Prendendo il via da una ricognizione storica sulla situazione cinematografica della Germania Federale dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la tesi affronta i cambiamenti socio-culturali che hanno portato alla firma del Manifesto di Oberhausen nel 1962 e in seguito alla nascita del cosiddetto Nuovo Cinema Tedesco. Cercando di determinare caratteristiche comuni e differenze tra i vari registi attivi negli anni Sessanta e Settanta, il ragionamento segue cronologicamente l'evoluzione degli eventi che portano dal 1960 al 1984, documentando cambiamenti nelle strutture produttive e nell'evoluzione del linguaggio cinematografico. La figura di riferimento è Alexander Kluge, firmatario di Oberhausen e primo regista tedesco dell'epoca ad ottenere riconoscimenti a livello internazionale. Al suo fianco, nell'arco di oltre vent'anni, si muove Edgar Reitz, al quale si deve il film che nel 1984 pone fine al Nuovo Cinema Tedesco, Heimat, opera capitale in cui le necessità del movimento trovano finalmente un'adeguata costruzione formale ed una completa espressione narrativa. Nel corso di questi venticinque anni di cinema tedesco altri autori tentano percorsi assai variegati. Resta tuttavia innegabile ed estremamente affascinante la presenza costante di tematiche riconducibili alla cultura romantica, vera chiave di lettura per comprendere le peculiarità ed i pregi di una cinematografia nazionale spesso ritenuta erroneamente troppo eterogenea.

Quel che resta di Oberhausen - Riflessioni sul cinema tedesco tra il 1960 e il 1984

BELLIO, MICHELE
2009/2010

Abstract

Prendendo il via da una ricognizione storica sulla situazione cinematografica della Germania Federale dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la tesi affronta i cambiamenti socio-culturali che hanno portato alla firma del Manifesto di Oberhausen nel 1962 e in seguito alla nascita del cosiddetto Nuovo Cinema Tedesco. Cercando di determinare caratteristiche comuni e differenze tra i vari registi attivi negli anni Sessanta e Settanta, il ragionamento segue cronologicamente l'evoluzione degli eventi che portano dal 1960 al 1984, documentando cambiamenti nelle strutture produttive e nell'evoluzione del linguaggio cinematografico. La figura di riferimento è Alexander Kluge, firmatario di Oberhausen e primo regista tedesco dell'epoca ad ottenere riconoscimenti a livello internazionale. Al suo fianco, nell'arco di oltre vent'anni, si muove Edgar Reitz, al quale si deve il film che nel 1984 pone fine al Nuovo Cinema Tedesco, Heimat, opera capitale in cui le necessità del movimento trovano finalmente un'adeguata costruzione formale ed una completa espressione narrativa. Nel corso di questi venticinque anni di cinema tedesco altri autori tentano percorsi assai variegati. Resta tuttavia innegabile ed estremamente affascinante la presenza costante di tematiche riconducibili alla cultura romantica, vera chiave di lettura per comprendere le peculiarità ed i pregi di una cinematografia nazionale spesso ritenuta erroneamente troppo eterogenea.
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