La dissertazione riguarda la didattica dell'italiano come lingua seconda dal punto di vista dell'apprendimento e dell'insegnamento della lingua dello studio. Obiettivo della ricerca è stata la descrizione della reazione del territorio torinese nel nuovo secolo rispetto all'esigenza crescente di focalizzare sulla lingua per studiare parte delle risorse a disposizione degli enti dedicati all'istruzione per gli studenti stranieri. L'idea di questa tesi è nata nel 2014 alla fine di un'esperienza di insegnamento di italiano L2 all'interno di un progetto pluriennale che ha visto coinvolte diverse città del Nord Italia tra cui Torino: ¿Garantire pari opportunità nella scelta dei percorsi scolastici¿. Il progetto, cofinanziato da varie fondazioni bancarie (nel caso di Torino, la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo), costituiva la base di una ricerca votata a dimostrare che, con un adeguato supporto linguistico e orientativo, gli studenti stranieri selezionati avrebbero avuto alla fine della scuola secondaria di primo grado gli strumenti necessari alla selezione di un percorso di istruzione superiore adeguato alle proprie capacità (specialmente percorsi liceali o di alta formazione), che diversamente non sarebbe stato scelto. Infatti la tendenza, sia in tutta la regione Piemonte sia nella città metropolitana di Torino, è che gli alunni con cittadinanza non italiana scelgano di iscriversi agli istituti tecnici e a quelli professionali a scapito dei licei . Da questa esperienza è nata una riflessione rispetto alle risorse che normalmente vengono dedicate alla didattica dell'italiano come lingua seconda rispetto al problema più specifico dell'approccio alle microlingue disciplinari e al fatto che spesso una volta raggiunto il livello soglia si dia per scontata una prosecuzione autonoma e naturale nel processo di acquisizione delle competenze necessarie ad affrontare la lingua dello studio, ipotizzando che la semplice immersione in un contesto in cui si è esposti in modo massiccio a questo tipo di lingua possa bastare. Mi sono chiesta, quindi, quanti e quali progetti attivati sul territorio torinese e all'interno delle scuole pubbliche dedicassero attenzione a tutti quegli studenti non italofoni già in possesso dei primi rudimenti della lingua italiana ma non ancora degli strumenti per la codifica della lingua delle materie di studio. Ho prestato più attenzione, dunque, a quella fascia all'interno del percorso della scuola dell'obbligo che affronta diversi insegnamenti (storia, geografia, matematica, scienze, ecc.) ed in particolar modo all'ultimo triennio della scuola primaria, dove per la prima volta gli studenti hanno a che fare con la lingua per studiare, e la secondaria di primo grado, dove avviene un passaggio netto rispetto alla complessità dei linguaggi affrontati.
La lingua dello studio e Torino (come ha reagito il territorio nel nuovo secolo)
BASILE, CHIARA
2014/2015
Abstract
La dissertazione riguarda la didattica dell'italiano come lingua seconda dal punto di vista dell'apprendimento e dell'insegnamento della lingua dello studio. Obiettivo della ricerca è stata la descrizione della reazione del territorio torinese nel nuovo secolo rispetto all'esigenza crescente di focalizzare sulla lingua per studiare parte delle risorse a disposizione degli enti dedicati all'istruzione per gli studenti stranieri. L'idea di questa tesi è nata nel 2014 alla fine di un'esperienza di insegnamento di italiano L2 all'interno di un progetto pluriennale che ha visto coinvolte diverse città del Nord Italia tra cui Torino: ¿Garantire pari opportunità nella scelta dei percorsi scolastici¿. Il progetto, cofinanziato da varie fondazioni bancarie (nel caso di Torino, la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo), costituiva la base di una ricerca votata a dimostrare che, con un adeguato supporto linguistico e orientativo, gli studenti stranieri selezionati avrebbero avuto alla fine della scuola secondaria di primo grado gli strumenti necessari alla selezione di un percorso di istruzione superiore adeguato alle proprie capacità (specialmente percorsi liceali o di alta formazione), che diversamente non sarebbe stato scelto. Infatti la tendenza, sia in tutta la regione Piemonte sia nella città metropolitana di Torino, è che gli alunni con cittadinanza non italiana scelgano di iscriversi agli istituti tecnici e a quelli professionali a scapito dei licei . Da questa esperienza è nata una riflessione rispetto alle risorse che normalmente vengono dedicate alla didattica dell'italiano come lingua seconda rispetto al problema più specifico dell'approccio alle microlingue disciplinari e al fatto che spesso una volta raggiunto il livello soglia si dia per scontata una prosecuzione autonoma e naturale nel processo di acquisizione delle competenze necessarie ad affrontare la lingua dello studio, ipotizzando che la semplice immersione in un contesto in cui si è esposti in modo massiccio a questo tipo di lingua possa bastare. Mi sono chiesta, quindi, quanti e quali progetti attivati sul territorio torinese e all'interno delle scuole pubbliche dedicassero attenzione a tutti quegli studenti non italofoni già in possesso dei primi rudimenti della lingua italiana ma non ancora degli strumenti per la codifica della lingua delle materie di studio. Ho prestato più attenzione, dunque, a quella fascia all'interno del percorso della scuola dell'obbligo che affronta diversi insegnamenti (storia, geografia, matematica, scienze, ecc.) ed in particolar modo all'ultimo triennio della scuola primaria, dove per la prima volta gli studenti hanno a che fare con la lingua per studiare, e la secondaria di primo grado, dove avviene un passaggio netto rispetto alla complessità dei linguaggi affrontati.File | Dimensione | Formato | |
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