Il presente lavoro si occupa di discutere una proposta filosofica popolare e controversa nota in letteratura con il nome di esternismo veicolare (Clark e Chalmers 1998), con un duplice obiettivo. Da un lato intende chiarire la natura della proposta in questione, e cioè di stabilire quale sia la tesi cui i suoi difensori si impegnano e quali ragioni questi abbiano addotto in suo favore. Dall'altro, l'idea è quella di analizzare il grado di sostenibilità dell'esternismo veicolare, vale a dire, capire quanto le ragioni fornite da Clark e Chalmers in sostegno della loro tesi siano buone e quanto non lo siano. Si cercherà di fare vedere che non lo sono. Più in particolare, si cercherà di mostrare come, se le ragioni apportate dai difensori dell'esternismo veicolare sono, come è sembrato a molti (Adams e Aizawa 2008, Clark 2008, Shapiro 2007, Rupert 2004, Wheeler 2010, Weiskopf 2008, Sprevak 2009) di tipo funzionalista, allora non sembrano poi così buone. Il lavoro si sviluppa come segue. Il primo capitolo presenta lo sfondo teorico da cui si origina l'esternismo veicolare, ripercorrendo quell'insieme di tesi filosofiche e di ricerche scientifiche accomunate dall'esigenza di ridiscutere alcuni assunti cari al cognitivismo cosiddetto ¿classico¿ e rubricate sotto l'etichetta di cognitivismo ¿nuovo¿ o ¿postclassico¿. Il secondo capitolo intende ricostruire l'esternismo veicolare: viene precisata la tesi difesa da Clark e Chalmers e si rendono espliciti le ragioni portate in suo favore. In particolare, si intende fare vedere come l'argomentazione a cui fa appello l'esternismo veicolare sia di tipo funzionalista, nel senso che, si sostiene, perché stati e processi fisici distribuiti realizzino determinati stati e processi psicologici occorre credere che questi siano identici a stati e processi funzionali. Il terzo capitolo, infine, riporta il dibattito che è emerso attorno a questa proposta, presentando tanto le obiezioni che sono state mosse quanto le risposte che sono state date. L'idea che si vuole fare passare è che, se il difensore dell'esternismo veicolare ha le risorse per venire a capo di alcuni problemi (Adams e Aizawa 2001, 2006, 2008, Rupert 2004, 2009, Weiskopf 2007), sembrerebbe essercene uno piuttosto spinoso, di fronte al quale la sua resistenza potrebbe cedere (Sprevak 2009).
Esternismo veicolare e funzionalismo: una ricostruzione critica
PINNA PINTOR, AGOSTINO
2014/2015
Abstract
Il presente lavoro si occupa di discutere una proposta filosofica popolare e controversa nota in letteratura con il nome di esternismo veicolare (Clark e Chalmers 1998), con un duplice obiettivo. Da un lato intende chiarire la natura della proposta in questione, e cioè di stabilire quale sia la tesi cui i suoi difensori si impegnano e quali ragioni questi abbiano addotto in suo favore. Dall'altro, l'idea è quella di analizzare il grado di sostenibilità dell'esternismo veicolare, vale a dire, capire quanto le ragioni fornite da Clark e Chalmers in sostegno della loro tesi siano buone e quanto non lo siano. Si cercherà di fare vedere che non lo sono. Più in particolare, si cercherà di mostrare come, se le ragioni apportate dai difensori dell'esternismo veicolare sono, come è sembrato a molti (Adams e Aizawa 2008, Clark 2008, Shapiro 2007, Rupert 2004, Wheeler 2010, Weiskopf 2008, Sprevak 2009) di tipo funzionalista, allora non sembrano poi così buone. Il lavoro si sviluppa come segue. Il primo capitolo presenta lo sfondo teorico da cui si origina l'esternismo veicolare, ripercorrendo quell'insieme di tesi filosofiche e di ricerche scientifiche accomunate dall'esigenza di ridiscutere alcuni assunti cari al cognitivismo cosiddetto ¿classico¿ e rubricate sotto l'etichetta di cognitivismo ¿nuovo¿ o ¿postclassico¿. Il secondo capitolo intende ricostruire l'esternismo veicolare: viene precisata la tesi difesa da Clark e Chalmers e si rendono espliciti le ragioni portate in suo favore. In particolare, si intende fare vedere come l'argomentazione a cui fa appello l'esternismo veicolare sia di tipo funzionalista, nel senso che, si sostiene, perché stati e processi fisici distribuiti realizzino determinati stati e processi psicologici occorre credere che questi siano identici a stati e processi funzionali. Il terzo capitolo, infine, riporta il dibattito che è emerso attorno a questa proposta, presentando tanto le obiezioni che sono state mosse quanto le risposte che sono state date. L'idea che si vuole fare passare è che, se il difensore dell'esternismo veicolare ha le risorse per venire a capo di alcuni problemi (Adams e Aizawa 2001, 2006, 2008, Rupert 2004, 2009, Weiskopf 2007), sembrerebbe essercene uno piuttosto spinoso, di fronte al quale la sua resistenza potrebbe cedere (Sprevak 2009).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/70197