Negli anni '70 Hugues de Varine e Georges-Henri Rivière teorizzarono una forma di museo innovativa. Tuttavia, la Nuova Museologia, ossia quella corrente innovatrice che si fa spazio all'interno della museologia classica, vide la luce ufficialmente solo nei primi anni '80. Nel frattempo i due museologi francesi si impegnarono per trasformare in realtà la loro idea di un nuovo museo: un museo che, oltre a fornire un servizio di conservazione della cultura, rappresentasse anche una risorsa in più per la comunità all'interno della quale nasceva. L'ecomuseo basa la sua forza sull'innovazione di tre concetti chiave: territorio, comunità e patrimonio. Il territorio non è più considerato solo come mero spazio sopra il quale si vive ma come un denso intreccio di relazioni umane. La comunità raggiunge un'importanza che non ha mai avuto prima e diventa il fulcro dell'azione ecomuseale. Il patrimonio diventa globale, raccogliendo ogni reperto, materiale e immateriale, che una determinata cultura ha disseminato sul territorio. Quello che qui si è voluto fare non è uno studio approfondito sulla materia, quanto piuttosto una ricerca sul campo: si è pensato infatti che l'aspetto più interessante degli ecomusei sia proprio la loro originalità e la capacità di adattarsi a diversi contesti. Lo studio è stato fatto nella regione capofila per il riconoscimento degli ecomusei: il Piemonte, dove dal 1995 esiste una legge in materia. Poiché si tratta dell'analisi di quattro realtà molto diverse fra loro, crediamo sia improduttivo trarre delle conclusioni generali sul movimento ecomuseale, quanto piuttosto più interessante vedere come nella pratica queste realtà si muovono. Il primo, l'Ecomuseo del Freidano, istituito dal comune di Settimo Torinese, nasce in una cittadina di 50.000 abitanti della cintura torinese ed è stato il primo ecomuseo italiano a venir creato in un contesto urbano. Il secondo il Munlab ¿ Ecomuseo dell'Argilla sorge in una cittadina ma di dimensioni molto più piccole di quella precedente (circa 7000 abitanti) ed gestito da un'associazione. Il terzo, Ecomuseo della Pastorizia si muove invece nell'alta Valle Stura sul territorio interessato dalla Comunità Montana Valle Stura, che ne è l'ente fondatore. L'ultimo, l'Ecomuseo della Segale, sorge all'interno del Parco delle Alpi Marittime in Valle Gesso, che ne è il soggetto gestore. Nonostante le differenze riscontrate siano molte si è potuto comunque procedere con un'analisi che seguisse i due concetti chiave per gli ecomusei: la partecipazione della comunità e l'importanza del territorio.La tesi si divide in quattro parti. Il primo capitolo analizza l'elemento ecomuseo soprattutto per quanto riguarda la sua parte storica e teorica. Il secondo capitolo presenta la situazione italiana a livello normativo. Il terzo capitolo è dedicato alle presentazione dei quattro casi concreti. Nel quarto capitolo si è cercato un punto di incontro fra la teoria e la pratica. Piuttosto che ragionare in termini di modelli o di standard da raggiungere, per verificare la maggiore o minore riuscita di ogni progetto, si è reputato più produttivo indagare l'impatto che gli ecomusei hanno sulla vita della comunità locale direttamente coinvolta nella loro creazione, gestione o pianificazione. Si crede, infatti, che solo quando l'ecomuseo è in grado di apportare un miglioramento nella vita della comunità locale interessata allora ha raggiunto il suo scopo e si può affermare che il progetto ha avuto un buon esito.
La complessità degli ecomusei. Ecomusei piemontesi.
MENGHINI, MANUELA
2009/2010
Abstract
Negli anni '70 Hugues de Varine e Georges-Henri Rivière teorizzarono una forma di museo innovativa. Tuttavia, la Nuova Museologia, ossia quella corrente innovatrice che si fa spazio all'interno della museologia classica, vide la luce ufficialmente solo nei primi anni '80. Nel frattempo i due museologi francesi si impegnarono per trasformare in realtà la loro idea di un nuovo museo: un museo che, oltre a fornire un servizio di conservazione della cultura, rappresentasse anche una risorsa in più per la comunità all'interno della quale nasceva. L'ecomuseo basa la sua forza sull'innovazione di tre concetti chiave: territorio, comunità e patrimonio. Il territorio non è più considerato solo come mero spazio sopra il quale si vive ma come un denso intreccio di relazioni umane. La comunità raggiunge un'importanza che non ha mai avuto prima e diventa il fulcro dell'azione ecomuseale. Il patrimonio diventa globale, raccogliendo ogni reperto, materiale e immateriale, che una determinata cultura ha disseminato sul territorio. Quello che qui si è voluto fare non è uno studio approfondito sulla materia, quanto piuttosto una ricerca sul campo: si è pensato infatti che l'aspetto più interessante degli ecomusei sia proprio la loro originalità e la capacità di adattarsi a diversi contesti. Lo studio è stato fatto nella regione capofila per il riconoscimento degli ecomusei: il Piemonte, dove dal 1995 esiste una legge in materia. Poiché si tratta dell'analisi di quattro realtà molto diverse fra loro, crediamo sia improduttivo trarre delle conclusioni generali sul movimento ecomuseale, quanto piuttosto più interessante vedere come nella pratica queste realtà si muovono. Il primo, l'Ecomuseo del Freidano, istituito dal comune di Settimo Torinese, nasce in una cittadina di 50.000 abitanti della cintura torinese ed è stato il primo ecomuseo italiano a venir creato in un contesto urbano. Il secondo il Munlab ¿ Ecomuseo dell'Argilla sorge in una cittadina ma di dimensioni molto più piccole di quella precedente (circa 7000 abitanti) ed gestito da un'associazione. Il terzo, Ecomuseo della Pastorizia si muove invece nell'alta Valle Stura sul territorio interessato dalla Comunità Montana Valle Stura, che ne è l'ente fondatore. L'ultimo, l'Ecomuseo della Segale, sorge all'interno del Parco delle Alpi Marittime in Valle Gesso, che ne è il soggetto gestore. Nonostante le differenze riscontrate siano molte si è potuto comunque procedere con un'analisi che seguisse i due concetti chiave per gli ecomusei: la partecipazione della comunità e l'importanza del territorio.La tesi si divide in quattro parti. Il primo capitolo analizza l'elemento ecomuseo soprattutto per quanto riguarda la sua parte storica e teorica. Il secondo capitolo presenta la situazione italiana a livello normativo. Il terzo capitolo è dedicato alle presentazione dei quattro casi concreti. Nel quarto capitolo si è cercato un punto di incontro fra la teoria e la pratica. Piuttosto che ragionare in termini di modelli o di standard da raggiungere, per verificare la maggiore o minore riuscita di ogni progetto, si è reputato più produttivo indagare l'impatto che gli ecomusei hanno sulla vita della comunità locale direttamente coinvolta nella loro creazione, gestione o pianificazione. Si crede, infatti, che solo quando l'ecomuseo è in grado di apportare un miglioramento nella vita della comunità locale interessata allora ha raggiunto il suo scopo e si può affermare che il progetto ha avuto un buon esito.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/70350