Nonostante il limitato interesse degli ultimi decenni, in un contesto di contenimento dei costi e allo scopo di evitare la dialisi nei pazienti molto anziani, le diete ipoproteiche stanno venendo recentemente riscoperte. Lo scopo di questa tesi è di analizzare i risultati in una coorte di pazienti seguiti per il periodo dal 1 Dicembre 2007 al 31 Gennaio 2013. La sede di questo studio è l'Ambulatorio di Nefrologia dell'Ospedale S. Luigi, dell'università di Torino. Le diete sono proposte di routine a tutti i pazienti con malattia renale cronica in stadio IV e V, rapidamente progressiva in stadio III o proteinuria severa e refrattaria. Vi sono due principali schemi dietetici: una dieta vegana, supplementata con aminoacidi essenziali e cheto-acidi, ed una dieta basata sulla sostituzione dei comuni carboidrati con prodotti aproteici disponibili in commercio. Per l'analisi descrittiva, le differenze tra i due gruppi sono state calcolate con ANOVA, T student, χ2 ed il test di Kruskal Wallis. L'analisi di sopravvivenza è stata eseguita secondo Kaplan Meier e le differenze tra le curve sono state calcolate con il test Log-rango ed il test di Wilcoxon. In tale analisi sono stati considerati tre outcomes principali: la dialisi, la mortalità e l'outcome combinato (decesso o dialisi). L'analisi dei costi ha confrontato la spesa annuale per le due diete con il costo annuale della dialisi. La fattibilità di tale approccio dietetico è confermata dal fatto che 307 pazienti hanno avviato un periodo di prova di almeno un mese, per una delle due diete. La dieta ipoproteica con prodotti aproteici è più frequentemente scelta dai pazienti più anziani e con un quadro meno grave di CKD, probabilmente legato ad una maggiore prevalenza di nefrosclerosi nei pazienti anziani. I pazienti che scelgono la dieta vegana sono più giovani e una sindrome nefrosica è di più frequente riscontro in questo gruppo. La prevalenza di comorbidità e i livelli di GFR sono significativamente più bassi nel gruppo a dieta vegana rispetto agli altri anche se il range è comunque molto ampio. Al contrario, la mediana di proteinuria è più alta nei pazienti a dieta vegana.Per quanto riguarda l'analisi di sopravvivenza, la mortalità è maggiore nel gruppo più anziano, con prodotti aproteici.Risultati opposti si ottengono considerando l'avvio della dialisi, dove la dieta vegana appare svantaggiosa.L'analisi dei costi è stata eseguita sia rispetto all'avvio dialitico a 15 ml/min di GFR sia alla ¿preparazione¿ alla dialisi allo stesso cut off (100 anni-paziente di ¿risparmio dialitico¿ nella prima ipotesi e 50 anni-paziente nella seconda). Nel complesso un anno di dialisi costa circa 50.000 ¿, mentre un anno di dieta costa circa 900 ¿ per la dieta vegana e 1.440 ¿ per la dieta con prodotti aproteici. Il nostro studio supporta un ampio uso di diete ipoproteiche, anche in contesti non selezionati di pazienti anziani e con importanti comorbidità; i tassi di sopravvivenza sono almeno equivalenti a quelli in dialisi e forse migliori. Rispetto ad avvio precoce della dialisi, il nostro approccio ha consentito un risparmio compreso tra 2,5 e 5 milioni di euro negli ultimi 5 anni.
ANALISI DEI RISULTATI E DEI COSTI DI UN SISTEMA INTEGRATO E SEMPLIFICATO DI DIETE IPOPROTEICHE NELLA MALATTIA RENALE CRONICA AVANZATA.
MORO, IRENE
2011/2012
Abstract
Nonostante il limitato interesse degli ultimi decenni, in un contesto di contenimento dei costi e allo scopo di evitare la dialisi nei pazienti molto anziani, le diete ipoproteiche stanno venendo recentemente riscoperte. Lo scopo di questa tesi è di analizzare i risultati in una coorte di pazienti seguiti per il periodo dal 1 Dicembre 2007 al 31 Gennaio 2013. La sede di questo studio è l'Ambulatorio di Nefrologia dell'Ospedale S. Luigi, dell'università di Torino. Le diete sono proposte di routine a tutti i pazienti con malattia renale cronica in stadio IV e V, rapidamente progressiva in stadio III o proteinuria severa e refrattaria. Vi sono due principali schemi dietetici: una dieta vegana, supplementata con aminoacidi essenziali e cheto-acidi, ed una dieta basata sulla sostituzione dei comuni carboidrati con prodotti aproteici disponibili in commercio. Per l'analisi descrittiva, le differenze tra i due gruppi sono state calcolate con ANOVA, T student, χ2 ed il test di Kruskal Wallis. L'analisi di sopravvivenza è stata eseguita secondo Kaplan Meier e le differenze tra le curve sono state calcolate con il test Log-rango ed il test di Wilcoxon. In tale analisi sono stati considerati tre outcomes principali: la dialisi, la mortalità e l'outcome combinato (decesso o dialisi). L'analisi dei costi ha confrontato la spesa annuale per le due diete con il costo annuale della dialisi. La fattibilità di tale approccio dietetico è confermata dal fatto che 307 pazienti hanno avviato un periodo di prova di almeno un mese, per una delle due diete. La dieta ipoproteica con prodotti aproteici è più frequentemente scelta dai pazienti più anziani e con un quadro meno grave di CKD, probabilmente legato ad una maggiore prevalenza di nefrosclerosi nei pazienti anziani. I pazienti che scelgono la dieta vegana sono più giovani e una sindrome nefrosica è di più frequente riscontro in questo gruppo. La prevalenza di comorbidità e i livelli di GFR sono significativamente più bassi nel gruppo a dieta vegana rispetto agli altri anche se il range è comunque molto ampio. Al contrario, la mediana di proteinuria è più alta nei pazienti a dieta vegana.Per quanto riguarda l'analisi di sopravvivenza, la mortalità è maggiore nel gruppo più anziano, con prodotti aproteici.Risultati opposti si ottengono considerando l'avvio della dialisi, dove la dieta vegana appare svantaggiosa.L'analisi dei costi è stata eseguita sia rispetto all'avvio dialitico a 15 ml/min di GFR sia alla ¿preparazione¿ alla dialisi allo stesso cut off (100 anni-paziente di ¿risparmio dialitico¿ nella prima ipotesi e 50 anni-paziente nella seconda). Nel complesso un anno di dialisi costa circa 50.000 ¿, mentre un anno di dieta costa circa 900 ¿ per la dieta vegana e 1.440 ¿ per la dieta con prodotti aproteici. Il nostro studio supporta un ampio uso di diete ipoproteiche, anche in contesti non selezionati di pazienti anziani e con importanti comorbidità; i tassi di sopravvivenza sono almeno equivalenti a quelli in dialisi e forse migliori. Rispetto ad avvio precoce della dialisi, il nostro approccio ha consentito un risparmio compreso tra 2,5 e 5 milioni di euro negli ultimi 5 anni.File | Dimensione | Formato | |
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