Since many years experts in insolvency proceedings highlight the need for an important reform of this discipline in the Italian legal system. In fact, last modifications of the insolvency law have contributed to make ever more complicated the rules to follow when a company falls in a state of crisis. With the d.lgs. 12nd January 2019, n. 14, the new Code about business crisis and insolvency, the Legislator seems to have accommodated these requests, finally. This reform has changed a lot in the Italian framework of insolvency proceedings. First of all, it tries to enhance the proceedings that aim at rescuing companies. Then, it has deleted the word bankruptcy from our legal system in order to delete the negative connotation that it determined for bankrupt entrepreneurs. However, the major breakthrough has been the introduction of the alert proceedings. The legislator has understood that a company is fundamental in the economic and social system for all its stakeholders, so he has introduced rules that force entrepreneurs, with a proper organization, to recognize signals of the crisis when it is still possible to save his company. Operationally, in order to create an effective alert system, to individuate a clear set of indicators which are able to point out when the crisis occurs is fundamental. In this direction goes the work of the CNDCEC which, following the instructions of the Legislator, has tried to select the indicators of the crisis, which have to become the point of start of alert proceedings. In this context, the present work is done in order to verify, on the basis of real cases, that the ability to save a company also depends on the time of the intervention. For this purpose, I have selected the financial statements of ten bankrupt companies and the financial statements of ten companies that have initiated an insolvency proceedings, but were able to overcome the crisis. In particular, I analyse the last three financial statements before the start of the insolvency proceedings by applying the indicators that the CNDCEC proposed. In this way, it is possible to understand if and with how far in advance these indicators are able to point out the crisis and if the companies which overcome the crisis effectively move earlier than bankrupt companies. At the same time, this analysis allows to test the effectiveness of this set of indicators and its internal coherence, as well as to reflect on the their nature and predictive ability, especially regarding the five alert indexes and their thresholds. Finally, the last part of this work take into consideration another model aimed to predict the risk of default for a company. It is the Altman’s Z-score, which underlies several rating models, today. The purpose is to verify if this score gives results similar or different from those provided by the set of indicators proposed by the CNDCEC.
Ormai da decenni gli operatori del settore sottolineano la necessità di una profonda riforma della disciplina della crisi d’impresa e dell’insolvenza all’interno del nostro ordinamento giuridico e con il nuovo Codice della Crisi il Legislatore nazionale, su sollecitazione europea ed internazionale, sembra aver dato finalmente seguito a tali richieste. La Riforma ha determinato un vero e proprio cambio di paradigma nel panorama del diritto delle procedure concorsuali in Italia. Infatti, si è cercato di dare maggiore spazio ed operatività a procedure concorsuali alternative al fallimento aventi finalità non liquidatoria, si è cercato di superare la stigmatizzazione sociale associata al fallimento cambiando la denominazione della procedura in liquidazione giudiziale, ma soprattutto sono state introdotte le procedure di allerta. Riconosciuto il valore dell’impresa sul piano economico e sociale, il Legislatore ha voluto delineare istituti giuridici che spingessero gli imprenditori, dotati di adeguati assetti organizzativi, a rilevare tempestivamente gli indizi del proprio stato di crisi e ad assumere senza indugio le misure idonee al suo superamento, di modo che la distruzione di valore che il fallimento normalmente comporta, sia scongiurata. Sul piano operativo, se si vuole strutturare un sistema di allerta efficace occorre fornire indicazioni il più possibile precise in ordine alla rilevazione degli indizi dello stato di crisi. In questo senso si è mosso il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili che, su delega del Legislatore e secondo le indicazioni da lui fornite, ha cercato di individuare gli indicatori ed indici della crisi che, se presenti, devono portare, ragionevolmente, a presumere la sussistenza di uno stato di crisi, facendo scattare le procedure di allerta. In tale contesto, il presente lavoro risponde, innanzitutto, alla volontà di verificare, sulla base di casi reali, che effettivamente la possibilità di salvaguardare l’impresa dipenda dalla tempestività dell’intervento risanatore. A questo fine, sono stati selezionati i bilanci di dieci società di capitali fallite dal 2008 ad oggi e di dieci società di capitali che nello stesso orizzonte temporale hanno aperto una procedura concorsuale, ma sono riuscite a risanarsi. Gli ultimi tre bilanci anteriori alla procedura concorsuale sono stati poi analizzati alla luce della metodologia di individuazione degli indizi della crisi proposta oggi dal CNDCEC, per verificare se e con quanto anticipo la stessa avrebbe permesso di cogliere segnali della crisi e se la differenza tra società fallite e risanate risiede effettivamente in una maggiore tempestività dell’intervento risanatore, rispetto all’insorgere della crisi, nelle seconde in confronto alle prime. Parallelamente, l’analisi condotta si propone di testare l’efficacia e la coerenza interna della metodologia “ad albero” proposta dal CNDCEC per la diagnosi di una crisi in corso, riflettendo sulla natura e capacità predittiva degli indicatori selezionati, con particolare attenzione ai cinque indici di allerta e alle relative soglie di “tenuta”. L’ultima parte dell’elaborato va, infine, a considerare un altro modello di valutazione del rischio di default aziendale, lo Z-score di Altman, al fine di verificare se tale indicatore avrebbe fornito indicazioni omogenee o differenti rispetto a quelle risultanti dall’applicazione della metodologia proposta dal CNDCEC per cogliere gli indizi della crisi.
