La Storia, come oggi la conosciamo, è il risultato di modificazioni culturali, intellettuali e comunicative, che nel corso del tempo ampliano lo statuto epistemologico della disciplina fino a costituire una materia scientifica interdisciplinare. L’apparente oggettività dei dati nasconde la dimensione soggettiva nella quale essi si generano, vengono manipolati e trovano significato all’interno del discorso storico. Nel suo percorso conoscitivo la storiografia risulta irrimediabilmente mediata dalle sue fonti, dai suoi autori, dai suoi linguaggi e dalla sua cultura di riferimento ed è proprio in virtù di queste caratteristiche che risulta essere pienamente scientifica. Al cambiare delle modalità con cui le informazioni vengono trasferite da un soggetto ad un altro, il digital turn impone la trasformazione della stessa disciplina scientifica, che non smette di dotarsi del proprio carattere di verità acquisito nei millenni tramite il racconto. Accanto al mutamento comunicativo, le pratiche informatiche accentuano anche l’ampliamento del raggio investigativo incorso già dalla metà del XX secolo. Ponendo maggiore attenzione ai contesti sociali e letterari, le competenze informatiche si rivelano utili nel fornire i presupposti necessari ad espandere gli orizzonti documentali ed interpretativi, estrapolando con efficienza e rapidità informazioni altrimenti irraggiungibili. Non si tratta di un tentativo di escludere la presenza umana dietro le tecnologie dell’informazione, rimanendo questa una condizione imprescindibile per lo svolgimento della ricerca storica digitale. La Storia non può e non potrà mai essere considerata una semplice costellazione di dati, ma contiene la lente interpretativa del soggetto in grado di collegare razionalmente elementi al fine di rendere il contenuto informativo dotato di gusto letterario. Sarà poi necessario che i soggetti interessati a compiere tale lavoro si ritrovino riuniti in una comunità di esperti per verificare e custodire il sapere raccolto e raccontato. Per questa ragione il ricorso alla dimensione ipertestuale si rivela ottimale per la storia, perché, favorendo la dinamica cognitiva umana, slega in parte lo storico dal suo referente materiale per eccellenza, il testo scritto, e lo proietta all’interno di un sistema di richiami continui entro il quale potersi esprimere con maggiori opportunità creative. Inoltre tale dinamica, per certi versi rivoluzionaria, volge in direzione di una maggiore apertura del sapere storico alla platea sempre più numerosa di uditori che, per via dello spirito fondativo della principale applicazione ipertestuale, il Web, hanno la possibilità di essere anch’essi autori del sapere storiografico. È forse troppo presto per riconoscere la soluzione capace di risollevare le sorti di una disciplina considerata poco attraente, ma è indubbio che l’impegno da esercitare è quello di mantenere inalterato il suo carattere di verità accanto a quello di comunicabilità e, quindi, di utilità. Il primo capitolo descrive le fasi iniziali della storiografia per poi delineare le componenti teoriche di una pratica storica diventata disciplina scientifica. La seconda presenta gli elementi della rivoluzione digitale, tratteggiando l’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e i risvolti sociali, culturali e scientifici con l’avvento del Web. La terza parte affronta le implicazioni degli strumenti informatici e della creazione della “Digital History”, con un appendice sulla disciplina antica.

Campo e metodi della Digital History. Prospettive della ricerca storica e culture digitali.

BOSCARINO, ALESSIO
2021/2022

Abstract

La Storia, come oggi la conosciamo, è il risultato di modificazioni culturali, intellettuali e comunicative, che nel corso del tempo ampliano lo statuto epistemologico della disciplina fino a costituire una materia scientifica interdisciplinare. L’apparente oggettività dei dati nasconde la dimensione soggettiva nella quale essi si generano, vengono manipolati e trovano significato all’interno del discorso storico. Nel suo percorso conoscitivo la storiografia risulta irrimediabilmente mediata dalle sue fonti, dai suoi autori, dai suoi linguaggi e dalla sua cultura di riferimento ed è proprio in virtù di queste caratteristiche che risulta essere pienamente scientifica. Al cambiare delle modalità con cui le informazioni vengono trasferite da un soggetto ad un altro, il digital turn impone la trasformazione della stessa disciplina scientifica, che non smette di dotarsi del proprio carattere di verità acquisito nei millenni tramite il racconto. Accanto al mutamento comunicativo, le pratiche informatiche accentuano anche l’ampliamento del raggio investigativo incorso già dalla metà del XX secolo. Ponendo maggiore attenzione ai contesti sociali e letterari, le competenze informatiche si rivelano utili nel fornire i presupposti necessari ad espandere gli orizzonti documentali ed interpretativi, estrapolando con efficienza e rapidità informazioni altrimenti irraggiungibili. Non si tratta di un tentativo di escludere la presenza umana dietro le tecnologie dell’informazione, rimanendo questa una condizione imprescindibile per lo svolgimento della ricerca storica digitale. La Storia non può e non potrà mai essere considerata una semplice costellazione di dati, ma contiene la lente interpretativa del soggetto in grado di collegare razionalmente elementi al fine di rendere il contenuto informativo dotato di gusto letterario. Sarà poi necessario che i soggetti interessati a compiere tale lavoro si ritrovino riuniti in una comunità di esperti per verificare e custodire il sapere raccolto e raccontato. Per questa ragione il ricorso alla dimensione ipertestuale si rivela ottimale per la storia, perché, favorendo la dinamica cognitiva umana, slega in parte lo storico dal suo referente materiale per eccellenza, il testo scritto, e lo proietta all’interno di un sistema di richiami continui entro il quale potersi esprimere con maggiori opportunità creative. Inoltre tale dinamica, per certi versi rivoluzionaria, volge in direzione di una maggiore apertura del sapere storico alla platea sempre più numerosa di uditori che, per via dello spirito fondativo della principale applicazione ipertestuale, il Web, hanno la possibilità di essere anch’essi autori del sapere storiografico. È forse troppo presto per riconoscere la soluzione capace di risollevare le sorti di una disciplina considerata poco attraente, ma è indubbio che l’impegno da esercitare è quello di mantenere inalterato il suo carattere di verità accanto a quello di comunicabilità e, quindi, di utilità. Il primo capitolo descrive le fasi iniziali della storiografia per poi delineare le componenti teoriche di una pratica storica diventata disciplina scientifica. La seconda presenta gli elementi della rivoluzione digitale, tratteggiando l’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e i risvolti sociali, culturali e scientifici con l’avvento del Web. La terza parte affronta le implicazioni degli strumenti informatici e della creazione della “Digital History”, con un appendice sulla disciplina antica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/69831