Questo testo è il frutto di sette mesi di ricerca etnografica sul tema dell’abitare delle persone migranti in un territorio specifico: il Trentino e in particolare la città di Trento. L’interesse di ricerca, in linea con l’antropologia pubblica e militante, è sorto dalla volontà di comprendere perché le persone straniere, regolarmente soggiornanti ed in possesso di un contratto di lavoro, a volte anche a tempo indeterminato, fatichino a trovare una sistemazione alloggiativa adeguata alle loro esigenze. Questa dimensione è stata indagata attraverso un approccio relazionale, grazie alle collaborazioni instaurate con le persone migranti che si sono rese disponibili a far parte della ricerca. Le loro voci, le loro storie e la quotidianità vissuta insieme sono state il punto di partenza per indagare l’abitare; nello specifico la casa, la ricerca casa e le situazioni in cui ci si sente a casa. La ricerca ha anche approfondito le connessioni tra l’abitare delle persone migranti e le politiche abitative, gli attori del mercato immobiliare, nonché operatrici, volontarie e attivisti locali. Indagare questa dimensione, adottando un approccio spaziale e focalizzando lo sguardo sullo spazio che viene dato alle persone migranti, ha poi permesso di ragionare sul Trentino nel suo complesso. Un territorio che si autorappresenta ricco e caratterizzato da un’alta qualità della vita. Ma dove, tuttavia, emerge un continuo restringimento delle possibilità, per le persone straniere, di accesso agli alloggi o la sola disponibilità di alloggi fatiscenti. Benessere, quindi, diffuso solo in una parte della società. Esplorando inoltre la relazione delle persone straniere con il mercato immobiliare, risalta la non neutralità del mercato. Esso è “costruttore delle differenze” (Micelli, 2021, p. 62), in quanto è parte della società. La logica del profitto è solo una delle sue caratteristiche fondanti, poiché ne fanno parte, allo stesso modo, le logiche di segregazione e di razzializzazione. L’abitare è stato inoltre indagato in una prospettiva di interdipendenza con le dimensioni lavorative e giuridiche delle persone migranti. Guardando al collegamento tra esse, è apparso che quando viene a mancare anche una sola dimensione - diventando quindi irregolari, inoccupati o senza casa - è molto facile perdere anche le altre. Per questo ho ritenuto opportuno parlare di tripla precarietà che genera e insieme rafforza la segregazione e la discriminazione delle persone migranti.
Abitare precario. Il Trentino tra immaginari di benessere e razzializzazione nel mercato immobiliare.
FILOSI, NOEMI
2021/2022
Abstract
Questo testo è il frutto di sette mesi di ricerca etnografica sul tema dell’abitare delle persone migranti in un territorio specifico: il Trentino e in particolare la città di Trento. L’interesse di ricerca, in linea con l’antropologia pubblica e militante, è sorto dalla volontà di comprendere perché le persone straniere, regolarmente soggiornanti ed in possesso di un contratto di lavoro, a volte anche a tempo indeterminato, fatichino a trovare una sistemazione alloggiativa adeguata alle loro esigenze. Questa dimensione è stata indagata attraverso un approccio relazionale, grazie alle collaborazioni instaurate con le persone migranti che si sono rese disponibili a far parte della ricerca. Le loro voci, le loro storie e la quotidianità vissuta insieme sono state il punto di partenza per indagare l’abitare; nello specifico la casa, la ricerca casa e le situazioni in cui ci si sente a casa. La ricerca ha anche approfondito le connessioni tra l’abitare delle persone migranti e le politiche abitative, gli attori del mercato immobiliare, nonché operatrici, volontarie e attivisti locali. Indagare questa dimensione, adottando un approccio spaziale e focalizzando lo sguardo sullo spazio che viene dato alle persone migranti, ha poi permesso di ragionare sul Trentino nel suo complesso. Un territorio che si autorappresenta ricco e caratterizzato da un’alta qualità della vita. Ma dove, tuttavia, emerge un continuo restringimento delle possibilità, per le persone straniere, di accesso agli alloggi o la sola disponibilità di alloggi fatiscenti. Benessere, quindi, diffuso solo in una parte della società. Esplorando inoltre la relazione delle persone straniere con il mercato immobiliare, risalta la non neutralità del mercato. Esso è “costruttore delle differenze” (Micelli, 2021, p. 62), in quanto è parte della società. La logica del profitto è solo una delle sue caratteristiche fondanti, poiché ne fanno parte, allo stesso modo, le logiche di segregazione e di razzializzazione. L’abitare è stato inoltre indagato in una prospettiva di interdipendenza con le dimensioni lavorative e giuridiche delle persone migranti. Guardando al collegamento tra esse, è apparso che quando viene a mancare anche una sola dimensione - diventando quindi irregolari, inoccupati o senza casa - è molto facile perdere anche le altre. Per questo ho ritenuto opportuno parlare di tripla precarietà che genera e insieme rafforza la segregazione e la discriminazione delle persone migranti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/69869