The conscious graphic design of book covers, in the nowadays saturated publishing market, is fundamental to have the possibility of transforming a potential reader into an actual customer. For this reason, in the present dissertation, we want to make a hypothesis: if it is possible to think about the visual language as an autonomous language; following this statement we will reflect on the possibility of finding common graphic elements in a determined corpus of images and using them to achieve fixed communicative goals. We will proceed following a median opinion about the independence of visual language (Dondero: 2020); we want to verify the hypothesis through the use of a corpus that includes books cover representing faces. The face is a semiotic device, a social interface par excellence which is an intermediary between us and others, between nature and culture (Leone: 2020). It permits to make the possibility of augmenting involvement and identification more likely, with an analysis which considers both qualitative and quantitative aspects. The topic will be faced through three different but complementary points of view: a semiotic analysis of the image, the development of the concept of book cover design, and the study of communicative implications. The first one allows us to integrate the pragmatic aspects (which emerge from the relationship between the signs) with relational implications (which are created from the skills and the context of who has created the image and the viewer). The second one allows us to analyse book covers from a graphic point of view considering their industrial nature. The third one allows us to explore the main hypothesis of the thesis through an analysis of the communicative and identity power of the face, and through the possible use of the computational analysis as a tool for the research.
La consapevole progettazione della grafica delle copertine dei libri risulta essere fondamentale, nell’odierno complesso mercato dell’editoria, per poter aumentare le probabilità di conversione di un potenziale lettore in effettivo acquirente. Per questo motivo, nella presente dissertazione vogliamo porci un quesito, ovvero se sia possibile pensare al linguaggio visivo come una lingua indipendente e quindi ricavare, da un corpus determinato di immagini, degli elementi grafici comuni che, stimolando particolari effetti di senso, possano essere impiegati per il raggiungimento di obiettivi comunicativi prefissati. Procedendo con una visione mediana sull’argomento dell’indipendenza del linguaggio visivo (Dondero: 2020), vogliamo verificare le ipotesi tramite l’utilizzo di un corpus di copertine editoriali che riportino rappresentazioni del volto: dispositivo semiotico e interfaccia sociale per eccellenza che si frappone tra noi e gli altri, tra natura e cultura (Leone: 2020), permettendo di aumentare la possibilità del coinvolgimento e dell’immedesimazione dello spettatore/lettore, con un’analisi che consideri sia gli aspetti qualitativi che quelli quantitativi. Il discorso verrà affrontato attraverso tre punti di vista differenti, ma complementari: un’analisi semiotica dell’immagine, lo sviluppo del concetto del design della copertina, e le implicazioni comunicative. Il primo punto di vista permetterà di integrare gli aspetti pragmatici che scaturiscono dai tessuti di segni con le implicazioni relazionali che si creano con le competenze e con il contesto di chi ha costruito l’immagine e dello spettatore; la seconda visione darà la possibilità di analizzare la copertina da un punto di vista grafico tenendo in considerazione la sua natura industriale; il terzo approccio invece permetterà di sviluppare l’ipotesi di tesi attraverso prima un’analisi della potenza comunicativa e identitaria del volto, e poi per mezzo della possibilità dell’utilizzo dell’analisi computazionale come strumento di ricerca.
Volti in copertina, le implicazioni comunicative dell'utilizzo del volto nella grafica editoriale
BERTOLUSSO, GIULIA
2020/2021
Abstract
La consapevole progettazione della grafica delle copertine dei libri risulta essere fondamentale, nell’odierno complesso mercato dell’editoria, per poter aumentare le probabilità di conversione di un potenziale lettore in effettivo acquirente. Per questo motivo, nella presente dissertazione vogliamo porci un quesito, ovvero se sia possibile pensare al linguaggio visivo come una lingua indipendente e quindi ricavare, da un corpus determinato di immagini, degli elementi grafici comuni che, stimolando particolari effetti di senso, possano essere impiegati per il raggiungimento di obiettivi comunicativi prefissati. Procedendo con una visione mediana sull’argomento dell’indipendenza del linguaggio visivo (Dondero: 2020), vogliamo verificare le ipotesi tramite l’utilizzo di un corpus di copertine editoriali che riportino rappresentazioni del volto: dispositivo semiotico e interfaccia sociale per eccellenza che si frappone tra noi e gli altri, tra natura e cultura (Leone: 2020), permettendo di aumentare la possibilità del coinvolgimento e dell’immedesimazione dello spettatore/lettore, con un’analisi che consideri sia gli aspetti qualitativi che quelli quantitativi. Il discorso verrà affrontato attraverso tre punti di vista differenti, ma complementari: un’analisi semiotica dell’immagine, lo sviluppo del concetto del design della copertina, e le implicazioni comunicative. Il primo punto di vista permetterà di integrare gli aspetti pragmatici che scaturiscono dai tessuti di segni con le implicazioni relazionali che si creano con le competenze e con il contesto di chi ha costruito l’immagine e dello spettatore; la seconda visione darà la possibilità di analizzare la copertina da un punto di vista grafico tenendo in considerazione la sua natura industriale; il terzo approccio invece permetterà di sviluppare l’ipotesi di tesi attraverso prima un’analisi della potenza comunicativa e identitaria del volto, e poi per mezzo della possibilità dell’utilizzo dell’analisi computazionale come strumento di ricerca. File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/69445