Molto spesso in un esame PET/CT capita di trovarsi di fronte a lesioni che interessano la zona dell'addome. In aree come i polmoni, le zone vicine al diaframma, il fegato e il pancreas le lesioni si spostano nello spazio. Il movimento è dovuto al respiro, al movimento di organi, al battito cardiaco, al posizionamento e al movimento del paziente. Esso determina nelle immagini blurring (offuscamento di tutta l'immagine), riduzione della risoluzione e creazione di artefatti. Il movimento, unito al fatto che la CT elicoidale è molto rapida (20- 30 sec) mentre la PET ha un tempo di acquisizione molto maggiore (circa 14 min), a volte non permette la perfetta fusione delle immagini CT e PET. In alcuni casi si rende di conseguenza difficile identificare precisamente le aree anatomiche interessate ed indagarle sino ad una probabile inesatta localizzazione delle lesioni e delle loro delimitazioni. Addirittura, se ci si trova davanti a lesioni molto piccole o che magari si rendono visibili all'esame solo in determinate fasi del ciclo respiratorio del paziente, a volte il movimento può nascondere tumori o metastasi. Con l'uso del protocollo Motion Free si riesce a conoscere la posizione del target in ogni istante del ciclo respiratorio del paziente. Questo migliora la definizione del target stesso, in quanto si riesce ad ottenere una risoluzione spaziale di circa 5 mm, rispetto a quella di circa 10 mm di un esame standard, e permette di conoscere il tipo di spostamento che la lesione compie nel tempo durante il respiro del paziente. Si possono quindi avere dei vantaggi anche in un successivo trattamento radioterapico (anche se esso non è gatizzato). Nella radioterapia si irradia di solito un volume prefigurato per cercare di comprendere il tumore durante tutto il suo spostamento. Non conoscendo però la reale natura di questo movimento (che potrebbe essere verticale, diagonale etc.), si rischia spesso di irradiare anche parti sane dell'organismo. Parimenti a volte il tumore, durante il ciclo respiratorio, esce dal target selezionato e non riceve radiazione (vedi figura sopra). Sapere quale movimento compie la lesione nel tempo e in quale direzione, permette invece di irradiare solo le aree interessate dallo spostamento della stessa, trattando target con confini diversi a seconda della fase del ciclo respiratorio in cui ci si trova, oppure scegliendo di trattare il paziente solo durante una singola fase respiratoria. Nell'eventuale successivo trattamento radioterapico l'uso del protocollo durante la diagnosi e per la pianificazione del volume da irradiare permette, oltre a un trattamento più mirato e intenso sul tumore stesso, una sensibile diminuzione di dose di radiazione erogata al paziente e conseguentemente anche ai tessuti sani. Tornando al protocollo, il Motion Free produce immagini associate una ad una ad ogni particolare fase del ciclo respiratorio del paziente, somma le immagini relative a ogni specifica fase e le assembla in una unica immagine in movimento. In questo modo è come se il movimento del paziente fosse congelato e fermato per un attimo in ogni singola fase, e questo permette di acquisire immagini precise, come se la parte anatomica fosse ferma.

Implementazione del gating respiratorio del tomografo GE Discovery PET/CT 600

ORSI, KATIA
2009/2010

Abstract

Molto spesso in un esame PET/CT capita di trovarsi di fronte a lesioni che interessano la zona dell'addome. In aree come i polmoni, le zone vicine al diaframma, il fegato e il pancreas le lesioni si spostano nello spazio. Il movimento è dovuto al respiro, al movimento di organi, al battito cardiaco, al posizionamento e al movimento del paziente. Esso determina nelle immagini blurring (offuscamento di tutta l'immagine), riduzione della risoluzione e creazione di artefatti. Il movimento, unito al fatto che la CT elicoidale è molto rapida (20- 30 sec) mentre la PET ha un tempo di acquisizione molto maggiore (circa 14 min), a volte non permette la perfetta fusione delle immagini CT e PET. In alcuni casi si rende di conseguenza difficile identificare precisamente le aree anatomiche interessate ed indagarle sino ad una probabile inesatta localizzazione delle lesioni e delle loro delimitazioni. Addirittura, se ci si trova davanti a lesioni molto piccole o che magari si rendono visibili all'esame solo in determinate fasi del ciclo respiratorio del paziente, a volte il movimento può nascondere tumori o metastasi. Con l'uso del protocollo Motion Free si riesce a conoscere la posizione del target in ogni istante del ciclo respiratorio del paziente. Questo migliora la definizione del target stesso, in quanto si riesce ad ottenere una risoluzione spaziale di circa 5 mm, rispetto a quella di circa 10 mm di un esame standard, e permette di conoscere il tipo di spostamento che la lesione compie nel tempo durante il respiro del paziente. Si possono quindi avere dei vantaggi anche in un successivo trattamento radioterapico (anche se esso non è gatizzato). Nella radioterapia si irradia di solito un volume prefigurato per cercare di comprendere il tumore durante tutto il suo spostamento. Non conoscendo però la reale natura di questo movimento (che potrebbe essere verticale, diagonale etc.), si rischia spesso di irradiare anche parti sane dell'organismo. Parimenti a volte il tumore, durante il ciclo respiratorio, esce dal target selezionato e non riceve radiazione (vedi figura sopra). Sapere quale movimento compie la lesione nel tempo e in quale direzione, permette invece di irradiare solo le aree interessate dallo spostamento della stessa, trattando target con confini diversi a seconda della fase del ciclo respiratorio in cui ci si trova, oppure scegliendo di trattare il paziente solo durante una singola fase respiratoria. Nell'eventuale successivo trattamento radioterapico l'uso del protocollo durante la diagnosi e per la pianificazione del volume da irradiare permette, oltre a un trattamento più mirato e intenso sul tumore stesso, una sensibile diminuzione di dose di radiazione erogata al paziente e conseguentemente anche ai tessuti sani. Tornando al protocollo, il Motion Free produce immagini associate una ad una ad ogni particolare fase del ciclo respiratorio del paziente, somma le immagini relative a ogni specifica fase e le assembla in una unica immagine in movimento. In questo modo è come se il movimento del paziente fosse congelato e fermato per un attimo in ogni singola fase, e questo permette di acquisire immagini precise, come se la parte anatomica fosse ferma.
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