Una delle maggiori preoccupazioni per i consumatori, per quanto riguarda la qualità dell'acqua potabile, è la contaminazione con microorganismi patogeni. Batteri, virus e parassiti sono noti contaminanti dell'acqua, responsabili di importanti infezioni ed epidemie. Perciò in tutti i Paesi sviluppati vengono eseguite analisi di routine, mirate alla ricerca di contaminanti microbiologici, con riferimenti a precisi limiti di legge. In passato i funghi sono stati di rado presi in considerazione nelle analisi delle acque destinate al consumo umano, probabilmente perché la contaminazione fungina raramente porta a manifestazioni acute. Negli ultimi anni molti studi hanno segnalato la costante presenza di funghi, tra cui numerose specie potenzialmente patogene, allergeniche o tossinogene, nei sistemi di distribuzione dell'acqua potabile. Tuttavia le informazioni sono spesso frammentarie e di difficile confronto poiché le ricerche differiscono per tipologia di acqua campionata, modalità di campionamento e di analisi; inoltre nella maggior parte dei casi, l'identificazione è limitata a livello di genere, impedendo una corretta valutazione del rischio. Scopo di questo lavoro è stato quantificare ed identificare le specie fungine isolate da acque destinate al consumo umano campionate in 6 siti nell'area torinese, verificando se le specie identificate fossero potenzialmente in grado di alterare la salubrità e/o le caratteristiche organolettiche dell'acqua, le eventuali variazioni stagionali e la presenza di siti di colonizzazione. Tra luglio 2006 a luglio 2007 sono stati svolti 19 campionamenti, in 4 pozzi che alimentano un serbatoio pensile, a sua volta campionato in entrata ed in uscita. La micoflora è stata studiata secondo le procedure fornite dall'Istituto Superiore di Sanità seguendo il metodo della filtrazione su membrana. I funghi sono stati quantificati mediante la conta delle CFU, successivamente isolati e identificati attraverso metodi morfofisiologici e molecolari. Il 94% dei campioni di acque analizzati era colonizzato da funghi. La micoflora associata al sistema di distribuzione è risultata molto varia e ha portato all'identificazione di 69 entità di funghi filamentosi. La carica media registrata era generalmente inferiore alle 11 CFU/100 ml, raggiungendo nel campionamento di marzo un picco massimo pari a 48 CFU/100 ml. La maggior parte dei 69 funghi filamentosi isolati è stata ritrovata con basse frequenze; solo 6 specie sono risultate costantemente associate al sistema di distribuzione. Tra i 6 siti campionati, il serbatoio in uscita è risultato il luogo più inquinato e può pertanto essere considerato un ambiente idoneo allo sviluppo fungino, presumibilmente grazie alla formazione di biofilm e ¿soft deposits¿. Circa 1/3 delle specie fungine isolate possono essere causa di alterazione delle caratteristiche organolettiche e possono compromettere la salubrità dell'acqua perché potenzialmente patogene, tossinogene o allergeniche. E' improbabile che le basse concentrazioni di carica fungina ritrovate nei campioni da noi analizzati possano rappresentare un problema per la salute di persone sane. Queste concentrazioni di funghi potrebbero tuttavia risultare pericolose nei sistemi di distribuzione dell'acqua degli ospedali dove, a causa della crescente frequenza dei pazienti gravemente immunocompromessi, negli ultimi anni si assiste alla crescita esponenziale delle infezioni fungine opportunistiche. La Legge Italiana attualmente non prevede analisi di routine per la ricerca e la quantificazione dei funghi nell'acqua destinata al consumo umano. Tuttavia, la crescente consapevolezza di queste problematiche suggerisce di introdurre un sistematico monitoraggio della componente fungina e di mettere a punto idonei trattamenti di disinfezione, al fine di garantire un'adeguata qualità dell'acqua e la tutela della salute dei consumatori.