LA RIFORMA DELLA CRISI D'IMPRESA E DELL'INSOLVENZA: UN NUOVO APPROCCIO IMPRONTATO ALLA TEMPESTIVA RILEVAZIONE DELLA CRISI
FINA, GABRIELLA
2020/2021
Abstract
Ormai da decenni gli operatori del settore sottolineano la necessità di una profonda riforma della disciplina della crisi d’impresa e dell’insolvenza all’interno del nostro ordinamento giuridico e con il nuovo Codice della Crisi il Legislatore nazionale, su sollecitazione europea ed internazionale, sembra aver dato finalmente seguito a tali richieste. La Riforma ha determinato un vero e proprio cambio di paradigma nel panorama del diritto delle procedure concorsuali in Italia. Infatti, si è cercato di dare maggiore spazio ed operatività a procedure concorsuali alternative al fallimento aventi finalità non liquidatoria, si è cercato di superare la stigmatizzazione sociale associata al fallimento cambiando la denominazione della procedura in liquidazione giudiziale, ma soprattutto sono state introdotte le procedure di allerta. Riconosciuto il valore dell’impresa sul piano economico e sociale, il Legislatore ha voluto delineare istituti giuridici che spingessero gli imprenditori, dotati di adeguati assetti organizzativi, a rilevare tempestivamente gli indizi del proprio stato di crisi e ad assumere senza indugio le misure idonee al suo superamento, di modo che la distruzione di valore che il fallimento normalmente comporta, sia scongiurata. Sul piano operativo, se si vuole strutturare un sistema di allerta efficace occorre fornire indicazioni il più possibile precise in ordine alla rilevazione degli indizi dello stato di crisi. In questo senso si è mosso il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili che, su delega del Legislatore e secondo le indicazioni da lui fornite, ha cercato di individuare gli indicatori ed indici della crisi che, se presenti, devono portare, ragionevolmente, a presumere la sussistenza di uno stato di crisi, facendo scattare le procedure di allerta. In tale contesto, il presente lavoro risponde, innanzitutto, alla volontà di verificare, sulla base di casi reali, che effettivamente la possibilità di salvaguardare l’impresa dipenda dalla tempestività dell’intervento risanatore. A questo fine, sono stati selezionati i bilanci di dieci società di capitali fallite dal 2008 ad oggi e di dieci società di capitali che nello stesso orizzonte temporale hanno aperto una procedura concorsuale, ma sono riuscite a risanarsi. Gli ultimi tre bilanci anteriori alla procedura concorsuale sono stati poi analizzati alla luce della metodologia di individuazione degli indizi della crisi proposta oggi dal CNDCEC, per verificare se e con quanto anticipo la stessa avrebbe permesso di cogliere segnali della crisi e se la differenza tra società fallite e risanate risiede effettivamente in una maggiore tempestività dell’intervento risanatore, rispetto all’insorgere della crisi, nelle seconde in confronto alle prime. Parallelamente, l’analisi condotta si propone di testare l’efficacia e la coerenza interna della metodologia “ad albero” proposta dal CNDCEC per la diagnosi di una crisi in corso, riflettendo sulla natura e capacità predittiva degli indicatori selezionati, con particolare attenzione ai cinque indici di allerta e alle relative soglie di “tenuta”. L’ultima parte dell’elaborato va, infine, a considerare un altro modello di valutazione del rischio di default aziendale, lo Z-score di Altman, al fine di verificare se tale indicatore avrebbe fornito indicazioni omogenee o differenti rispetto a quelle risultanti dall’applicazione della metodologia proposta dal CNDCEC per cogliere gli indizi della crisi.File | Dimensione | Formato | |
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