What reaction does the chronic condition of disability elicit in those who encounter it? This study analyses the quality of relationships between children with disabilities and those with normal development and how these interactions are influenced by the attitude adopted by the significant adult connections such as parents and teachers. The choice to conduct this simultaneous analysis of children and their caregivers arises from the idea that pre-schoolers’ attitudes and behaviours are developing and strongly dependent on the models that they are exposed to. Therefore, living in a context in which values of hospitality and inclusion are taught appears to be essential for the development and social skills of children. With this purpose, a qualitative study aims to observe the relational dynamics present in the school context and to what extent they are the result of the importance of inclusion deployed in the educational strategies used by the teacher. More specifically, the study was conducted on a group of 30 kindergarten students from two different classes in which there was one child with mental retardation and another with Chiari syndrome. For each class, the observations were carried out in two different experimental contexts, that is, during structured activities and during free play activities. This choice was intentional because these are the times of day that promote interaction among children and where the teacher’s role is less central. In addition, these situations can also lead to increased dispersion because of the difficulty children with disabilities have in connecting with others and participating in the games and activities their peers take part in. It is precisely for this reason that we found, both in the observations and in the focus groups with teachers, that their role is paramount. Although it was assessed that teachers did not provide activities of a collaborative nature, we observed that they promoted interactions through behavioural cues that children subsequently inculcate. For example, we noted that on many occasions, teachers encouraged children to engage in helpful behaviours toward their peers with disabilities. The results of this study showed that children with normal development exhibit different behaviours. Some of the variables that appear to have an impact are gender, i.e., girls tend to be more empathetic and welcoming than boys. However, it has been observed that boys show more helping behaviours than girls during structured activities. Another fundamental variable for pre-schoolers’ attitudes is the level of knowledge they have about the disability condition. The role of teachers should not be underestimated, nor should the role of parents, who should educate their children about disabilities through stories, readings, and activities that promote interaction between children with and without disabilities.

La condizione cronica della disabilità che reazione suscita in chi la incontra? Questo studio ha analizzato la qualità delle relazioni tra bambini con disabilità e bambini con sviluppo tipico e quanto queste interazioni siano influenzate dagli atteggiamenti che gli adulti significativi, ovvero genitori e insegnanti, mostrano di avere. La scelta di compiere un’analisi simultanea dei bambini e dei loro caregivers nasce dalla considerazione per cui le rappresentazioni e gli atteggiamenti dei primi in età prescolare sono ancora in evoluzione e fortemente dipendenti dai modelli che vengono loro proposti. Quindi sembra essere decisivo per lo sviluppo e per le competenze sociali dei bambini vivere in contesti in cui si viene educati ai valori dell’accoglienza e dell’inclusione. Per questo motivo, è stato compiuto uno studio di natura qualitativa volto all’osservazione delle dinamiche relazionali presenti all’interno del contesto scolastico e quanto queste siano l’esito dell’utilizzo di strategie educative, da parte delle insegnanti, volte alla promozione dell’inclusione. In particolar modo sono stati osservati trenta bambini appartenenti a due classi distinte di una scuola dell’infanzia in cui sono presenti un bambino con ritardo mentale e una bambina con la sindrome di Chiari. Le osservazioni sono state compiute, per ciascuna classe, in due diverse condizioni sperimentali ovvero durante le attività strutturate e durante le attività di gioco libero. La scelta di questi due momenti di osservazione è risultata funzionale perché l’attività di gioco libero favorisce le interazioni con i pari dal momento che il ruolo dell’insegnante risulta meno centrale. Allo stesso tempo situazioni di questo tipo potrebbero provocare anche maggiore dispersione dovuta alla difficoltà dei bambini con disabilità di connettersi con i compagni e con i giochi e le attività che loro compiono. Proprio per questo motivo abbiamo riscontrato, sia nelle osservazioni sia nei focus group con le insegnanti, quanto importante sia il loro ruolo. Sebbene sia stato valutato che le insegnanti non proponessero attività di natura collaborativa, si è visto come promuovano le interazioni attraverso delle indicazioni comportamentali date ai bambini. Per esempio, in molte occasioni è stato registrato che le maestre sollecitassero i bambini alla messa in atto di comportamenti di aiuto nei confronti dei coetanei con disabilità. I risultati di questo studio hanno mostrato come i bambini con sviluppo tipico mostrino comportamenti differenti. Alcune variabili che sembrano essere incidenti sono: il genere dei bambini, ovvero le bambine mostrano di essere più empatiche e più accoglienti rispetto ai bambini; nonostante ciò, è stato visto che i bambini mostrino più comportamenti di aiuto durante le attività di tipo strutturato rispetto alle bambine; un’altra variabile che risulta fondamentale per l’atteggiamento dei bambini in età prescolare è il livello di conoscenza che loro hanno della condizione di disabilità. Non è da sottovalutare, a riguardo, il ruolo che le insegnanti e anche i genitori nel far conoscere ai propri bambini la condizione della disabilità attraverso racconti, letture, attività che promuovano l’interazione di bambini con sviluppo tipico e con disabilità.

