessions, pharmacologic therapy, individual psychotherapy and family therapy are part of the treatment that in some occasions, risk to be nullified by the difficulties of the parents to admit a psychic genesis. Thus the act of communicating the diagnosis represents a crucial moment in the diagnostic-therapeutic process, because the negation of emotive suffering, implicit in the somatic symptoms, is probably the cause of the refusal to the recommended treatment. Because of the heterogeneity of the results, it is difficult to define a unique psycho-diagnostic and therapeutic approach, valid for all patients. In fact it is necessary to plan specific and personalized treatments. In some situations the doctor's advice of admission to the hospital could be appropriate corresponding to the child needs, nonetheless ineffective. This is due to the fact the refusal could compromise the possibility of a therapeutic intervention in the future. Thus, it is essential to find the best timing for the diagnosis communication in order to allow not only for the acceptance of the diagnosis, but at the same time, to make the treatment possible and effective.
Obiettivi: A fronte dell'elevata frequenza con cui si riscontrano difficoltà nella presa in carico di pazienti in età evolutiva con Disturbo Somatoforme, lo studio si propone, attraverso l'analisi delle caratteristiche cliniche, anamnestiche, familiari e individuali di una casistica, di evidenziare elementi utili all'approccio diagnostico e terapeutico. Metodi: Studio retrospettivo. Sono stati valutati tutti i pazienti con età inferiore ai 14 anni giunti presso il Dipartimento di Scienze Pediatriche e dell'Adolescenza presso l'ASO OIRM-S. Anna di Torino, da gennaio 2007 a giugno 2011, con una sintomatologia suggestiva per Disturbo Somatoforme o Disturbo del Comportamento Alimentare di origine non organica. Risultati: La prevalenza del Disturbo Somatoforme è dell' 1,81%. Tra 126 pazienti con questa diagnosi, il Disturbo di Somatizzazione è il più frequente (69,9%), seguito dal Disturbo Somatoforme non altrimenti specificato (14,3%). E' prevalentemente colpito il sesso femminile (F:M=2:1), in età compresa fra i 12 e i 14 anni. Le manifestazioni cliniche più frequenti sono le crisi parossistiche non epilettiche (27%), la cefalea (26%) e i disturbi dell'alimentazione (19,8%); nel 37,3% dei pazienti è presente una comorbidità che nel 70% dei casi è di tipo psichiatrico ( Disturbo d'Ansia) con uguale distribuzione nei due sessi e fino al 50% dei casi riporta esperienze di separazione e/o perdita e/o traumatiche. Un terzo dei pazienti presenta caratteri di cronicità (durata dei sintomi > di 15 mesi). Si è osservato rifiuto da parte della famiglia nel proseguire e portare a termine l'iter diagnostico-terapeutico proposto nel 18,3% dei pazienti con Disturbo Somatoforme vs il 3,2% in caso di altra diagnosi neuropsichiatrica. Questi pazienti sono prevalentemente femmine con diagnosi di Disturbo di Somatizzazione e di Conversione, per le quali la famiglia decide di interrompere le indagini e/o le cure contro il parere medico. Conclusioni: La presa in carico neuropsichiatrica prevede un intervento integrato, multidisciplinare, articolato, con sedute psicodiagnostiche, psicoterapia individuale, terapia farmacologia e interventi di sostegno psicologico alla coppia genitoriale; la comunicazione della diagnosi rappresenta un momento cruciale nel percorso diagnostico-terapeutico, dal momento che la negazione della sofferenza emotiva, implicita nel sintomo somatico, sta verosimilmente alla base del rifiuto al proseguimento delle indagini e/o delle cure indicate. L'eterogeneità del campione rende difficile un approccio psicodiagnostico e terapeutico univoco e generalizzabile a tutti i pazienti, è quindi necessario pianificare percorsi mirati e personalizzati. In alcune situazioni l'indicazione ad un ricovero, anche se corrispondente ai bisogni del bambino, può risultare intempestiva e precludere la possibilità di un adeguato intervento terapeutico anche futuro, evidenziando la necessità di trovare il linguaggio e i tempi giusti per rendere la diagnosi accettabile e quindi il trattamento possibile ed efficace.
Distrurbo e patologia psicosomatica in età evolutiva. Riflessioni sulla presa in carico neuropsichiatrica (contributo casistico).
BERTOLOTTI, IRENE
2010/2011
Abstract
Obiettivi: A fronte dell'elevata frequenza con cui si riscontrano difficoltà nella presa in carico di pazienti in età evolutiva con Disturbo Somatoforme, lo studio si propone, attraverso l'analisi delle caratteristiche cliniche, anamnestiche, familiari e individuali di una casistica, di evidenziare elementi utili all'approccio diagnostico e terapeutico. Metodi: Studio retrospettivo. Sono stati valutati tutti i pazienti con età inferiore ai 14 anni giunti presso il Dipartimento di Scienze Pediatriche e dell'Adolescenza presso l'ASO OIRM-S. Anna di Torino, da gennaio 2007 a giugno 2011, con una sintomatologia suggestiva per Disturbo Somatoforme o Disturbo del Comportamento Alimentare di origine non organica. Risultati: La prevalenza del Disturbo Somatoforme è dell' 1,81%. Tra 126 pazienti con questa diagnosi, il Disturbo di Somatizzazione è il più frequente (69,9%), seguito dal Disturbo Somatoforme non altrimenti specificato (14,3%). E' prevalentemente colpito il sesso femminile (F:M=2:1), in età compresa fra i 12 e i 14 anni. Le manifestazioni cliniche più frequenti sono le crisi parossistiche non epilettiche (27%), la cefalea (26%) e i disturbi dell'alimentazione (19,8%); nel 37,3% dei pazienti è presente una comorbidità che nel 70% dei casi è di tipo psichiatrico ( Disturbo d'Ansia) con uguale distribuzione nei due sessi e fino al 50% dei casi riporta esperienze di separazione e/o perdita e/o traumatiche. Un terzo dei pazienti presenta caratteri di cronicità (durata dei sintomi > di 15 mesi). Si è osservato rifiuto da parte della famiglia nel proseguire e portare a termine l'iter diagnostico-terapeutico proposto nel 18,3% dei pazienti con Disturbo Somatoforme vs il 3,2% in caso di altra diagnosi neuropsichiatrica. Questi pazienti sono prevalentemente femmine con diagnosi di Disturbo di Somatizzazione e di Conversione, per le quali la famiglia decide di interrompere le indagini e/o le cure contro il parere medico. Conclusioni: La presa in carico neuropsichiatrica prevede un intervento integrato, multidisciplinare, articolato, con sedute psicodiagnostiche, psicoterapia individuale, terapia farmacologia e interventi di sostegno psicologico alla coppia genitoriale; la comunicazione della diagnosi rappresenta un momento cruciale nel percorso diagnostico-terapeutico, dal momento che la negazione della sofferenza emotiva, implicita nel sintomo somatico, sta verosimilmente alla base del rifiuto al proseguimento delle indagini e/o delle cure indicate. L'eterogeneità del campione rende difficile un approccio psicodiagnostico e terapeutico univoco e generalizzabile a tutti i pazienti, è quindi necessario pianificare percorsi mirati e personalizzati. In alcune situazioni l'indicazione ad un ricovero, anche se corrispondente ai bisogni del bambino, può risultare intempestiva e precludere la possibilità di un adeguato intervento terapeutico anche futuro, evidenziando la necessità di trovare il linguaggio e i tempi giusti per rendere la diagnosi accettabile e quindi il trattamento possibile ed efficace.File | Dimensione | Formato | |
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