Con questa tesi abbiamo voluto indagare le differenti modalità attraverso le quali il film può essere concretamente utilizzato in terapia come dispositivo mediatore. Alla base dell'indagine vi è stata l'esigenza di individuare le caratteristiche che il dispositivo filmico possiede come proprie e che lo differenziano da altri possibili mediatori terapeutici, rendendolo necessario, idoneo a compiere questo ruolo di mediazione, in quanto facilmente assimilabile al processo terapeutico, alla condizione socioculturale in cui esso si compie e alle identità che, in questa condizione, si formano. Facendo un sunto di quelli che sono gli approcci che già utilizzano il materiale filmico, o sono affini all'analisi della visione, come l'abbiamo intesa fin ora, abbiamo cercato una sintesi possibile in cui, integrando discipline e tecniche differenti, iniziare a pensare a un'analisi adattiva che si nutra delle stesse immagini di cui si nutrono i pazienti e le loro identità. Un'analisi che va ad indagare il cinema attraverso lo spettatore, là dove il cinema si fa corpo, luogo ed evento. Questa che offriamo è una proposta di metodo che non può, non deve, considerarsi una formula terapeutica chiusa, resta un'indagine in corso, aperta e adattabile.

Lo specchio di Atena, la mediazione filmica in terapia

AMPOLO, MARTA
2009/2010

Abstract

Con questa tesi abbiamo voluto indagare le differenti modalità attraverso le quali il film può essere concretamente utilizzato in terapia come dispositivo mediatore. Alla base dell'indagine vi è stata l'esigenza di individuare le caratteristiche che il dispositivo filmico possiede come proprie e che lo differenziano da altri possibili mediatori terapeutici, rendendolo necessario, idoneo a compiere questo ruolo di mediazione, in quanto facilmente assimilabile al processo terapeutico, alla condizione socioculturale in cui esso si compie e alle identità che, in questa condizione, si formano. Facendo un sunto di quelli che sono gli approcci che già utilizzano il materiale filmico, o sono affini all'analisi della visione, come l'abbiamo intesa fin ora, abbiamo cercato una sintesi possibile in cui, integrando discipline e tecniche differenti, iniziare a pensare a un'analisi adattiva che si nutra delle stesse immagini di cui si nutrono i pazienti e le loro identità. Un'analisi che va ad indagare il cinema attraverso lo spettatore, là dove il cinema si fa corpo, luogo ed evento. Questa che offriamo è una proposta di metodo che non può, non deve, considerarsi una formula terapeutica chiusa, resta un'indagine in corso, aperta e adattabile.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/70487