Lo sguardo normalizzante come barriera invisibile. Un'analisi sui vissuti di inclusione ed esclusione nella scuola dell'infanzia

PACCIONE, CAMILLA
2020/2021

Abstract

La condizione cronica della disabilità che reazione suscita in chi la incontra? Questo studio ha analizzato la qualità delle relazioni tra bambini con disabilità e bambini con sviluppo tipico e quanto queste interazioni siano influenzate dagli atteggiamenti che gli adulti significativi, ovvero genitori e insegnanti, mostrano di avere. La scelta di compiere un’analisi simultanea dei bambini e dei loro caregivers nasce dalla considerazione per cui le rappresentazioni e gli atteggiamenti dei primi in età prescolare sono ancora in evoluzione e fortemente dipendenti dai modelli che vengono loro proposti. Quindi sembra essere decisivo per lo sviluppo e per le competenze sociali dei bambini vivere in contesti in cui si viene educati ai valori dell’accoglienza e dell’inclusione. Per questo motivo, è stato compiuto uno studio di natura qualitativa volto all’osservazione delle dinamiche relazionali presenti all’interno del contesto scolastico e quanto queste siano l’esito dell’utilizzo di strategie educative, da parte delle insegnanti, volte alla promozione dell’inclusione. In particolar modo sono stati osservati trenta bambini appartenenti a due classi distinte di una scuola dell’infanzia in cui sono presenti un bambino con ritardo mentale e una bambina con la sindrome di Chiari. Le osservazioni sono state compiute, per ciascuna classe, in due diverse condizioni sperimentali ovvero durante le attività strutturate e durante le attività di gioco libero. La scelta di questi due momenti di osservazione è risultata funzionale perché l’attività di gioco libero favorisce le interazioni con i pari dal momento che il ruolo dell’insegnante risulta meno centrale. Allo stesso tempo situazioni di questo tipo potrebbero provocare anche maggiore dispersione dovuta alla difficoltà dei bambini con disabilità di connettersi con i compagni e con i giochi e le attività che loro compiono. Proprio per questo motivo abbiamo riscontrato, sia nelle osservazioni sia nei focus group con le insegnanti, quanto importante sia il loro ruolo. Sebbene sia stato valutato che le insegnanti non proponessero attività di natura collaborativa, si è visto come promuovano le interazioni attraverso delle indicazioni comportamentali date ai bambini. Per esempio, in molte occasioni è stato registrato che le maestre sollecitassero i bambini alla messa in atto di comportamenti di aiuto nei confronti dei coetanei con disabilità. I risultati di questo studio hanno mostrato come i bambini con sviluppo tipico mostrino comportamenti differenti. Alcune variabili che sembrano essere incidenti sono: il genere dei bambini, ovvero le bambine mostrano di essere più empatiche e più accoglienti rispetto ai bambini; nonostante ciò, è stato visto che i bambini mostrino più comportamenti di aiuto durante le attività di tipo strutturato rispetto alle bambine; un’altra variabile che risulta fondamentale per l’atteggiamento dei bambini in età prescolare è il livello di conoscenza che loro hanno della condizione di disabilità. Non è da sottovalutare, a riguardo, il ruolo che le insegnanti e anche i genitori nel far conoscere ai propri bambini la condizione della disabilità attraverso racconti, letture, attività che promuovano l’interazione di bambini con sviluppo tipico e con disabilità.
ITA
What reaction does the chronic condition of disability elicit in those who encounter it? This study analyses the quality of relationships between children with disabilities and those with normal development and how these interactions are influenced by the attitude adopted by the significant adult connections such as parents and teachers. The choice to conduct this simultaneous analysis of children and their caregivers arises from the idea that pre-schoolers’ attitudes and behaviours are developing and strongly dependent on the models that they are exposed to. Therefore, living in a context in which values of hospitality and inclusion are taught appears to be essential for the development and social skills of children. With this purpose, a qualitative study aims to observe the relational dynamics present in the school context and to what extent they are the result of the importance of inclusion deployed in the educational strategies used by the teacher. More specifically, the study was conducted on a group of 30 kindergarten students from two different classes in which there was one child with mental retardation and another with Chiari syndrome. For each class, the observations were carried out in two different experimental contexts, that is, during structured activities and during free play activities. This choice was intentional because these are the times of day that promote interaction among children and where the teacher’s role is less central. In addition, these situations can also lead to increased dispersion because of the difficulty children with disabilities have in connecting with others and participating in the games and activities their peers take part in. It is precisely for this reason that we found, both in the observations and in the focus groups with teachers, that their role is paramount. Although it was assessed that teachers did not provide activities of a collaborative nature, we observed that they promoted interactions through behavioural cues that children subsequently inculcate. For example, we noted that on many occasions, teachers encouraged children to engage in helpful behaviours toward their peers with disabilities. The results of this study showed that children with normal development exhibit different behaviours. Some of the variables that appear to have an impact are gender, i.e., girls tend to be more empathetic and welcoming than boys. However, it has been observed that boys show more helping behaviours than girls during structured activities. Another fundamental variable for pre-schoolers’ attitudes is the level of knowledge they have about the disability condition. The role of teachers should not be underestimated, nor should the role of parents, who should educate their children about disabilities through stories, readings, and activities that promote interaction between children with and without disabilities.
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