L’intento di questa Tesi di laurea magistrale è di mostrare come i nidi d’infanzia possano, direttamente e indirettamente, sostenere la crescita economica dell’Italia, fortemente danneggiata dalle diverse crisi che ha dovuto affrontare. Investire sui servizi per la prima infanzia rappresenta una sfida che l’Europa, in seguito al Consiglio Europeo tenutosi a Barcellona nel 2002, sta affrontando affinché si ottenga all’interno di ogni Stato una copertura di essi di almeno il 33%; in questo modo un maggior numero di famiglie riuscirebbe ad accedervi e giovare dei loro benefici. Se i servizi educativi per la prima infanzia fossero gratuiti o erogati a costi accessibili l’intero paese ne gioverebbe. Studi recenti sul capitale umano hanno dimostrato che l’educazione nei primissimi anni di vita rappresenterebbe la base per lo sviluppo dell’uomo, dal momento che tutte le abilità cognitive, socio-emozionali e fisiche si svilupperebbero a partire dalla nascita. Affermazione condivisa anche in ambito pedagogico e psicologico. Investire sulla prima infanzia avrebbe quindi benefici di lungo periodo e consentirebbe di ridurre la povertà educativa soprattutto per coloro che nascono in famiglie con un background familiare svantaggiato, portando a benefici in ambito economico. Offrendo a tutti pari opportunità si potrebbe realizzare un sistema economico meritocratico superando quello attuale che si fonda sul principio di anzianità. Potenziare i servizi per la prima infanzia e renderli maggiormente accessibili avrebbe, inoltre, benefici sull’occupazione femminile. Adottando delle buone politiche di conciliazione famiglia-lavoro è possibile applicare la womenomics: un’economia che valorizza la donna in quanto forza lavoro fondamentale per la crescita del Paese.
Investire sui servizi educativi per la prima infanzia: un'efficace strategia di ripresa economica
COLOMBO, ARIANNA
2020/2021
Abstract
L’intento di questa Tesi di laurea magistrale è di mostrare come i nidi d’infanzia possano, direttamente e indirettamente, sostenere la crescita economica dell’Italia, fortemente danneggiata dalle diverse crisi che ha dovuto affrontare. Investire sui servizi per la prima infanzia rappresenta una sfida che l’Europa, in seguito al Consiglio Europeo tenutosi a Barcellona nel 2002, sta affrontando affinché si ottenga all’interno di ogni Stato una copertura di essi di almeno il 33%; in questo modo un maggior numero di famiglie riuscirebbe ad accedervi e giovare dei loro benefici. Se i servizi educativi per la prima infanzia fossero gratuiti o erogati a costi accessibili l’intero paese ne gioverebbe. Studi recenti sul capitale umano hanno dimostrato che l’educazione nei primissimi anni di vita rappresenterebbe la base per lo sviluppo dell’uomo, dal momento che tutte le abilità cognitive, socio-emozionali e fisiche si svilupperebbero a partire dalla nascita. Affermazione condivisa anche in ambito pedagogico e psicologico. Investire sulla prima infanzia avrebbe quindi benefici di lungo periodo e consentirebbe di ridurre la povertà educativa soprattutto per coloro che nascono in famiglie con un background familiare svantaggiato, portando a benefici in ambito economico. Offrendo a tutti pari opportunità si potrebbe realizzare un sistema economico meritocratico superando quello attuale che si fonda sul principio di anzianità. Potenziare i servizi per la prima infanzia e renderli maggiormente accessibili avrebbe, inoltre, benefici sull’occupazione femminile. Adottando delle buone politiche di conciliazione famiglia-lavoro è possibile applicare la womenomics: un’economia che valorizza la donna in quanto forza lavoro fondamentale per la crescita del Paese. File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/70040