Il Cetuximab, anticorpo monoclonale umanizzato, inibitore del recettore del fattore di crescita dell'epidermide (EGFR), è ampiamente utilizzato per il trattamento di diverse forme tumorali, soprattutto nel caso di carcinoma colon-rettale. Grazie alla notevole selettività nei confronti delle cellule bersaglio e alla specificità del meccanismo d'azione, esso risulta tra i farmaci più prescritti per le terapie antineoplastiche, non solo per l'efficacia della sua azione, ma anche per la buona tollerabilità che dimostra a livello sistemico. Nonostante i benefici, però, essendo la pelle molto ricca di EGFR, può indurre numerose reazioni avverse cutanee, talvolta così gravi da minare la qualità della vita dei soggetti colpiti. Tali effetti collaterali possono comparire già entro le prime tre settimane di trattamento, come le forme di rash papulopustolare, oppure manifestarsi anche dopo mesi dall'inizio della terapia, come nel caso della xerosi o della paronichia. L'insorgenza della reazione più grave, ovvero il rash, è dovuta al fatto che l'inibizione di EGFR blocca la via del segnale a valle, impedendo ai cheratinociti di maturare correttamente; in tal modo, essi migrano verso lo strato corneo più esterno e qui vi si accumulano, formando una sorta di tappo di cheratinociti che ostruisce i follicoli pilosebacei e provoca stati infiammatori ed eruzioni caratteristiche. Questa particolare tipologia di risposta si sviluppa nelle aree più sensibili dal punto di vista estetico, come il viso, il cuoio capelluto, il petto e la schiena; ciò influisce negativamente sul piano psicologico ed emotivo del paziente, il quale vede danneggiata la propria immagine. Per poter realizzare un valido approccio terapeutico, è dunque necessaria una stretta cooperazione tra oncologi e dermatologi, affinché vengano approntate le migliori strategie di cura. Le linee guida proposte suggeriscono trattamenti sia preventivi che reattivi, prevalentemente basati sull'impiego di antibiotici e steroidi, sia topici che sistemici. Attualmente sono in atto numerosi studi sperimentali per valutare l'efficacia di altre molecole, oltre a quelle già in uso, per la gestione delle reazioni cutanee. La terapia farmacologica degli effetti collaterali può essere coadiuvata da alcuni accorgimenti di tipo cosmetico; tuttavia, nonostante la gravità delle manifestazioni che interessano la pelle e i suoi annessi, ad oggi, non sono ancora stati individuati trattamenti topici davvero risolutivi. Le conoscenze a disposizione sono per lo più mirate a ridurre la sintomatologia, ovvero a dare sollievo e prevenire eventuali peggioramenti. I dermatologi raccomandano una detersione accurata che eviti l'uso di prodotti troppo aggressivi, che potrebbero favorire la secchezza o la disidratazione, così come di principi emollienti e idratanti, purché non eccessivamente occlusivi, per trattenere acqua a livello dello strato corneo e quindi migliorare la funzione di barriera. Infine, è molto importante adottare un'efficace fotoprotezione, dal momento che la pelle, in seguito al trattamento con Cetuximab, risulta molto più sensibile all'effetto delle radiazioni ultraviolette; pertanto si devono evitare esposizioni dirette al sole, o quantomeno utilizzare prodotti ad azione sia schermante che fotoriflettente.

Trattamento delle reazioni cutanee indotte da Cetuximab in pazienti oncologici

RICCIARDELLI, ELISA ANTONIETTA
2012/2013

Abstract

Il Cetuximab, anticorpo monoclonale umanizzato, inibitore del recettore del fattore di crescita dell'epidermide (EGFR), è ampiamente utilizzato per il trattamento di diverse forme tumorali, soprattutto nel caso di carcinoma colon-rettale. Grazie alla notevole selettività nei confronti delle cellule bersaglio e alla specificità del meccanismo d'azione, esso risulta tra i farmaci più prescritti per le terapie antineoplastiche, non solo per l'efficacia della sua azione, ma anche per la buona tollerabilità che dimostra a livello sistemico. Nonostante i benefici, però, essendo la pelle molto ricca di EGFR, può indurre numerose reazioni avverse cutanee, talvolta così gravi da minare la qualità della vita dei soggetti colpiti. Tali effetti collaterali possono comparire già entro le prime tre settimane di trattamento, come le forme di rash papulopustolare, oppure manifestarsi anche dopo mesi dall'inizio della terapia, come nel caso della xerosi o della paronichia. L'insorgenza della reazione più grave, ovvero il rash, è dovuta al fatto che l'inibizione di EGFR blocca la via del segnale a valle, impedendo ai cheratinociti di maturare correttamente; in tal modo, essi migrano verso lo strato corneo più esterno e qui vi si accumulano, formando una sorta di tappo di cheratinociti che ostruisce i follicoli pilosebacei e provoca stati infiammatori ed eruzioni caratteristiche. Questa particolare tipologia di risposta si sviluppa nelle aree più sensibili dal punto di vista estetico, come il viso, il cuoio capelluto, il petto e la schiena; ciò influisce negativamente sul piano psicologico ed emotivo del paziente, il quale vede danneggiata la propria immagine. Per poter realizzare un valido approccio terapeutico, è dunque necessaria una stretta cooperazione tra oncologi e dermatologi, affinché vengano approntate le migliori strategie di cura. Le linee guida proposte suggeriscono trattamenti sia preventivi che reattivi, prevalentemente basati sull'impiego di antibiotici e steroidi, sia topici che sistemici. Attualmente sono in atto numerosi studi sperimentali per valutare l'efficacia di altre molecole, oltre a quelle già in uso, per la gestione delle reazioni cutanee. La terapia farmacologica degli effetti collaterali può essere coadiuvata da alcuni accorgimenti di tipo cosmetico; tuttavia, nonostante la gravità delle manifestazioni che interessano la pelle e i suoi annessi, ad oggi, non sono ancora stati individuati trattamenti topici davvero risolutivi. Le conoscenze a disposizione sono per lo più mirate a ridurre la sintomatologia, ovvero a dare sollievo e prevenire eventuali peggioramenti. I dermatologi raccomandano una detersione accurata che eviti l'uso di prodotti troppo aggressivi, che potrebbero favorire la secchezza o la disidratazione, così come di principi emollienti e idratanti, purché non eccessivamente occlusivi, per trattenere acqua a livello dello strato corneo e quindi migliorare la funzione di barriera. Infine, è molto importante adottare un'efficace fotoprotezione, dal momento che la pelle, in seguito al trattamento con Cetuximab, risulta molto più sensibile all'effetto delle radiazioni ultraviolette; pertanto si devono evitare esposizioni dirette al sole, o quantomeno utilizzare prodotti ad azione sia schermante che fotoriflettente.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
235124_tesi_ricciardelli.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 2.57 MB
Formato Adobe PDF
2.57 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/71057