I FUNGHI NELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUO UMANO. ANALISI DELLA MICOFLORA NELLE ACQUE DI POZZO DEL CIRCONDARIO TORINESE
GARNERO, NADIA
2007/2008
Abstract
Una delle maggiori preoccupazioni per i consumatori, per quanto riguarda la qualità dell'acqua potabile, è la contaminazione con microorganismi patogeni. Batteri, virus e parassiti sono noti contaminanti dell'acqua, responsabili di importanti infezioni ed epidemie. Perciò in tutti i Paesi sviluppati vengono eseguite analisi di routine, mirate alla ricerca di contaminanti microbiologici, con riferimenti a precisi limiti di legge. In passato i funghi sono stati di rado presi in considerazione nelle analisi delle acque destinate al consumo umano, probabilmente perché la contaminazione fungina raramente porta a manifestazioni acute. Negli ultimi anni molti studi hanno segnalato la costante presenza di funghi, tra cui numerose specie potenzialmente patogene, allergeniche o tossinogene, nei sistemi di distribuzione dell'acqua potabile. Tuttavia le informazioni sono spesso frammentarie e di difficile confronto poiché le ricerche differiscono per tipologia di acqua campionata, modalità di campionamento e di analisi; inoltre nella maggior parte dei casi, l'identificazione è limitata a livello di genere, impedendo una corretta valutazione del rischio. Scopo di questo lavoro è stato quantificare ed identificare le specie fungine isolate da acque destinate al consumo umano campionate in 6 siti nell'area torinese, verificando se le specie identificate fossero potenzialmente in grado di alterare la salubrità e/o le caratteristiche organolettiche dell'acqua, le eventuali variazioni stagionali e la presenza di siti di colonizzazione. Tra luglio 2006 a luglio 2007 sono stati svolti 19 campionamenti, in 4 pozzi che alimentano un serbatoio pensile, a sua volta campionato in entrata ed in uscita. La micoflora è stata studiata secondo le procedure fornite dall'Istituto Superiore di Sanità seguendo il metodo della filtrazione su membrana. I funghi sono stati quantificati mediante la conta delle CFU, successivamente isolati e identificati attraverso metodi morfofisiologici e molecolari. Il 94% dei campioni di acque analizzati era colonizzato da funghi. La micoflora associata al sistema di distribuzione è risultata molto varia e ha portato all'identificazione di 69 entità di funghi filamentosi. La carica media registrata era generalmente inferiore alle 11 CFU/100 ml, raggiungendo nel campionamento di marzo un picco massimo pari a 48 CFU/100 ml. La maggior parte dei 69 funghi filamentosi isolati è stata ritrovata con basse frequenze; solo 6 specie sono risultate costantemente associate al sistema di distribuzione. Tra i 6 siti campionati, il serbatoio in uscita è risultato il luogo più inquinato e può pertanto essere considerato un ambiente idoneo allo sviluppo fungino, presumibilmente grazie alla formazione di biofilm e ¿soft deposits¿. Circa 1/3 delle specie fungine isolate possono essere causa di alterazione delle caratteristiche organolettiche e possono compromettere la salubrità dell'acqua perché potenzialmente patogene, tossinogene o allergeniche. E' improbabile che le basse concentrazioni di carica fungina ritrovate nei campioni da noi analizzati possano rappresentare un problema per la salute di persone sane. Queste concentrazioni di funghi potrebbero tuttavia risultare pericolose nei sistemi di distribuzione dell'acqua degli ospedali dove, a causa della crescente frequenza dei pazienti gravemente immunocompromessi, negli ultimi anni si assiste alla crescita esponenziale delle infezioni fungine opportunistiche. La Legge Italiana attualmente non prevede analisi di routine per la ricerca e la quantificazione dei funghi nell'acqua destinata al consumo umano. Tuttavia, la crescente consapevolezza di queste problematiche suggerisce di introdurre un sistematico monitoraggio della componente fungina e di mettere a punto idonei trattamenti di disinfezione, al fine di garantire un'adeguata qualità dell'acqua e la tutela della salute dei consumatori.File | Dimensione | Formato | |
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