Le domande che si pongono davanti ad un reperto archeologico solitamente sono com'è stato fatto, quando è stato fatto e se è stato prodotto localmente o è giunto nel sito tramite commercio. Per rispondere a queste domande di solito si ricorre a documenti storici ma ciò a volte non basta ed allora si ricorre all'archeometria. Le metodologie scientifiche utilizzate per determinare l'età dei materiali archeologici, pertanto, si basano sulla misura di grandezze fisiche che dipendono dal tempo. Nel caso delle ceramiche è utilizzata con successo la termoluminescenza (TL), ovvero la luminescenza stimolata tramite il riscaldamento. La luminescenza è legata all'accumulo d'elettroni nei livelli energetici di trappola creati dai difetti reticolari presenti nella ceramica. Gli elettroni, liberati da un agente ionizzante, rimangono bloccati nelle trappole dalle quali non possono uscire finché non sia fornita loro energia. Per provocare il fenomeno di termoluminescenza, questa energia è conferita ai portatori di carica attraverso il riscaldamento del corpo ceramico; in questo modo gli elettroni possono uscire dal livello energetico causato dai difetti reticolari e ricongiungersi con l'atomo d'origine, dissipando energia come radiazione luminosa. Portando l'oggetto ad altissime temperature durante la cottura, si provoca la fuga di tutti gli elettroni accumulati nei tempi geologici dal materiale argilloso e questo evento rappresenta l'anno zero per il cronometro luminescente. Da questo momento le radiazioni nucleari, prodotte dal materiale stesso e dal terreno di scavo nel quale il tempo seppellisce l'oggetto, interagendo con il reperto provocano in esso un accumulo costante di elettroni nel tempo, direttamente proporzionale al contenuto radioattivo dell'ambiente circostante. Dopo il recupero del reperto ed un'opportuna preparazione, in laboratorio si misura l'emissione di luminescenza riscaldando il campione: l'intensità della foto-corrente rilasciata è proporzionale al tempo trascorso dal momento dell'ultima cottura del manufatto. Il presente lavoro di tesi nasce con l'intento di ottimizzare i metodi per la determinazione di tale proporzionalità, andando a valutare la bontà di diversi metodi per la preparazione del campione ritrovati in letteratura e cercando di migliorare l'accuratezza di alcune misure sperimentali, imprescindibili per la determinazione dell'età del reperto. Inoltre è stato svolto parallelamente un lavoro di datazione su laterizi provenienti dal complesso sito di scavo presso il Palazzo Malabayla nel centro storico di Asti. Questo progetto nasce dalla collaborazione tra l'Università degli Studi di Torino e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, al fine di migliorare la metodologia di analisi del laboratorio attraverso il confronto dei risultati sperimentali su alcuni reperti di età nota e di fornire nuovi dati agli archeologi per affinare la ricerca sul campo.

Datazione per mezzo della termoluminescenza: ottimizzazione delle procedure sperimentali ed applicazione a scavi archeologici piemontesi.

SERRAPEDE, MARA
2008/2009

Abstract

Le domande che si pongono davanti ad un reperto archeologico solitamente sono com'è stato fatto, quando è stato fatto e se è stato prodotto localmente o è giunto nel sito tramite commercio. Per rispondere a queste domande di solito si ricorre a documenti storici ma ciò a volte non basta ed allora si ricorre all'archeometria. Le metodologie scientifiche utilizzate per determinare l'età dei materiali archeologici, pertanto, si basano sulla misura di grandezze fisiche che dipendono dal tempo. Nel caso delle ceramiche è utilizzata con successo la termoluminescenza (TL), ovvero la luminescenza stimolata tramite il riscaldamento. La luminescenza è legata all'accumulo d'elettroni nei livelli energetici di trappola creati dai difetti reticolari presenti nella ceramica. Gli elettroni, liberati da un agente ionizzante, rimangono bloccati nelle trappole dalle quali non possono uscire finché non sia fornita loro energia. Per provocare il fenomeno di termoluminescenza, questa energia è conferita ai portatori di carica attraverso il riscaldamento del corpo ceramico; in questo modo gli elettroni possono uscire dal livello energetico causato dai difetti reticolari e ricongiungersi con l'atomo d'origine, dissipando energia come radiazione luminosa. Portando l'oggetto ad altissime temperature durante la cottura, si provoca la fuga di tutti gli elettroni accumulati nei tempi geologici dal materiale argilloso e questo evento rappresenta l'anno zero per il cronometro luminescente. Da questo momento le radiazioni nucleari, prodotte dal materiale stesso e dal terreno di scavo nel quale il tempo seppellisce l'oggetto, interagendo con il reperto provocano in esso un accumulo costante di elettroni nel tempo, direttamente proporzionale al contenuto radioattivo dell'ambiente circostante. Dopo il recupero del reperto ed un'opportuna preparazione, in laboratorio si misura l'emissione di luminescenza riscaldando il campione: l'intensità della foto-corrente rilasciata è proporzionale al tempo trascorso dal momento dell'ultima cottura del manufatto. Il presente lavoro di tesi nasce con l'intento di ottimizzare i metodi per la determinazione di tale proporzionalità, andando a valutare la bontà di diversi metodi per la preparazione del campione ritrovati in letteratura e cercando di migliorare l'accuratezza di alcune misure sperimentali, imprescindibili per la determinazione dell'età del reperto. Inoltre è stato svolto parallelamente un lavoro di datazione su laterizi provenienti dal complesso sito di scavo presso il Palazzo Malabayla nel centro storico di Asti. Questo progetto nasce dalla collaborazione tra l'Università degli Studi di Torino e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, al fine di migliorare la metodologia di analisi del laboratorio attraverso il confronto dei risultati sperimentali su alcuni reperti di età nota e di fornire nuovi dati agli archeologi per affinare la ricerca sul campo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/70765