Since ancient times, mankind has always been characterised by a strong tendency to nomadism: the meeting (and the clash) between populations that are very far from each other, both geographically and culturally, was made possible by the curiosity and the strong desire to discover the Other and the Elsewhere. In the past, people used to travel for different reasons: on one hand, the Greeks undertook long journeys not only for war, trade and religious purposes, but also for recreational reasons, in order to take part in the Ancient Olympic Games or in musical festivals. On the other hand, the Romans marked the beginning of the holiday season: in addition to merchants and bankers, people also travelled to relax, to spend their time in villas along the Neapolitan coast, indulging in complete "dolce far niente". Later, a season of military, religious and mercantile expeditions began, followed by a flourishing period of scientific exploration, which provided valuable information on the cultures and traditions of unknown and distant countries. Many young aristocrats embarked on the Grand Tour to discover Europe from the seventeenth century, whereas from the eighteenth century onwards it was the turn of ordinary people to start travelling around the world, just for entertainment purposes: in 1871 the first organised group trip inaugurated the era of mass tourism. Since then, the overwhelming wave of people that has been steadily flooding art cities and well-known tourist destinations risks to cause serious damages to the environment, destroying entire ecosystems, as well as ethical and socio-cultural problems, if tourists adopt an irresponsible behaviour that undermines the human dignity of the locals. Tourism can also become unsustainable at major events, which bring together a large number of people. Although musical events (like concerts), sporting events (such as the Champions League final) or food-related events (like the Oktoberfest) create a strong sense of belonging to a group, they are also responsible for the generation of waste, overcrowding, noise pollution and sometimes even fear of terrorism: these are just some of the causes of overtourism. For these reasons, the local population often feels besieged and invaded by a huge crowd of visitors, which threatens their privacy and affects their everyday life. This leads to the development of a common feeling of hostility and aversion towards tourists, which could be referred to as a syndrome: a pathology that affects the inhabitants of popular tourist destinations. This is what happens in Venice, where tourismphobia afflicts the majority of the city's residents. I decided to analyse how widespread this intolerance towards tourists is, through an online questionnaire addressed to Venetians and local inhabitants. Taking these considerations into account, what can be done to make tourism more responsible and sustainable? The 17 Goals of the Agenda 2030, new types of alternative tourism and the Cultural Routes of the Council of Europe are only a few of the initiatives that can (and should) be undertaken in order to outline a more ecological tourism, which takes care of the environment and of the needs of the local population, so that we can preserve our heritage for future generations to enjoy.
Fin dall'antichità l'uomo si è sempre contraddistinto per la sua tendenza al nomadismo: il desiderio di scoprire l'Altro e l'Altrove ha reso possibile l'incontro (e lo scontro) tra popolazioni molto lontane, sia geograficamente sia culturalmente. In passato ci si spostava per motivi differenti: i Greci intraprendevano lunghi viaggi per scopi bellici, commerciali e religiosi, ma anche per ragioni ludiche, per partecipare ai Giochi o a festival musicali. Con i Romani si è aperta invece la stagione della villeggiatura: oltre ai mercanti e ai banchieri si viaggiava anche per rilassarsi, per trascorrere le giornate in qualche villa situata lungo la costiera napoletana, abbandonandosi al "dolce far niente". Successivamente ha preso avvio una stagione caratterizzata da spedizioni militari, religiose e mercantili, seguita da un florido periodo di esplorazioni scientifiche, tramite le quali si ottennero preziose informazioni sulle culture e sulle tradizioni di paesi fino a quel momento ignoti e distanti, abitati da un Altro che tanto incuriosiva gli Occidentali. Se dal Seicento furono molti i giovani aristocratici che con il Grand Tour si misero in cammino alla scoperta dell'Europa, dal Settecento toccò alla gente comune mettersi in viaggio, puramente per diletto: nel 1871 il primo viaggio di gruppo organizzato inaugurò l'era del turismo di massa. L'onda travolgente di persone che da allora sommerge costantemente città d'arte e note località vacanziere può generare gravi danni sia di natura ambientale, distruggendo interi ecosistemi, sia di natura etica e socio-culturale, se il turista adotta comportamenti irresponsabili che vanno a ledere la dignità umana delle popolazioni che si visitano. Il turismo può diventare insostenibile anche in occasione dei grandi eventi, capaci di radunare un'enorme quantità di persone. Sebbene le manifestazioni musicali (i concerti), quelle sportive (come la finale di Champions League) o quelle riguardanti il settore alimentare (l'Oktoberfest) siano in grado di creare un forte senso di appartenenza a un gruppo, producono allo stesso modo molti rifiuti, sovraffollamento, inquinamento acustico e talvolta psicosi da terrorismo: queste sono solo alcune delle cause che contraddistinguono il turismo "degli eccessi". Per tali ragioni, spesso la popolazione locale si sente invasa da una folla di visitatori, che minaccia la loro privacy e altera i loro ritmi di vita; ciò li porta a sviluppare un tale sentimento di ostilità e di avversione nei confronti dei turisti, da poter essere definito una sindrome: una patologia collettiva che colpisce tutti gli abitanti di un'ambita meta turistica. È il caso di Venezia, dove la turismofobia affligge buona parte dei residenti della città lagunare. Tramite un questionario online rivolto ai Veneziani e agli abitanti locali ho analizzato quanto incide la presenza turistica sul territorio e quanto è diffuso il disprezzo antituristico. Tenendo conto delle considerazioni proposte fino ad ora, quali possono essere le soluzioni volte a rendere il turismo del futuro responsabile e assolutamente sostenibile? Gli Obiettivi dell'Agenda 2030, le nuove tipologie di turismo alternativo e gli Itinerari Culturali del Consiglio d'Europa sono sono alcune delle iniziative che si possono intraprendere per delineare un modello turistico più ecologico, che tenga conto dell'ambiente e delle esigenze della popolazione locale, per assicurare la fruizione del nostro patrimonio anche alle generazioni future.
