L'istituto del litisconsorzio necessario e, segnatamente, la questione relativa all'efficacia della sentenza pronunciata a contraddittorio non integro, sono temi assolutamente centrali nello studio del processo civile; essi, infatti, per il loro porsi ad un crocevia fra i macro ¿ problemi sempreverdi del diritto processuale (quali i limiti soggettivi ed oggettivi del giudicato, i poteri del giudice, la concezione più o meno pubblicistica della tutela giurisdizionale civile, i doveri delle parti), sono all'origine di alcune fra le migliori pagine della dottrina più autorevole del secolo scorso, a cominciare dai lavori e dalle prese di posizione espressamente dedicate all'argomento da Chiovenda, Redenti e Carnelutti. Si può notare come l'indagine sia, innanzitutto, connotata da complessità, che è cosa ben diversa dalla difficoltà; mentre, infatti, quest'ultima parola evoca la complicazione, ¿complesso¿ è il predicato che si utilizza per indicare ciò che è composito da più parti, o da più aspetti; ed è proprio questo il tratto caratterizzante del problema che si è cercato di affrontare. Questa complessità deriva in buona parte dal fatto che l'istituto del litisconsorzio necessario si pone a cavallo tra diritto e processo; tra sostanza e forma. Pur nella consapevolezza, per dirla con K. Popper, che lo studioso, se vuol definirsi veramente tale, non è studioso di discipline, bensì di problemi , e che preoccuparsi dei confini fra materie è il passatempo preferito dai presidi e dai bibliotecari , la distinzione in esame può considerarsi utile almeno dal punto di vista ricostruttivo. Come il titolo della tesi suggerisce, però, la trattazione non ha voluto cimentarsi in una approfondita disamina delle ipotesi di diritto sostanziale nelle quali è richiesta, dalla legge o via interpretativa, necessariamente una pluralità di parti, per cui le incursioni nel diritto civile si sono limitate a quanto necessario per comprendere la ratio dell'istituto.

Efficacia della sentenza emessa a contraddittorio non integro e tutela del terzo pretermesso

GIABARDO, CARLO VITTORIO
2010/2011

Abstract

L'istituto del litisconsorzio necessario e, segnatamente, la questione relativa all'efficacia della sentenza pronunciata a contraddittorio non integro, sono temi assolutamente centrali nello studio del processo civile; essi, infatti, per il loro porsi ad un crocevia fra i macro ¿ problemi sempreverdi del diritto processuale (quali i limiti soggettivi ed oggettivi del giudicato, i poteri del giudice, la concezione più o meno pubblicistica della tutela giurisdizionale civile, i doveri delle parti), sono all'origine di alcune fra le migliori pagine della dottrina più autorevole del secolo scorso, a cominciare dai lavori e dalle prese di posizione espressamente dedicate all'argomento da Chiovenda, Redenti e Carnelutti. Si può notare come l'indagine sia, innanzitutto, connotata da complessità, che è cosa ben diversa dalla difficoltà; mentre, infatti, quest'ultima parola evoca la complicazione, ¿complesso¿ è il predicato che si utilizza per indicare ciò che è composito da più parti, o da più aspetti; ed è proprio questo il tratto caratterizzante del problema che si è cercato di affrontare. Questa complessità deriva in buona parte dal fatto che l'istituto del litisconsorzio necessario si pone a cavallo tra diritto e processo; tra sostanza e forma. Pur nella consapevolezza, per dirla con K. Popper, che lo studioso, se vuol definirsi veramente tale, non è studioso di discipline, bensì di problemi , e che preoccuparsi dei confini fra materie è il passatempo preferito dai presidi e dai bibliotecari , la distinzione in esame può considerarsi utile almeno dal punto di vista ricostruttivo. Come il titolo della tesi suggerisce, però, la trattazione non ha voluto cimentarsi in una approfondita disamina delle ipotesi di diritto sostanziale nelle quali è richiesta, dalla legge o via interpretativa, necessariamente una pluralità di parti, per cui le incursioni nel diritto civile si sono limitate a quanto necessario per comprendere la ratio dell'istituto.
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