"DENTRO" O "FUORI": quale tutela del rapporto tra madre ristretta e figli minori?

This paper was created with the intention of deepening, both from a psychological and legal point of view, the theme of the relationship between the mother detained in a prison and the underage children. We wanted to understand how the "restricted" mother deals with motherhood during the execution phase of the sentence and what happens to those children who find themselves having a mother sentenced to a prison sentence served in a prison or in an I.C.A.M. The goal is to understand whether, from a legal point of view, the regulatory instruments currently present in Italy are sufficient to ensure the protection of the right of mother and child to family life and whether the relevant laws have made the interests of the minor prevail. To do this, it is important to understand what psychology tells us that can help from a legal point of view to identify the best tools to protect the relationship between a restricted mother and a underage child. These means have been analyzed in order to understand, from a psychological point of view, if the law allows to protect the psycho-physical development of the minor with a restricted mother. To meet these objectives, I started from the recognition of the regulatory sources in both the criminal and civil fields, therefore from our civil, criminal, criminal procedure codes and also from the penitentiary system. Furthermore, I carried out a jurisprudence research on the Dejure online database, on the portal of the Official Gazette of the Italian Republic and on the website of the Constitutional Court of the Italian Republic in order to find regulatory references of my interest and recent jurisprudential rulings. On the subject of affectivity and prison, I then analyzed the "Charter of the rights of the children of imprisoned parents". From a purely psychological point of view, however, I consulted the national and international psychological literature on the subject through a search on the PsycINFO and PubMed databases. I then examined the Minorigiustizia magazine and the websites of the main associations that deal with women, children and prison. Finally, I carried out two interviews with experts in the sector, the educator Valeria Climaco and the Judge Alberto Astesano. Through this work it was possible to understand how much more can be done regarding the protection of the relationship between a restricted mother and underage children. The scientific literature in the psychological field emphasizes, in fact, the importance of emotional relationships for any minor for the purpose of their growth and development, therefore, even for those who have their mothers in prison. Mother who in turn needs to maintain emotional ties, which are essential to reduce the risk of criminal relapse. Scientific research conducted in Italy, however, has highlighted the negative implications on the emotional, psychological and relational level of the child who lives in prison with his mother. Data also confirmed by more recent international studies. On the basis of these evidences, it was understood how fundamental it can be to guarantee proximity to the restricted mother dyad and underage children in reception centers outside the prison, suitable for the growth of the little ones and which allow mothers to serve their sentence. Just like foster homes. If this were not possible, one could resort to the institution of daytime fostering, through which a foster family would be supported by the restricted mother and the minor offspring to support the child outside, without breaking the relationship with the mother inside the penitentiary institution. It is therefore necessary that the law take steps forward to reduce as much as possible the life in prison of minors with restricted mothers, as such places can compromise their psycho-physical development. At the same time, the law must be able to better safeguard the relationship between the restricted mother and the minor children even when the dyad is separated. ​

Il presente elaborato nasce con l’intento di approfondire, sia dal punto di vista psicologico che giuridico, il tema del rapporto tra la madre detenuta in un istituto di pena e i figli minorenni . Si è voluto capire come la madre “ristretta” affronti la maternità durante la fase esecutiva della pena e che cosa succeda a quei bambini che si ritrovino ad avere una madre condannata ad una pena detentiva scontata in un carcere o in un I.C.A.M. L'obiettivo è capire se, dal punto di vista giuridico, gli strumenti normativi attualmente presenti in Italia siano sufficienti per garantire la protezione del diritto di madre e figlio alla vita familiare e se le leggi in materia abbiano fatto prevalere l’interesse del minorenne. Per fare questo è importante comprendere cosa ci dice la psicologia che possa aiutare la legge ad individuare quali siano i migliori strumenti per tutelare il rapporto madre ristretta e figlio minore. Tali mezzi sono stati analizzati per poter comprendere, da un punto di vista psicologico, se la legge permetta di tutelare lo sviluppo psico-fisico del minore con madre ristretta. Per rispondere a tali obiettivi sono partita dalla ricognizione delle fonti normative sia in ambito penale che civile, quindi dai nostri codici civile, penale, di procedura penale e anche dall’ordinamento penitenziario. Inoltre, ho compiuto una ricerca di giurisprudenza sulla banca dati on line Dejure, sul portale della Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sul sito della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana al fine di reperire riferimenti normativi di mio interesse e pronunce giurisprudenziali recenti. In tema di affettività e carcere ho poi analizzato il Protocollo la“ Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti”. Dal punto di vista più prettamente psicologico, invece, ho consultato la letteratura psicologica nazionale e internazionale sull’argomento attraverso una ricerca sulle banche dati PsycINFO e PubMed. Ho poi esaminato la Rivista Minorigiustizia e i siti delle principali associazioni che si occupano di donne, bambini e carcere. Infine ho svolto due interviste con esperti del settore, l'educatrice Valeria Climaco ed il Giudice Alberto Astesano. Attraverso questo lavoro si è potuto comprendere quanto ancora si può fare in merito alla tutela del rapporto tra madre ristretta e figli minorenni. La letteratura scientifica in ambito psicologico sottolinea, infatti, l’importanza dei rapporti affettivi per qualsiasi minore al fine della sua crescita e sviluppo, dunque, anche per coloro che hanno la madre in carcere. Madre che a sua volta necessita di mantenere legami affettivi, i quali sono fondamentali per ridurre il rischio di ricaduta criminale. Ricerche scientifiche condotte in Italia hanno però evidenziato i risvolti negativi sul piano affettivo, psicologico e relazionale del bambino che vive in carcere insieme alla propria madre. Dati riconfermati anche da studi internazionali più recenti. Sulla base di tali evidenze si è capito quanto può essere fondamentale garantire vicinanza alla diade madre ristretta e figli minorenni in centri di accoglienza esterni al carcere, idonei alla crescita dei piccoli e che consentano alle madri di scontare la pena. Proprio come le case-famiglia. Se ciò non fosse possibile si potrebbe ricorre all'istituto dell'affidamento diurno, attraverso cui si affiancherebbe alla madre ristretta e alla prole minorenne una famiglia affidataria che sostenga il bambino all’esterno, senza rompere il rapporto con la madre all’interno dell’istituto penitenziario. Si necessita dunque che la legge faccia passi avanti per ridurre il più possibile la vita in carcere dei minori con madre ristretta, in quanto tali luoghi possono compromettere il loro sviluppo psico-fisico. Allo stesso tempo, la legge deve riuscire a salvaguardare maggiormente il rapporto tra la madre ristretta e i figli minorenni anche quando la diade si trova separata. ​