Recent years have witnessed a growing public interest in environmental sustainability and, as a consequence, a growing pressure on companies to become more sustainable. This has led to the development of the green economy, which is a new economy that takes into account not only the aspects strictly related to gain and profits but also the ones connected to the environment. Nevertheless, some companies consider sustainability as a marketing opportunity to create a more positive image for themselves, without taking any action to protect the environment. This dark side of the green economy is greenwashing. Starting from previous studies investigating a possible relationship between Anglicisms and greenwashing, this dissertation investigates the possibility that less sustainable companies tend to use more Anglicisms that express vagueness and lack of clarity. The analysis took into consideration the websites of 12 companies, 6 engaged in less sustainable production (Acciaierie d'Italia, Eni, Enel, Esselunga, Miko, OVS), and 6 more sustainable (CasaGin, Ecodream, ID-EIGHT, La Saponaria NaturaSì, Winni's). After manually tracing all Anglicisms and providing one or more examples, the function of Anglicisms in sustainability discourse was discussed.

Negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse dell’opinione pubblica verso la sostenibilità ambientale e, di conseguenza, a una crescente pressione sulle aziende per diventare più sostenibili. Questo ha portato allo sviluppo della green economy, ovvero una nuova economia legata non solo al profitto ma più improntata alla tutela dell’ambiente. Tuttavia, alcune aziende hanno visto nella sostenibilità un’opportunità di marketing per crearsi un’immagine più positiva, senza tuttavia intraprendere alcuna azione volta alla tutela dell’ambiente. Questo lato oscuro della green economy è il greenwashing. Partendo da studi precedenti che indagavano una possibile relazione tra Anglicismi e greenwashing, questa tesi ha indagato la possibilità che le aziende meno sostenibili usino più Anglicismi che esprimono vaghezza e poca chiarezza. L’analisi ha preso in considerazione i siti web di 12 aziende, 6 impegnate in una produzione meno sostenibile (Acciaierie d’Italia, Eni, Enel, Esselunga, Miko, OVS) e 6 più sostenibili (CasaGin, Ecodream, ID-EIGHT, La Saponaria NaturaSì, Winni’s). Dopo avere rintracciato manualmente tutti gli Anglicismi e aver riportato uno o più esempi, si è commentata la funzione dell’Anglicismo nel discorso della sostenibilità.

L'uso degli Anglicismi nei siti web aziendali come indice di sostenibilità

ROMAGNOLI, ALICE
2020/2021

Abstract

Negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse dell’opinione pubblica verso la sostenibilità ambientale e, di conseguenza, a una crescente pressione sulle aziende per diventare più sostenibili. Questo ha portato allo sviluppo della green economy, ovvero una nuova economia legata non solo al profitto ma più improntata alla tutela dell’ambiente. Tuttavia, alcune aziende hanno visto nella sostenibilità un’opportunità di marketing per crearsi un’immagine più positiva, senza tuttavia intraprendere alcuna azione volta alla tutela dell’ambiente. Questo lato oscuro della green economy è il greenwashing. Partendo da studi precedenti che indagavano una possibile relazione tra Anglicismi e greenwashing, questa tesi ha indagato la possibilità che le aziende meno sostenibili usino più Anglicismi che esprimono vaghezza e poca chiarezza. L’analisi ha preso in considerazione i siti web di 12 aziende, 6 impegnate in una produzione meno sostenibile (Acciaierie d’Italia, Eni, Enel, Esselunga, Miko, OVS) e 6 più sostenibili (CasaGin, Ecodream, ID-EIGHT, La Saponaria NaturaSì, Winni’s). Dopo avere rintracciato manualmente tutti gli Anglicismi e aver riportato uno o più esempi, si è commentata la funzione dell’Anglicismo nel discorso della sostenibilità.
ENG
Recent years have witnessed a growing public interest in environmental sustainability and, as a consequence, a growing pressure on companies to become more sustainable. This has led to the development of the green economy, which is a new economy that takes into account not only the aspects strictly related to gain and profits but also the ones connected to the environment. Nevertheless, some companies consider sustainability as a marketing opportunity to create a more positive image for themselves, without taking any action to protect the environment. This dark side of the green economy is greenwashing. Starting from previous studies investigating a possible relationship between Anglicisms and greenwashing, this dissertation investigates the possibility that less sustainable companies tend to use more Anglicisms that express vagueness and lack of clarity. The analysis took into consideration the websites of 12 companies, 6 engaged in less sustainable production (Acciaierie d'Italia, Eni, Enel, Esselunga, Miko, OVS), and 6 more sustainable (CasaGin, Ecodream, ID-EIGHT, La Saponaria NaturaSì, Winni's). After manually tracing all Anglicisms and providing one or more examples, the function of Anglicisms in sustainability discourse was discussed.
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