Il turismo degli eccessi e la "sindrome di Venezia": un'analisi antropologica
RITARDO, MYRIAM
2020/2021
Abstract
Fin dall'antichità l'uomo si è sempre contraddistinto per la sua tendenza al nomadismo: il desiderio di scoprire l'Altro e l'Altrove ha reso possibile l'incontro (e lo scontro) tra popolazioni molto lontane, sia geograficamente sia culturalmente. In passato ci si spostava per motivi differenti: i Greci intraprendevano lunghi viaggi per scopi bellici, commerciali e religiosi, ma anche per ragioni ludiche, per partecipare ai Giochi o a festival musicali. Con i Romani si è aperta invece la stagione della villeggiatura: oltre ai mercanti e ai banchieri si viaggiava anche per rilassarsi, per trascorrere le giornate in qualche villa situata lungo la costiera napoletana, abbandonandosi al "dolce far niente". Successivamente ha preso avvio una stagione caratterizzata da spedizioni militari, religiose e mercantili, seguita da un florido periodo di esplorazioni scientifiche, tramite le quali si ottennero preziose informazioni sulle culture e sulle tradizioni di paesi fino a quel momento ignoti e distanti, abitati da un Altro che tanto incuriosiva gli Occidentali. Se dal Seicento furono molti i giovani aristocratici che con il Grand Tour si misero in cammino alla scoperta dell'Europa, dal Settecento toccò alla gente comune mettersi in viaggio, puramente per diletto: nel 1871 il primo viaggio di gruppo organizzato inaugurò l'era del turismo di massa. L'onda travolgente di persone che da allora sommerge costantemente città d'arte e note località vacanziere può generare gravi danni sia di natura ambientale, distruggendo interi ecosistemi, sia di natura etica e socio-culturale, se il turista adotta comportamenti irresponsabili che vanno a ledere la dignità umana delle popolazioni che si visitano. Il turismo può diventare insostenibile anche in occasione dei grandi eventi, capaci di radunare un'enorme quantità di persone. Sebbene le manifestazioni musicali (i concerti), quelle sportive (come la finale di Champions League) o quelle riguardanti il settore alimentare (l'Oktoberfest) siano in grado di creare un forte senso di appartenenza a un gruppo, producono allo stesso modo molti rifiuti, sovraffollamento, inquinamento acustico e talvolta psicosi da terrorismo: queste sono solo alcune delle cause che contraddistinguono il turismo "degli eccessi". Per tali ragioni, spesso la popolazione locale si sente invasa da una folla di visitatori, che minaccia la loro privacy e altera i loro ritmi di vita; ciò li porta a sviluppare un tale sentimento di ostilità e di avversione nei confronti dei turisti, da poter essere definito una sindrome: una patologia collettiva che colpisce tutti gli abitanti di un'ambita meta turistica. È il caso di Venezia, dove la turismofobia affligge buona parte dei residenti della città lagunare. Tramite un questionario online rivolto ai Veneziani e agli abitanti locali ho analizzato quanto incide la presenza turistica sul territorio e quanto è diffuso il disprezzo antituristico. Tenendo conto delle considerazioni proposte fino ad ora, quali possono essere le soluzioni volte a rendere il turismo del futuro responsabile e assolutamente sostenibile? Gli Obiettivi dell'Agenda 2030, le nuove tipologie di turismo alternativo e gli Itinerari Culturali del Consiglio d'Europa sono sono alcune delle iniziative che si possono intraprendere per delineare un modello turistico più ecologico, che tenga conto dell'ambiente e delle esigenze della popolazione locale, per assicurare la fruizione del nostro patrimonio anche alle generazioni future.File | Dimensione | Formato | |
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