Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia è un tema che negli ultimi anni è diventato molto discusso grazie ai progressi che ci sono stati in campo legislativo e grazie alla maggior attenzione che l'opinione pubblica e la società civile dedica al fenomeno mafioso. Questa tesi si propone di affrontare il procedimento della confisca attraverso alcune teorie dello sviluppo locale e alcune teorie di giustizia sociale. L'attenzione è posta sul processo che porta alla restituzione del bene confiscato alla collettività. Le proprietà dei mafiosi sono accumulate al di fuori di circuiti legali e attraverso logiche di sfruttamento e di violenza. Negli anni si è andato definendo un percorso che mirava a trovare il modo di restituire il capitale accumulato dalla criminalità organizzata alla popolazione locale, in quanto la più colpita dalle pratiche mafiose. Questo processo, dalla confisca al riutilizzo sociale, è presentato in questa tesi come una possibilità di sviluppo locale per il territorio e come una affermazione di un ideale di giustizia sociale che permette ai cittadini di riappropriarsi dei suoi diritti sul territorio e di partecipare alla nuova gestione delle risorse e di riceverne in parte i frutti. Il discorso si svolge facendo riferimento al processo che ha permesso la costituzione della cooperativa sociale Placido Rizzotto Libera Terra. Attraverso l'esperienza di questa cooperativa si vuole analizzare la possibile restituzione alla collettività dei beni confiscati. Il processo di confisca e di riutilizzo dei beni sequestrati è stato quindi interpretato come il tentativo di una comunità locale (quella dell'Alto Belice Corleonese in questo caso, ma ci sono altri esempi) di riscoprire risorse stanziate sul territorio, ma delle quali non poteva godere e reinserirle nella vita locale. La collettività acquista un ruolo attivo, perché, ponendosi accanto al lavoro della magistratura, può riappropriarsi non solo delle risorse ma anche dei suoi diritti politici su di esse.
I beni confiscati alla mafia come possibilità di sviluppo per il territorio. La cooperativa Placido Rizzotto fra sviluppo locale e giustizia sociale
TORASSO, SARA
2009/2010
Abstract
Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia è un tema che negli ultimi anni è diventato molto discusso grazie ai progressi che ci sono stati in campo legislativo e grazie alla maggior attenzione che l'opinione pubblica e la società civile dedica al fenomeno mafioso. Questa tesi si propone di affrontare il procedimento della confisca attraverso alcune teorie dello sviluppo locale e alcune teorie di giustizia sociale. L'attenzione è posta sul processo che porta alla restituzione del bene confiscato alla collettività. Le proprietà dei mafiosi sono accumulate al di fuori di circuiti legali e attraverso logiche di sfruttamento e di violenza. Negli anni si è andato definendo un percorso che mirava a trovare il modo di restituire il capitale accumulato dalla criminalità organizzata alla popolazione locale, in quanto la più colpita dalle pratiche mafiose. Questo processo, dalla confisca al riutilizzo sociale, è presentato in questa tesi come una possibilità di sviluppo locale per il territorio e come una affermazione di un ideale di giustizia sociale che permette ai cittadini di riappropriarsi dei suoi diritti sul territorio e di partecipare alla nuova gestione delle risorse e di riceverne in parte i frutti. Il discorso si svolge facendo riferimento al processo che ha permesso la costituzione della cooperativa sociale Placido Rizzotto Libera Terra. Attraverso l'esperienza di questa cooperativa si vuole analizzare la possibile restituzione alla collettività dei beni confiscati. Il processo di confisca e di riutilizzo dei beni sequestrati è stato quindi interpretato come il tentativo di una comunità locale (quella dell'Alto Belice Corleonese in questo caso, ma ci sono altri esempi) di riscoprire risorse stanziate sul territorio, ma delle quali non poteva godere e reinserirle nella vita locale. La collettività acquista un ruolo attivo, perché, ponendosi accanto al lavoro della magistratura, può riappropriarsi non solo delle risorse ma anche dei suoi diritti politici su di esse.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/70947