il favismo: deficit di G6PD Il favismo è una malattia ereditaria caratterizzata dal deficit di un enzima citoplasmatico normalmente presente in tutte le cellule, la glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD). Tale enzima è alla base di questo difetto congenito e normalmente produce ribosio-5-fosfato e NADPH, un coenzima responsabile della distruzione del perossido d'idrogeno (H2O2), sostanza altamente tossica per la cellula. La principale manifestazione clinica della carenza di G6PD è rappresentata dall'emolisi che si manifesta in tre diversi quadri clinici: 1) Anemia emolitica acuta (AEA), indotta dall'assunzione di farmaci o alimenti, o durante un'infezione 2) Anemia emolitica cronica non sferocitica (AECNS) 3) Ittero neonatale. In genere, i soggetti carenti non presentano alcun sintomo particolare, eccetto i casi di anemia emolitica cronica, che comunque è molto rara. La classificazione dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) della carenza di G6PD si basa sul livello di attività eritrocitaria dell'enzima e sull'importanza delle manifestazioni cliniche: Classe I, deficit severo (dall'1 al 4% di attività enzimatica residua); Classe II, deficit intermedio (dal 3 al 10% di attività enzimatica residua); Classe III, deficit moderato (dal 10 al 40% di attività enzimatica residua); Classe IV e V sono asintomatiche. Quando la G6PD non svolge la sua funzione in maniera attiva la produzione di NADPH è inibita nella via dei pentoso fosfati e ne consegue una mancata riduzione del glutatione e dunque un impedimento alla distruzione del perossido di idrogeno. La G6PD è inoltre molto importante nella riduzione degli agenti ossidanti senza NADPH, il perossido di idrogeno non viene così più ridotto e la cellula non va incontro a lisi (distruzione della cellula per rottura della membrana). Pur essendo presente in tutti i tessuti il deficit di G6PD agisce essenzialmente nel globulo rosso, in cui nessun'altro enzima ha la capacità di generare NADPH, a differenza delle altre cellule nucleate dell'organismo. Se viene a mancare il NADPH i principali costituenti del globulo rosso (membrana ed emoglobina) vengono alterati a causa dello stress ossidativo. La denaturazione dell'emoglobina porta alla precipitazione della stessa all'interno della cellula formando corpuscoli chiamati corpi di Heinz, i quali sono capaci da soli di generare radicali liberi dell'ossigeno tossici. L'ossidazione dei costituenti di membrana e l'emoglobina denaturata sono alla base dell'emolisi (distruzione dei globuli rossi). Dopo essere stati lisati e distrutti gli eritrociti sono degradati nel fegato, che trasforma l'emoglobina in bilirubina. La bilirubina può quindi formare calcoli biliari che ostruiscono la colecisti e causare l'ittero. In alcuni casi, l'emoglobina può essere eliminata nelle urine e provocare emiglobinuria. La tesi tratta in maniera dettagliata l'insorgenza, le cause e i metodi di prevenzione del favismo, con particolare attenzione a recenti terapie adottate per il trattamento dell'anemia emolitica. Gli studi clinici sia in vitro che in vivo su 7 soggetti hanno permesso l'identificazione delle cause alla base del difetto enzimatico, giungendo alla conclusione che la divicina, la vicina e l'isouramile sono i metabolici tossici che causano l'anemia. Gli studi presenti sono quindi finalizzati a ridurre e prevenire crisi emolitiche conseguenti a ingestione di fave, assunzione di farmaci e infezioni batteriche.

il favismo: deficit di G6PD

ROMBOLA', MICHELE
2011/2012

Abstract

il favismo: deficit di G6PD Il favismo è una malattia ereditaria caratterizzata dal deficit di un enzima citoplasmatico normalmente presente in tutte le cellule, la glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD). Tale enzima è alla base di questo difetto congenito e normalmente produce ribosio-5-fosfato e NADPH, un coenzima responsabile della distruzione del perossido d'idrogeno (H2O2), sostanza altamente tossica per la cellula. La principale manifestazione clinica della carenza di G6PD è rappresentata dall'emolisi che si manifesta in tre diversi quadri clinici: 1) Anemia emolitica acuta (AEA), indotta dall'assunzione di farmaci o alimenti, o durante un'infezione 2) Anemia emolitica cronica non sferocitica (AECNS) 3) Ittero neonatale. In genere, i soggetti carenti non presentano alcun sintomo particolare, eccetto i casi di anemia emolitica cronica, che comunque è molto rara. La classificazione dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) della carenza di G6PD si basa sul livello di attività eritrocitaria dell'enzima e sull'importanza delle manifestazioni cliniche: Classe I, deficit severo (dall'1 al 4% di attività enzimatica residua); Classe II, deficit intermedio (dal 3 al 10% di attività enzimatica residua); Classe III, deficit moderato (dal 10 al 40% di attività enzimatica residua); Classe IV e V sono asintomatiche. Quando la G6PD non svolge la sua funzione in maniera attiva la produzione di NADPH è inibita nella via dei pentoso fosfati e ne consegue una mancata riduzione del glutatione e dunque un impedimento alla distruzione del perossido di idrogeno. La G6PD è inoltre molto importante nella riduzione degli agenti ossidanti senza NADPH, il perossido di idrogeno non viene così più ridotto e la cellula non va incontro a lisi (distruzione della cellula per rottura della membrana). Pur essendo presente in tutti i tessuti il deficit di G6PD agisce essenzialmente nel globulo rosso, in cui nessun'altro enzima ha la capacità di generare NADPH, a differenza delle altre cellule nucleate dell'organismo. Se viene a mancare il NADPH i principali costituenti del globulo rosso (membrana ed emoglobina) vengono alterati a causa dello stress ossidativo. La denaturazione dell'emoglobina porta alla precipitazione della stessa all'interno della cellula formando corpuscoli chiamati corpi di Heinz, i quali sono capaci da soli di generare radicali liberi dell'ossigeno tossici. L'ossidazione dei costituenti di membrana e l'emoglobina denaturata sono alla base dell'emolisi (distruzione dei globuli rossi). Dopo essere stati lisati e distrutti gli eritrociti sono degradati nel fegato, che trasforma l'emoglobina in bilirubina. La bilirubina può quindi formare calcoli biliari che ostruiscono la colecisti e causare l'ittero. In alcuni casi, l'emoglobina può essere eliminata nelle urine e provocare emiglobinuria. La tesi tratta in maniera dettagliata l'insorgenza, le cause e i metodi di prevenzione del favismo, con particolare attenzione a recenti terapie adottate per il trattamento dell'anemia emolitica. Gli studi clinici sia in vitro che in vivo su 7 soggetti hanno permesso l'identificazione delle cause alla base del difetto enzimatico, giungendo alla conclusione che la divicina, la vicina e l'isouramile sono i metabolici tossici che causano l'anemia. Gli studi presenti sono quindi finalizzati a ridurre e prevenire crisi emolitiche conseguenti a ingestione di fave, assunzione di farmaci e infezioni batteriche.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/71374