L’idea per questo documento nasce all’incrocio tra le mie esperienze personali come funzionario internazionale in Africa, il percorso di studi in Antropologia Culturale ed Etnologia effettuato presso l’Università di Torino e le mie relazioni significative in Italia. Un leitmotiv sembrava ricorrere in sottofondo entro questi tre spazi disgiunti: quella di una negatività associata al continente, un’imago della violenza che diventava inesorabilmente sinonimo di Africa. Parafrasando Ferguson, non esiste il negativo senza il suo doppio, non può esserci un’ombra senza un legame con un oggetto in luce. Questo lavoro si propone quindi di mettere in evidenza l'agency e la resilienza delle popolazioni africane. Il nostro percorso inizierà contestualizzando il discorso della violenza nel quadro storico del colonialismo e post-colonialismo, sottolineando come la realtà del presente sia un’evoluzione delle dinamiche messe in atto nel passato. Ci addentreremo quindi in una definizione di agency e resilienza, cercando di analizzarne gli aspetti principali, l’evoluzione e le criticità. Tutto ciò si inquadrerà nella mia esperienza etnografica, maturata all’interno di un contesto di lavoro in differenti nazioni africane durante emergenze e crisi. In particolare, ci soffermeremo su due paesi: la Costa d’Avorio e la Liberia. Questa scelta deriva principalmente dal tentativo di offrire una visione dell’agency in due spazi differenti; il primo caratterizzato da un’emergenza creata dall’uomo, attraverso la guerra e il conflitto etnico (guerra civile), e il secondo definito da una crisi epidemiologica (epidemia di Ebola) in cui la crisi è di origine non-umane. Concluderemo il discorso con un’analisi di quanto esposto, discutendo le differenze nell’impatto di una catastrofe epidemiologica e di una crisi politica, di come l’agency trovi comunque forme espressive atte all’adattamento. Analizzando come gli stereotipi e le ipersemplificazioni sul continente africano fissino l’immaginario attraverso le rappresentazioni mediatiche del presente. Infine, cercheremo di sottolineare l’importanza dell’agency, provando a costruire una narrativa differente da quella abituale.
Danzare con il Kalashnikov. Agency e Resilienza nell'Africa contemporanea
LUZZO, DANIELE
2021/2022
Abstract
L’idea per questo documento nasce all’incrocio tra le mie esperienze personali come funzionario internazionale in Africa, il percorso di studi in Antropologia Culturale ed Etnologia effettuato presso l’Università di Torino e le mie relazioni significative in Italia. Un leitmotiv sembrava ricorrere in sottofondo entro questi tre spazi disgiunti: quella di una negatività associata al continente, un’imago della violenza che diventava inesorabilmente sinonimo di Africa. Parafrasando Ferguson, non esiste il negativo senza il suo doppio, non può esserci un’ombra senza un legame con un oggetto in luce. Questo lavoro si propone quindi di mettere in evidenza l'agency e la resilienza delle popolazioni africane. Il nostro percorso inizierà contestualizzando il discorso della violenza nel quadro storico del colonialismo e post-colonialismo, sottolineando come la realtà del presente sia un’evoluzione delle dinamiche messe in atto nel passato. Ci addentreremo quindi in una definizione di agency e resilienza, cercando di analizzarne gli aspetti principali, l’evoluzione e le criticità. Tutto ciò si inquadrerà nella mia esperienza etnografica, maturata all’interno di un contesto di lavoro in differenti nazioni africane durante emergenze e crisi. In particolare, ci soffermeremo su due paesi: la Costa d’Avorio e la Liberia. Questa scelta deriva principalmente dal tentativo di offrire una visione dell’agency in due spazi differenti; il primo caratterizzato da un’emergenza creata dall’uomo, attraverso la guerra e il conflitto etnico (guerra civile), e il secondo definito da una crisi epidemiologica (epidemia di Ebola) in cui la crisi è di origine non-umane. Concluderemo il discorso con un’analisi di quanto esposto, discutendo le differenze nell’impatto di una catastrofe epidemiologica e di una crisi politica, di come l’agency trovi comunque forme espressive atte all’adattamento. Analizzando come gli stereotipi e le ipersemplificazioni sul continente africano fissino l’immaginario attraverso le rappresentazioni mediatiche del presente. Infine, cercheremo di sottolineare l’importanza dell’agency, provando a costruire una narrativa differente da quella abituale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/69349