Nel mio elaborato si analizza l'Astrattismo come esperienza artistica nata nei primi anni del XX secolo, in zone d'Europa lontane tra loro, dove si sviluppò senza intenti comuni. Il termine indica quelle opere pittoriche e plastiche che esulano dalla rappresentazione oggettiva della realtà. Si analizzano in particolare artisti come Kandinskij, Franz Marc, August Macke, Paul Klee, cercando attraverso di essi di trovare analogie fra pittura e musica. Fondamentali furono le esperienze fauvista e cubista: la prima esaltava lo stato d'animo dell'artista attraverso l'uso non tradizionale del colore, mentre il secondo perseguiva la semplificazione delle forme secondo l'ordine della geometria. L'astrattismo nasce dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori. La forma viene intesa come risultato dell'incontro tra uomo e mondo, in un alternarsi di empatia, ovvero avvicinamento alla realtà, ed astrazione, cioè il rifiuto della realtà.Le altre esperienze non figurative vengono definite con nomi propri, quali espressionismo astratto, informale e simili. Le esperienze del futurismo non possono dirsi veramente astratte, in quanto nei quadri dei futuristi l'idea del movimento e del dinamismo non abbandona mai una base figurativa. L'astrattismo vero e proprio deve intendersi come armonia pura distaccata da qualsiasi riproduzione del vero.Il cinema rappresentò una grande novità negli anni novanta del diciannovesimo secolo, ma la sua realizzazione fu il risultato di un'insieme più vasto e vario di forme d'intrattenimento nate in epoca vittoriana. Il nuovo mezzo cinematografico si inserì facilmente in una grande vastità di divertimenti popolari. Scene di vita quotidiana, dove l'unico compito è la riproduzione della realtà. Nei salotti culturali tra i vari argomenti, il cinematografo si stava guadagnando un posto per discutere sulle sue possibilità artistiche. Georges Mèliès fu il primo a sfruttare le possibilità espressive del cinema, lasciando irrompere la fantasia scenica: un cinema come teatro di sogni, di magie fantascientifiche tipiche di Veme, ricco di trucchi; mentre Leonard Gaumont e Charles Pathè si ¿prodigavano¿ a curare soprattutto l'aspetto commerciale. Si analizza l'astrattismo nel cinema, come una delle avanguardie degli anni Venti del XX secolo. L' obiettivo era quello di creare un cinema ¿puro¿, svincolato da qualsiasi oggetto riconoscibile nella storia. Realizzato da pittori che facevano parte dell'Avanguardia e che utilizzavano, in modo artigianale, procedimenti tecnico ¿ linguistici che rifiutavano la riproduzione del mondo fenomenico e privilegiavano la luce come mezzo d'individuazione delle forme, in una dimensione temporale di cui il quadro era privo. Il cinema astratto (¿assoluto¿) tedesco non solo si opponeva ai canoni della narratività cinematografica, all'«arbitrio lirico» e a ogni «travestimento realistico - naturalista» ma rinunciava in modo definivo alla comprensione psicologica, optando decisamente per puri ritmi ottici di forme elementari, prevalentemente geometriche. Cercando di capire e mettere in relazione tra di loro l'astrattismo di Hans Richeter, Clair Picabia, Léger, Walter Ruttman, Viking Eggeling, Man Ray, Dziga Vertov. L'arte cinematografica dichiara la propria emancipazione dalle altre forme visivo- rappresentative, brandendo l'arma esclusiva del montaggio, che costituisce la principale differenza tra cinema e teatro.

Astrazione in movimento

REGOLO, ADRIANA
2009/2010

Abstract

Nel mio elaborato si analizza l'Astrattismo come esperienza artistica nata nei primi anni del XX secolo, in zone d'Europa lontane tra loro, dove si sviluppò senza intenti comuni. Il termine indica quelle opere pittoriche e plastiche che esulano dalla rappresentazione oggettiva della realtà. Si analizzano in particolare artisti come Kandinskij, Franz Marc, August Macke, Paul Klee, cercando attraverso di essi di trovare analogie fra pittura e musica. Fondamentali furono le esperienze fauvista e cubista: la prima esaltava lo stato d'animo dell'artista attraverso l'uso non tradizionale del colore, mentre il secondo perseguiva la semplificazione delle forme secondo l'ordine della geometria. L'astrattismo nasce dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori. La forma viene intesa come risultato dell'incontro tra uomo e mondo, in un alternarsi di empatia, ovvero avvicinamento alla realtà, ed astrazione, cioè il rifiuto della realtà.Le altre esperienze non figurative vengono definite con nomi propri, quali espressionismo astratto, informale e simili. Le esperienze del futurismo non possono dirsi veramente astratte, in quanto nei quadri dei futuristi l'idea del movimento e del dinamismo non abbandona mai una base figurativa. L'astrattismo vero e proprio deve intendersi come armonia pura distaccata da qualsiasi riproduzione del vero.Il cinema rappresentò una grande novità negli anni novanta del diciannovesimo secolo, ma la sua realizzazione fu il risultato di un'insieme più vasto e vario di forme d'intrattenimento nate in epoca vittoriana. Il nuovo mezzo cinematografico si inserì facilmente in una grande vastità di divertimenti popolari. Scene di vita quotidiana, dove l'unico compito è la riproduzione della realtà. Nei salotti culturali tra i vari argomenti, il cinematografo si stava guadagnando un posto per discutere sulle sue possibilità artistiche. Georges Mèliès fu il primo a sfruttare le possibilità espressive del cinema, lasciando irrompere la fantasia scenica: un cinema come teatro di sogni, di magie fantascientifiche tipiche di Veme, ricco di trucchi; mentre Leonard Gaumont e Charles Pathè si ¿prodigavano¿ a curare soprattutto l'aspetto commerciale. Si analizza l'astrattismo nel cinema, come una delle avanguardie degli anni Venti del XX secolo. L' obiettivo era quello di creare un cinema ¿puro¿, svincolato da qualsiasi oggetto riconoscibile nella storia. Realizzato da pittori che facevano parte dell'Avanguardia e che utilizzavano, in modo artigianale, procedimenti tecnico ¿ linguistici che rifiutavano la riproduzione del mondo fenomenico e privilegiavano la luce come mezzo d'individuazione delle forme, in una dimensione temporale di cui il quadro era privo. Il cinema astratto (¿assoluto¿) tedesco non solo si opponeva ai canoni della narratività cinematografica, all'«arbitrio lirico» e a ogni «travestimento realistico - naturalista» ma rinunciava in modo definivo alla comprensione psicologica, optando decisamente per puri ritmi ottici di forme elementari, prevalentemente geometriche. Cercando di capire e mettere in relazione tra di loro l'astrattismo di Hans Richeter, Clair Picabia, Léger, Walter Ruttman, Viking Eggeling, Man Ray, Dziga Vertov. L'arte cinematografica dichiara la propria emancipazione dalle altre forme visivo- rappresentative, brandendo l'arma esclusiva del montaggio, che costituisce la principale differenza tra cinema e teatro.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/71195